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Si può prevenire la sepsi? La risposta della scienza

Martina Valizzone | Psicologa

Ultimo aggiornamento – 28 Aprile, 2021

Morte per sepsi

Quanto è prevalente e prevenibile la morte per sepsi? Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica JAMA Network Open, ha cercato di rispondere a queste domande, passando in rassegna la qualità e il tipo cure che le persone ricevono quando vengono ricoverate per sepsi.

Si tratta di una condizione potenzialmente fatale che si sviluppa a seguito dalla risposta del nostro organismo ad un’infezione. Passa attraverso stadi di gravità crescente e come tale necessita di un trattamento immediato.

Secondo il National Institute of General Medical Sciences, ogni anno oltre 1 milione di persone negli Stati Uniti vanno incontro a sepsi grave, di questi tra il 15 ed il 30% con esiti fatali. Altri studi stimano invece che la sepsi provochi circa 250.000 morti ogni anno.

La sepsi è prevedibile oppure no

Un team di ricercatori guidati dal dr. Chanu Rhee, medico della terapia intensiva presso il Brigham and Women’s Hospital di Boston, ha analizzato attentamente la gestione clinica dei pazienti morti a causa della sepsi, giungendo a delle interessanti conclusioni.

I ricercatori hanno esaminato le cartelle cliniche di 568 persone trattate per sepsi acuta provenienti da sei diversi ospedali, trattati fra il gennaio 2014 e il dicembre 2015. Tutti i soggetti inclusi nello studio sono deceduti in ospedale o in istituti per malati terminali. Il dr. Rhee e il suo team di ricercatori si sono serviti di un modulo standard per esaminare le cartelle cliniche di questi pazienti, analizzandone diversi aspetti, quali:

  • Comorbidità
  • Cause di morte immediate e sottostanti
  • Eventuali indicatori di cure inadeguate (come la somministrazione inappropriata o tardiva di antibiotici)
  • Inadeguata individuazione della causa
  • Inadeguati obiettivi terapeutici per ciascun paziente

I medici hanno poi valutato la prevedibilità di ogni morte correlata alla sepsi. La scala variava da “assolutamente prevenibile” ad “assolutamente non prevenibile”, a causa di una condizione inattesa verificatesi al momento del ricovero o di obiettivi di trattamento che al momento del ricovero non prevedevano cure aggressive.

Il 90% dei decessi per sepsi non è prevenibile

Lo studio ha confermato che la sepsi è ampiamente presente nelle casistiche ospedaliere e che contribuisce in modo significativo alla morte dei pazienti.

Secondo quanto emerso da questo studio, più della metà di tutte le ospedalizzazioni con esiti fatali era causata da sepsi, all’origine del decesso di 198 persone, quasi il 35% di esse. È importante sottolineare, che lo studio ha anche evidenziato come quasi il 90% dei decessi causati dalla sepsi era imprevedibile, almeno dal punto di vista dell’assistenza ospedaliera.

In altri casi, vi è la somministrazione tardiva di antibiotici o la tardiva individuazione della causa sottostante la sepsi.

Perché le persone muoiono ancora a causa della sepsi

Secondo il Dott. Rhee «i risultati ottenuti dal nostro studio sottolineano che la maggior parte degli esiti mortali, si verificano in pazienti clinicamente complessi e con gravi patologie concomitanti».

I ricercatori hanno infatti precisato che la maggior parte dei pazienti inclusi nel loro studio aveva un’età avanzata e diverse altre condizioni croniche co-occorrenti, come cancro, malattie cardiache e polmonari, che potrebbero aver contribuito all’esito nefasto.

«La sepsi è una delle principali cause di morte –  spiega il Dr. Rheema dal momento che la maggior parte di questi decessi si verifica in pazienti complessi, molte di queste morti potrebbero non essere prevenibili nemmeno con un miglioramento dell’assistenza ospedaliera».

«Come medico di terapia intensiva –  continua – i risultati cui siamo giunti rispecchiano quello che vedo nella pratica clinica. Molti dei pazienti con sepsi che curiamo sono estremamente malati, e anche quando ricevono cure mediche tempestive e ottimali, non sopravvivono. Ciò detto non vogliamo in nessun modo sminuire l’importanza del miglioramento della qualità e tempestività dei trattamenti ospedalieri», ha aggiunto il Dr. Rhee.

Tuttavia, l’autore ha tenuto a specificare che «potrebbero essere necessarie ulteriori innovazioni nella prevenzione delle condizioni sottostanti la sepsi in modo da riuscire a vedere una riduzione significativa della mortalità dei pazienti con sepsi».
Non ci resta che sperare che queste innovazioni e miglioramenti nella prevenzione e nell’assistenza del paziente con sepsi siano implementati al più presto possibile in ambito clinico, in modo da riuscire a prevenire quanti più decessi.

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Martina Valizzone | Psicologa
Scritto da Martina Valizzone | Psicologa

Sono una psicologa dell'età evolutiva, con una specializzazione in psicoterapia sistemico relazionale. In ambito lavorativo, mi occupo principalmente di terapie individuali e familiari e, da qualche anno, di psicologia dell'educazione, lavorando alla progettazione e realizzazione di interventi psico-pedagogici in ambito scolastico ed extrascolastico.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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