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I pazienti oncologici ai tempi del Coronavirus

Redazione

Ultimo aggiornamento – 13 Maggio, 2020

Tumore e covid-19: come tutelare i pazienti oncologici

Il tumore va in lockdown? Purtroppo no. Eppure, nei mesi in cui il Coronavirus ha fatto da padrone, le testimonianze dei pazienti oncologici dipingono un quadro abbastanza incerto.

Reparti riconvertiti all’emergenza, timore di non poter tutelare dal contagio persone immunodepresse e le paure dei pazienti stessi hanno portato al rallentamento delle terapie per i malati di cancro

Ce lo hanno ripetuto fin dal 20 febbraio, quel giovedì in cui il caso del paziente 1, Mattia, ha cambiato le nostre vite: le persone affette da patologie oncologiche o onco-ematologiche sono particolarmente a rischio

Insomma, l’apocalisse da Covid-19 ha alimentato una sorta di danno indotto sulle altre malattie, congelate per momenti migliori. Ora, l’obiettivo è chiaro a tutti: mantenere i centri oncologici il più possibile liberi dal virus per bloccare la marcia delle cellule tumorali che, da sole, potrebbero portare alla morte, anche senza la firma del Covid-19.

Come trattare i malati di cancro: le linee guida pubblicate su Nature

Per raggiungere l’obiettivo, sette centri di eccellenza della rete Cancer Core Europe, tra cui l’istituto nazionale dei Tumori di Milano, hanno pubblicato su Nature Medicine delle Linee guida per la cura dei malati oncologici durante la pandemia Covid-19 per mettere la loro esperienza (positiva) a servizio di tutti. Come si sono distinti questi centri?

Il punto di partenza è comune: i pazienti con cancro rappresentano una fetta di popolazione speciale, con un profilo immunologico che li classifica come particolarmente fragili. «E fragili sono anche gli istituti e i centri dedicati alla cura, in quanto hanno dovuto affrontare una crisi e un'emergenza in assenza di conoscenze sul fenomeno e policy pronte ad essere attivate», ha affermato il dr. Giovanni Apolone, direttore scientifico dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano.

Definito il contesto, si parte con quello che è stato l’obiettivo basilare dei centri coinvolti nelle Linee guida: mantenere alti gli standard di cura, nonostante la carenza di personale, letti e dispositivi di protezione individuale.

Come? Nel periodo rosso del Covid-19, i trattamenti sono stati perlopiù rinviati o adeguati per riuscire a proteggere il sistema immunitario dei pazienti con cancro. 

Dunque, i momenti di contatto sono stati limitati e, laddove possibile, convertiti in interazioni remote, senza però recare danno alla cura del paziente. Per quanto riguarda gli studi clinici, invece, vi è stata una rivalutazione per capire la necessità di mantenimento o l’eventuale interruzione.

Inoltre, i sette centri hanno cercato di incoraggiare i pazienti a non arrivare ai controlli in anticipo, comunicando l’arrivo con un sms: l’attesa, infatti, meglio fuori dall’ospedale o in macchina. Per i pazienti con sintomi da Covid, invece, si è preferito rimandare la visita ospedaliera,  a meno di particolari urgenze. 

Stesse precauzioni anche per le visite ambulatoriali. Gli appuntamenti di follow-up? Fissati via telefono, con priorità ai trattamenti orali o sottocutanei - al posto di infusioni - per diminuire il tempo trascorso in ospedale. 

Nel documento stilato, buona parte è dedicata anche alle esigenze di assistenza giornaliera. Per esempio, potrebbe essere utile omettere i trattamenti di supporto e organizzare la somministrazione di trattamenti di mantenimento via endovena a casa. Se non fosse possibile? In tal caso, si deve considerare la possibile interruzione temporanea o la riduzione della frequenza dei trattamenti.

Insomma, nonostante l’inizio della Fase 2, non possiamo dichiarare chiusa l’emergenza sanitaria. E queste buone pratiche pubblicate su Nature potrebbero fungere di certo da spunto per proseguire - in sicurezza - le terapie in atto nei pazienti oncologici.

Il decalogo per garantire sicurezza ai pazienti con tumori

Anche l’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM), chiamata a rispondere ai dubbi circa il timore del rischio di contagio nelle strutture sanitarie, ha deciso di predisporre un decalogo per far sì visite di controllo e accertamenti diagnostici non siano più rimandati. Sono infatti almeno 200 mila i pazienti  che con l’allentamento del lockdown e l’avvio della fase 2 dovranno tornare in ospedale. Sì, ma come? Si raccomandano:

  • Percorsi differenziati per i pazienti oncologici rispetto ai pazienti affetti da Coronavirus nelle strutture che accolgono anche reparti Covid
  • Personale sanitario dedicato esclusivamente ai pazienti con cancro
  • Sorveglianza del personale sanitario, con tamponi periodici agli asintomatici per test Sars-Cov-2
  • Triage agli operatori sanitari prima dell’inizio di ogni turno lavorativo
  • Dispositivi di protezione individuale per tutto il personale sanitario e non sanitario
  • Tampone naso-faringeo anche ai pazienti con cancro prima del ricovero 
  • Evitare visite ai pazienti ricoverati nelle degenze oncologiche, a meno di particolari necessità
  • Effettuare il triage a ogni paziente oncologico ambulatoriale: solo i pazienti asintomatici e senza conviventi Sars-Cov-2 positivi sono ammessi in Day hospital e ambulatorio
  • Vietare la presenza di familiari o accompagnatori nelle sale di attesa, se non quanto necessario per esigenze assistenziale
  • Attivazione di sostegno psicologico (telefonico o telematico)

Insomma, l'obiettivo comune è di garantire strutture oncologiche Covid-free per assicurare il diritto alla cura a tutti, pazienti particolarmente a rischio compresi.

Le raccomandazioni generali per i pazienti oncologici

Anche il Governo si è adoperato a tutela dei pazienti oncologici che, come sottolinea, possono essere più o meno esposti all’infezione da Coronavirus. Perché anche i singoli individui hanno la possibilità di difendersi da questo nemico virale, seguendo con rigore le regole di sicurezza sanitaria. Si raccomanda dunque ai malati di tumore di:

  • Non avere più di una persona (meglio familiare) che lo accompagni alla terapia
  • Evitare l’uso di mezzi pubblici e, nel caso, adottare tutte le misure di protezione necessarie 
  • Ridurre il tempo trascorso in strutture ospedaliere, favorendo le consultazioni a distanza
  • Mantenere in salute il sistema immunitario (dormire il giusto, fare attività motoria, mangiare sano ed evitare situazioni stressanti) 
  • Pianificare in anticipo le azioni per fronteggiare le esigenze di emergenza, assicurando che tutta la documentazione necessaria sia prontamente disponibili
  • Distanziarsi anche dai membri della famiglia, qualora manifestassero sintomi febbrili e da raffreddamento
  • Dormire in una stanza diversa e disinfettare le aree comuni della casa

La prudenza non è mai troppa. A buon ragione, aggiungiamo noi.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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