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Sono arrivati i 60 anni? La dieta che riduce il rischio di mortalità

Simona Soldi | Biologa

Ultimo aggiornamento – 19 Dicembre, 2018

dieta mediterranea: riduce il rischio di mortalità

Anche se avete appena fatto il vostro trionfale ingresso nella cosiddetta età dell’oro, non è mai troppo tardi per prendere in considerazione il fatto di cambiare alimentazione.

I ricercatori, infatti, dopo aver incensato per anni la dieta mediterranea, sono arrivati nuovi studi che suggeriscono che possa fare molto bene alla salute degli adulti di qualsiasi età. Over 60 soprattutto.

La dieta mediterranea è stata infatti associata a un tasso di mortalità generale più basso e a un indice di sopravvivenza più alto negli anziani, secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Nutrition.

Cerchiamo di capirne di più.

Dieta mediterranea: riduce del 25% il rischio di morte (per qualsiasi causa)

Era già noto che la dieta mediterranea è in grado di ridurre il rischio di mortalità nella popolazione, ma non sapevamo se valesse lo stesso principio anche per le persone anziane nello specifico” – ha dichiarato la dr.ssa Marialaura Bonaccio, ricercatrice presso il Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione, e prima autrice dello studio.

La dr.ssa Bonaccio e il suo team hanno infatti scoperto che l’adesione a una dieta di tipo mediterraneo riduce del 25% il rischio di morte per qualsiasi causa. Inoltre, attraverso una meta-analisi di altri sette studi sulla dieta mediterranea, sono giunti alla conclusione che quanto più scrupolosamente viene seguita la dieta, tanto più grandi sono i benefici per la salute.

La dieta mediterranea abbassa il rischio generale di mortalità in risposta alla dose e in modo progressivo. In altri termini, più viene seguito questo tipo di alimentazione, più alta sarà la resa in termini di riduzione del rischio di mortalità” – ha affermato la dr.ssa Bonaccio.

La dieta mediterranea tradizionale è caratterizzata da una grande assunzione di frutta, verdura e legumi, cereali non raffinati, grassi monoinsaturi (provenienti dall’olio extra vergine di oliva), un’assunzione rilevante di pesce, basso consumo di carne rossa, pollame e zucchero, oltre ad un consumo moderato di latte e prodotti caseari – come il formaggio e lo yogurt – e di etanolo (dunque di vino).

Tuttavia, dal momento che questa alimentazione viene seguita, come schema di base, da popolazioni diverse culturalmente nella regione mediterranea, esiste una varianza significativa nella modalità e quantità di consumo dei singoli componenti.

Quello che risulta comunque chiaro, al di là di queste differenze geografiche e culturali, è che è comprovato un beneficio generale apportato dalla dieta nel suo complesso, che è di gran lunga maggiore di quello apportato da ogni singolo elemento, consumato individualmente.

Una tavola più colorata

Mi sento di raccomandare questo tipo di dieta in ogni caso e in ogni momento della vita, poiché ritengo sia il regime alimentare che si avvicina di più alla perfezione nutrizionale rispetto alle molte diete in circolazione in questi anni, non sempre facili da sostenere. Infatti, permette di assumere carboidrati che fanno bene (molte diete invece tagliano drasticamente i carboidrati, rendendo dura per molti seguire la dieta), così come grassi sani e proteine animali, contenuti nel pesce e nel pollo”, ha dichiarato il dr. Kristin Kirkpatrick, dietista.

Sia la Kirkpatrick che la Bonaccio, inoltre, sono d’accordo nell’affermare che seguire la dieta mediterranea non significa solo modificare la nostra alimentazione. Tutto, infatti, si inserisce in un cambiamento dal forte impatto di tipo culturale, uno stile di vita che i soggetti provenienti da aree geografiche al di fuori della regione mediterranea possono non riconoscere come propri.

La dieta mediterranea non è solo una lista della spesa da comprare” – ha affermato la dr.ssa Bonaccio – “ma include anche fattori come la condivisione del cibo, o convivialità, la stagionalità, e modi diversi di combinare gli alimenti. Ad esempio, un modo tutto mediterraneo di mangiare la pasta è di cucinarla insieme ai legumi e alle verdure”.

Per in principianti, basterà iniziare con dare più colore all’alimentazione. Questo significa molta più frutta e verdura in tavola” – ha aggiunto Kirkpatrick – “dopodiché sarebbe opportuno scambiare alcuni dei vostri snack più comuni con frutta secca e olive dare un taglio alla carne rossa a favore del pesce grasso selvatico e pollame magro. Questi semplici cambiamenti sono in realtà enormi passi avanti verso un miglioramento della salute in generale“.


FONTE

Lo studio a cui si fa riferimento è stato pubblicato sul British Journal of Nutrition.

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Simona Soldi | Biologa
Scritto da Simona Soldi | Biologa

Sono laureata in Biotecnologie Farmaceutiche, dopo la laurea mi sono occupata di ricerca in biologia molecolare e genetica presso il Dipartimento di Farmacologia Preclinica e Clinica dell’Università di Firenze e, successivamente, presso il Laboratorio di Genetica del Lievito dell’International Centre For Genetic Engineering and Biotechnology di Trieste, collaborando a progetti di testing di sostanze farmacologicamente attive su modelli di lievito e a progetti di ingegneria genetica.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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Simona Soldi | Biologa
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