People pleaser: quando dietro la gentilezza c'è un trauma

Arianna Bordi | Editor

Ultimo aggiornamento – 20 Maggio, 2024

Ragazza rassicura fidanzato mentre sono seduti sul divano

La fawn response, nota anche come fawning o fawn freeze, è un meccanismo di coping che le persone usano per evitare conflitti e sentirsi al sicuro.

Questa reazione comporta lo sviluppo di un atteggiamento chiamato people pleasing, per cui le persone sentono l’esigenza di dare la priorità ai bisogni e i desideri altrui a discapito dei propri.

People pleasing e fawn response: di cosa si tratta

Introdotta da Pete Walker nel suo libro Complex PTSD: From Surviving to Thriving, la fawn response rappresenta un meccanismo messo in atto in risposta ad abusi cronici o abbandono.

In contesti perenni di imprevedibilità e pericolo gli individui si adattano sviluppando un'ipervigilanza verso i bisogni e le aspettative altrui: la priorità diventa quella di mantenere la pace, spesso sacrificando la propria voce e il proprio benessere.

È caratterizzato da comportamenti compiacenti, passivi e sottomessi: le persone sentono di dover rendere felici gli altri per essere amate e accettate e possono anche avere paura di dire di no o di esprimere i propri bisogni per paura di conflitti o rifiuti, diventando people pleaser.

La fawn response trauma può avere un impatto negativo sulla vita delle persone, perché può portare a relazioni malsane, difficoltà sul posto di lavoro e problemi di autostima; può anche aumentare il rischio di sviluppare ansia, depressione e disturbo da stress post-traumatico (PTSD).

Fawn response: come riconoscerlo 

Ecco alcuni segnali che rappresentano una possibile presenza di fawn trauma response:

  • compiacenza eccessiva: sentirsi spesso in dovere di soddisfare le richieste degli altri, anche se ciò comporta sacrificare i propri bisogni o desideri;
  • paura di esprimere dissenso: avere difficoltà a dire di no o a manifestare le proprie necessità per timore di conflitti o rifiuti;
  • responsabilità emotiva altrui: assumersi eccessivamente la responsabilità dei sentimenti degli altri;
  • scuse frequenti: tendere a scusarsi in modo sproporzionato, anche in assenza di colpe;
  • difficoltà con i confini: avere problemi a stabilire e mantenere limiti sani nelle relazioni;
  • stress e sopraffazione: sentirsi spesso sopraffatti o stressati a causa delle pressioni esterne;
  • ansia sociale o evitamento: manifestare ansia sociale o un disturbo di personalità evitante; 
  • ricerca continua di approvazione e convalida dagli altri: l'autostima dipende dal giudizio e dall'apprezzamento altrui; 

  • cedere alla pressione del gruppo per sentirsi accettati: omologarsi alle scelte degli altri per evitare l'esclusione; 
  • sovraccaricarsi di impegni o favori per non deludere nessuno: accettare più di quanto si possa gestire pur di evitare sensi di colpa; 
  • ricorrere a complimenti e adulazioni per ottenere consenso: cercare di ingraziarsi gli altri con eccessi di gentilezza forzata; 
  • ignorare i propri limiti per venire incontro agli altri: mettere da parte le proprie esigenze per soddisfare quelle altrui.

Quali sono i fattori scatenanti

Secondo Janet Bayramyan, psicologa LCSW (Licensed Clinical Social Work) specializzata in terapia EMDR, le aspettative culturali possono influenzare lo sviluppo della risposta al fawn response, “la reazione del cerbiatto”.

Ad esempio nelle società che enfatizzano la docilità e la sottomissione femminile le donne possono interiorizzare l'idea che la loro compiacenza sia necessaria per la felicità e l'approvazione degli altri.

Inoltre, alcuni tipi di abuso infantile possono innescare questo meccanismo di coping. Se un bambino apprende che per sopravvivere deve placare l'aggressore, è più probabile che sviluppi la risposta da cerbiatto in età adulta.

