In collaborazione con AMICI Onlus – Associazione Nazionale per le Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino.
Intervista al Prof. Loris Pironi – Direttore “Nutrizione Clinica e Metabolismo – Centro Regionale di Riferimento per l’Insufficienza Intestinale Cronica” – Policlinico di S. Orsola, Università di Bologna.
Dieta sana e malattia di Crohn: cosa è bene sapere? Lo abbiamo chiesto al prof. Loris Pironi, gastroenterologo, per delineare insieme le migliori scelte alimentari che un paziente colpito dalla malattia dovrebbe fare.
I cibi migliori per chi soffre di malattia di Crohn: quali sono?
La ricerca sui rapporti tra alimentazione e la malattia di Crohn ha subito un’accelerazione negli ultimi anni.
Gli studi su cellule della mucosa intestinale e su animali indicano che elevate quantità di grassi animali o di grassi del latte, di frumento, di proteine animali e di additivi alimentari, quali emulsionanti e addensanti, influiscono negativamente su tre dei principali fattori coinvolti nella comparsa della malattia:
- la risposta immunitaria;
- l’integrità della barriera intestinale;
- la composizione del microbiota intestinale.
Gli studi sui pazienti, alla ricerca di regimi alimentari per curare la malattia attiva, per prevenire la riacutizzazione dopo induzione della remissione o per prevenire la recidiva dopo un intervento chirurgico curativo, hanno fino ad ora dato alcuni risultati incoraggianti, ma non definitivi.
Il dato più solido dal punto di vista scientifico riguarda l’uso della alimentazione enterale (formulazioni liquide o in polvere da diluire in acqua), specie nei pazienti in età pediatrica con malattia attiva di grado lieve-moderato e non complicata.
Gli studi epidemiologici hanno evidenziato una associazione tra un’alimentazione povera in fibre, provenienti da frutta e verdura, ed un aumento del rischio di sviluppare la malattia. Le associazione tra rischio di malattia e qualità e quantità di grassi, carboidrati, proteine e cibi confezionati contenenti additivi sono meno chiare, in quanto spesso è stato osservato che un elevato consumo di questi alimenti è solitamente associato a un basso consumo di frutta e verdura.
Cosa non si dovrebbe mai mangiare in questi casi?
In presenza di malattia attiva di grado lieve-moderato e non complicata, in corso di trattamento medico con steroidi, immunosoppressori e/o biologici, la raccomandazione di base è di seguire una dieta ben bilanciata, secondo i principi della dieta mediterranea, preparata con cibi freschi e stagionali e di evitare cibi confezionati e contenenti additivi (tra i quali sono compresi anche gli insaccati e i cibi dei fast-food), cioè quelle sostanze che vengono aggiunte agli alimenti per facilitarne la lunga conservazione e per modificarne le caratteristiche organolettiche naturali, come il sapore, l’odore, la consistenza ed il colore.
Il dato più solido, dal punto di vista scientifico, riguardo alla possibilità di utilizzare l’alimentazione come unica terapia, deriva da uno studio recente che ha evidenziato come un’alimentazione priva di grassi animali, frumento, latticini, carne rossa e additivi, quali emulsionanti, carragenina e maltodestrine e presenza di frutta e verdura, associata a una alimentazione enterale può indurre la remissione in pazienti in età pediatrica con malattia attiva di grado lieve moderata, estesa a brevi tratti intestinali e non complicata. Ulteriori studi sono necessari per confermare questo dato, sia nei bambini che negli adulti.
Va comunque sottolineato che il Medico può trovarsi di fronte a una ampia variabilità di quadri clinici, che si distinguono in base alla localizzazione e all’estensione della malattia, alla fase in cui si trova, quiescente o attiva, alla presenza o meno di complicanze, quali stenosi o perforazioni, e ai regimi terapeutici in corso o previsti, come – ad esempio – un intervento chirurgico programmato.
Inoltre, può essere comparsa una malnutrizione o può esservi una sindrome dell’intestino corto. Infine, possono associarsi la presenza di un colon irritabile, di intolleranze alimentari e/o di allergie alimentari, nonché le convinzioni che il paziente ha sviluppato riguardo gli effetti negativi o positivi dell’alimentazione sulla “sua” malattia.
Da ciò deriva che le indicazioni dietetico-nutrizionali vanno adattate al singolo quadro clinico, devono essere personalizzate e devono essere prescritte da un Medico con competenze specifiche.
Come rapportarsi al cibo (quante volte mangiare al giorno, bere, se assumere vitamine, ecc.)?
Una dieta con un adeguato contenuto di calorie e proteine, frazionata in tre pasti principali, di volume normale o ridotto, e due-tre spuntini, può limitare l’impegno richiesto all’apparato digerente e, quindi, può ridurre i sintomi intestinali.
Va tenuto ben presente che il miglioramento dei sintomi associato all’alimentazione non va confuso un effetto terapeutico dell’alimentazione che, come precedentemente detto, richiede schemi dietetici precisi da attuare in pazienti ben selezionati.
In presenza di diarrea profusa, è raccomandata l’integrazione di liquidi e sali minerali con acqua e soluzioni reidratanti orali ricche di sodio, da non confondere con le bevande per “sportivi”, che sono solitamente povere di sodio.
L’integrazione con vitamine, oligoelementi (ferro, zinco, rame, selenio, ecc.) e sali minerali (oltre al sodio, anche potassio, magnesio, calcio, fosforo e cloro) possono essere necessarie ed utili, ma è bene concordarle con il Medico in caso di malattia di Crohn.