Parliamo di pertosse e, ahimè, lo facciamo con la consapevolezza che non sempre è semplice riconoscere subito i segnali della malattia. A causare il disturbo è un bacillo gram-negativo, noto con il nome di Bordetella pertussis. Lo si trasmette da uomo a uomo, quindi attenzione ai colpi di tosse e alle secrezioni respiratorie, sebbene il bacillo sopravviva solo poche ore nell’aria.
Dopo quanto tempo dal contagio si manifestano i sintomi della pertosse?
Una volta contagiata, la malattia si manifesta anche dopo 2 o 3 settimane; il periodo medio di incubazione può durare dai 7 ai 10 giorni.
Quali sono i sintomi? Tosse, il cosiddetto “urlo respiratorio” e il vomito post-tosse si manifestano nei pazienti più piccoli, non vaccinati. Si tratta di una malattia che può avere complicazioni pericolose soprattutto per i neonati, privi della prima dose di vaccino, che possono sviluppare polmoniti, bronchiti e insufficienze respiratorie.
👉 Le 3 fasi della malattia
La pertosse si articola in 3 fasi:
- Fase catarrale: si manifestano i tipici segni di una infezione virale delle vie respiratorie superiori, una sorta di “raffreddore” con tosse secca e febbre.
- Fase parossistica o convulsiva: la tosse diventa sempre più frequente e si riscontra l'”urlo respiratorio“, soprattutto durante la notte. Non mancano, poi, vomito, cianosi ed epistassi. Senza alcun trattamento, questa fase può durare sino a 2 mesi (…).
- Fase di convalescenza: la tosse si attenua e, seppur lentamente, in un paio di settimane si tende a migliorare.
Cosa fare, quindi, quando c’è una diagnosi di pertosse?
Certamente, un intervento repentino è molto importante. Ma scopriamo di più, leggendo l’approfondimento pubblicato sul portale della SIP – Società Italiana di Pediatria, firmato dalla Dr.ssa Maria Rosaria Marchili – Responsabile U.O.S. Pediatria ad alta complessità assistenziale, U.O.C. Pediatria Generale e Malattie Infettive, Dipartimento Pediatrico Universitario-Ospedaliero 👇