Altri fattori scatenanti possono essere la crescita in un ambiente disfunzionale, ad esempio in una famiglia con un genitore o un tutore narcisista o autoritario, oppure avere subìto molestie, violenza da parte del proprio partner e/o forme di bullismo

Bayramyan spiega nel suo intervento per PureWow: "L'esperienza di bullismo o molestie croniche può portare le persone ad adottare comportamenti servili come metodo per evitare ulteriori sofferenze e ottenere l'accettazione da parte dei coetanei".

Anche eventi traumatici come incidenti, disastri naturali o l'esposizione a violenza possono indurre lo sviluppo di questo schema comportamentale. 

In tali situazioni, la fawn response può rappresentare un tentativo di affrontare la minaccia e garantire la propria sicurezza o sopravvivenza.

È importante sottolineare che non si tratta di una scelta consapevole, ma piuttosto di un meccanismo di coping automatico sviluppato per fronteggiare esperienze difficili.

People pleasing: cosa fare per spezzare lo schema comportamentale 

È possibile cercare di uscire da uno schema comportamentale che a lungo andare diventa debilitante dal punto di vista psicologico, anche se il percorso può essere impegnativo.  

Ecco alcuni passi concreti che si possono intraprendere: 

Iniziare gradualmente

Non è necessario stravolgere la propria vita da un giorno all'altro. È consigliabile iniziare con piccoli passi, come correggere chi pronuncia male il proprio nome o rifiutare un invito se non ci si sente a proprio agio. 

Celebrare queste piccole vittorie aiuta a sviluppare la sicurezza necessaria per affrontare sfide più grandi.

Mettere in pratica i confini

Stabilire i limiti non è sufficiente: è fondamentale saperli comunicare in modo assertivo ed essere disposti a dire di no quando necessario.

Bayramyan spiega: "Significa identificare i propri limiti personali, comunicarli con assertività ed essere disposti a dire di no quando necessario."

Stabilire dei confini può inizialmente generare disagio o senso di colpa, ma è un passo fondamentale per conquistare autonomia e rispetto di sé.

Sviluppare la consapevolezza di sé

È importante prendersi del tempo per riflettere sui propri comportamenti e identificare i segnali che indicano l'attivazione della fawn response trauma, come prestare attenzione alle emozioni e ai fattori scatenanti che spingono ad assumere un atteggiamento compiacente.

Imparare a delegare

Spesso ci si sente in dovere di gestire ogni compito e responsabilità e questo atteggiamento può portare al burnout, soprattutto se combinato con altre pressioni.

È importante imparare a delegare compiti e responsabilità a lavoro e in famiglia, senza avere paura di chiedere aiuto e di dire di no quando necessario. 

Smettere di giustificarsi eccessivamente

Quando si inizia a stabilire i propri confini, è naturale sentirsi in dovere di giustificarsi e scusarsi. Dire “no” è esaustivo e legittimo già di per sé e non è necessario fornire ulteriori spiegazioni.

Cercare supporto professionale

La terapia individuale può fornire un ambiente sicuro per esplorare le proprie esperienze, apprendere strategie di coping sane e ricevere supporto da persone che hanno vissuto esperienze simili.

Esistono numerose risorse online e offline che offrono aiuto: gruppi di supporto, forum e comunità dedicate che offrono un ambiente sicuro per condividere esperienze, ricevere consigli e trovare sostegno da persone che comprendono la tua situazione.

Bayramyan consiglia la terapia basata sul trauma, come EMDR, DBT o terapia somatica, per elaborare i traumi passati e sviluppare meccanismi di coping più sani.

Con impegno, perseveranza e il giusto supporto si può superare l’atteggiamento da people pleaser e costruire una vita più libera, autentica e appagante.

Arianna Bordi | Editor
Scritto da Arianna Bordi | Editor

Dopo la laurea in Letteratura e Lingue straniere, durante il mio percorso di laurea magistrale mi sono specializzata in Editoria e Comunicazione visiva e digitale. Ho frequentato corsi relativi al giornalismo, alla traduzione, alla scrittura per il web, al copywriting e all'editing di testi.

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Arianna Bordi | Editor
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