icon/back Indietro Esplora per argomento

Spermatozoi in vitro: una scoperta rivoluzionaria

Paolo Pate | Blogger

Ultimo aggiornamento – 25 Settembre, 2015

Per la prima volta nella storia, alcuni ricercatori sarebbero riusciti a creare spermatozoi umani completamente in vitro, utilizzando il tessuto di un uomo sterile. A compiere questo importante passo per la ricerca scientifica è stata la Kallistem, una start-up del Centro nazionale ricerche francese.

La spermatogenesi

Questa scoperta pone l’accento sulla spermatogenesi, il processo di maturazione degli spermatozoi che avviene nei testicoli durante la pubertà maschile. Da almeno 30 anni, molti laboratori stanno cercando di ricostruire nei minimi dettagli questo processo lungo e complesso.

Finora, i risultati più incoraggianti erano stati ottenuti con ricerche ed esperimenti compiuti su topi da laboratorio, mai con esseri umani.

Una speranza per molti

La Kallistem aveva effettuato il medesimo annuncio già lo scorso 5 maggio, sollevando però molti dubbi da parte dell’intera comunità scientifica. Gli spermatozoi sono stati ottenuti con l’utilizzo di tessuto prelevato dai testicoli di un uomo sterile. Questa scoperta sarebbe molto importante perché permetterebbe di:

  • preservare la fertilità di bambini sottoposti a terapie invasive e pericolose (chemioterapia)
  • curare casi di infertilità adulta che ad oggi non sono risolvibili in altro modo

Un successo straordinario

Ottenere uno spermatozoo in provetta è davvero un successo straordinario, perché sarebbe la prima volta in assoluto che si andrebbe così avanti nella ricerca.

Finora, infatti, il risultato migliore era stato la creazione dello spermatide, lo stadio appena precedente alla trasformazione della cellula in spermatozoo. E si è sempre ritenuto che raggiungere la totale complessità di uno spermatozoo in laboratorio sarebbe stato quasi impossibile per l’uomo, pensando alle numerose suddivisioni cellulari che il processo richiede.

La soddisfazione della start-up francese è grande, il metodo è stato brevettato anche se non è ancora stato pubblicato su alcuna rivista scientifica.

Ma entro cinque anni vogliamo mettere a disposizione la nostra tecnica per molti centri”, afferma con sicurezza Isabelle Cuoc, presidente di Kallistem.

I dubbi della comunità scientifica

I dubbi sollevati da questa ricerca, tuttavia, sono numerosi. In questi anni, infatti, la società francese ha sì diffuso molti annunci sui media, ma non ha mai raccolto il pieno consenso della comunità scientifica. Alla Kallistem si imputa la mancanza di una documentazione accurata sulla trasformazione genetica che ha coinvolto il DNA dello spermatozoo durante il corso di tutto il processo.

Questi dati potrebbero, infatti, non solo confermare la bontà di questa sensazionale scoperta, ma anche aprire le porta a numerosi nuovi procedimenti di trasformazione cellulare.

Aspettiamo con ansia una vera pubblicazione scientifica”, è il commento comune di molti esperti del settore, che giudicano i dati sin qui raccolti dalla startup francese non convincenti né esaustivi.

La comunità scientifica, insomma, dopo i proclami si aspetta anche dettagli, statistiche e riscontri assolutamente attendibili e verificabili.

Condividi
Paolo Pate | Blogger
Scritto da Paolo Pate | Blogger

Scrittura, volontariato, lettura, sport, viaggi… sono davvero tante le passioni che possono descrivermi. In ognuna di queste cerco di mettere tutto me stesso per non smettere mai di crescere, cercare la mia strada ed essere felice.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Paolo Pate | Blogger
Paolo Pate | Blogger
in Salute

93 articoli pubblicati

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Contenuti correlati
icon/chat