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Call for Brain 2015: il valore della sanità 2.0 secondo Paolo Cornaglia Ferraris

Alessandra Lucivero

Ultimo aggiornamento – 02 Novembre, 2015

Si avvicina l’appuntamento tra poche settimane con Call for Brain 2015, che si terrà a Milano il prossimo 20 novembre. In occasione di questa giornata, saranno visualizzati gli interventi più interessanti del TEDMED americano (18-20 novembre) e si lascerà spazio al confronto di nomi illustri.

In anteprima, abbiamo rivolto alcune domande sulla sanità 2.0 e sull’importanza dell’innovazione a Paolo Cornaglia Ferraris, uno dei curatori scientifici dell’evento, medico specializzato in ematologia e oncologia pediatrica. Oggi editorialista del quotidiano La Repubblica.

Paolo Cornaglia Ferraris

Si presenti in poche righe.

​Sono un medico curante e faccio il pediatra di famiglia. Mi piace studiare, capire e ragionare di Medicina. Per questo ho scritto molti lavori scientifici, libri e trattati. Poi ho scoperto che i peggiori nemici della Medicina erano proprio i medici mercanti e ne ho denunciato modi e strategie nel libro “Camici e pigiami, le colpe dei medici nel disastro della sanità italiana”, Laterza 2000. Da allora sono stato licenziato in modo illegittimo dall’Ospedale Gaslini ed ho conosciuto un’altra vita e un modo migliore di curare chi me lo chiede. ​

La tecnologia a servizio del paziente: qual è il suo punto di vista?

​Si tratta di un enorme mercato via web in cui chiunque tenta di vendere “la qualunque” pur di far soldi. Il numero di paranoici, truffatori e ossessivi eguaglia o forse supera quello delle persone serie. Ciononostante, il web resta lo strumento tecnologico più importante per curarsi. Imparare ad usarlo è difficile, sia per medici che per pazienti, ma va fatto, così come va appreso l’uso della telemedicina. Immagini e referti diagnostici possono circolare e pareri autorevoli essere raccolti​. Ma anche qui esiste un mercato. Se vi rompete una gamba a Boston, per esempio, dal Massachuset General Hospital, uno dei più prestigiosi del mondo, la lastra della vostra frattura sarà letta da un radiologo che vive a Bombay. Si tratta di un giovane formato a Boston e rientrato a casa, che si accontenta di un salario annuale di 35.000 USD, contro i 350.000 USD che lo stesso specialista percepisce a Boston. Voi non saprete mai che chi ha refertato la vostra frattura sta altrove, né potrete parlarci se non via web. Va bene così? Probabilmente sì, perché questo sistema va diffondendosi per ragioni puramente economiche e assicurative. La domanda è: la tecnologia serve il paziente più di quanto non serva l’economia? La risposta è chiara: serve l’economia e il paziente ne è solo uno strumento sino a che non sia lui stesso, organizzandosi molto meglio di quanto oggi sa fare, a gestire e produrre una tecnologia libera dal danaro contro prestazioni. Difficile ma possibile.

Sanità 2.0: cosa si potrebbe fare ancora per accelerare la digitalizzazione della sanità italiana?

Si può​ ​solo attraverso la formazione. Sono troppi i medici anziani carichi di esperienza, buon senso e grandi capacità diagnostiche o terapeutiche che non conoscono la tecnologia e hanno imbarazzo ad appropriarsene​. La nuova generazione, carica di tecnologia e di App ha molto meno esperienza e molto meno buon senso, ma conoscenze molto più ampie. Dall’incontro tra queste realtà nascerebbe una virtuosa modalità formativa capace di trasferire le competenze di una generazione nell’altra. Non ho notizie di un approccio strutturato di questo tipo, ma si contano tentativi locali, spesso misconosciuti, di formazione promossa da ASL, senza sponsorizzazione commerciale. Infiniti, invece, quelli promossi da chi commercia, poco affidabili e sempre deformati da interessi industriali. Libro di riferimento è quello di Cristina Da Rold: “Sotto controllo, la salute ai tempi dell’e-health”.

TEDMED e la volontà di portarlo in Italia grazie a Fightthestroke: cosa rappresenta per lei?

Un tentativo di puntare direttamente all’eccellenza, saltando la mediocrità di cui è piena la comunicazione relativa alla salute individuale, l’unica che realmente interessa le persone. La salute collettiva, invece, quella che si ottiene evitando che gli altri si ammalino, è percepita come obbligo mediato da interessi (vedi l’irragionevole onda emozionale contraria alle vaccinazioni)​ o quella che fa preferire l’uso del carburante per spostarsi anche solo di cento metri, perché tanto l’aria inquinata delle metropoli è sempre colpa degli altri. Fightthestroke e TEDMED puntano all’eccellenza messa a disposizione dei singoli perché affrontino con consapevolezza maggiore il proprio problema. Avrà grande successo, perché tutti, se potessero avere a disposizione una Ferrari, ci farebbero volentieri un giro sopra, soprattutto se è gratis. Ma avrà anche grandi problemi a star lontana dal mondo sfavillante di luci della Medicina Mercato. L’eccellenza è sempre sobria, questo definirà il successo dell’iniziativa. Sobrietà significa non fare mai una TAC evitabile, per esempio, un prelievo evitabile, una risonanza con contrasto evitabile ecc. ecc. Evitare indagini inutili è facile: basta domandarsi: dopo aver visto cosa c’è dentro, cosa faccio di diverso da ciò che avrei fatto se non lo avessi visto? Se la risposta è: nulla di diverso, l’esame, ovviamente è inutile, potenzialmente dannoso, sicuramente fastidioso soprattutto se fatto a un bambino.

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Alessandra Lucivero
Scritto da Alessandra Lucivero

Amo scrivere, leggere e parlare. Pazienti.it è più di un lavoro, è l'idea concreta che la salute sia un valore da trasmettere a tutti.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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