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Primo trapianto di rene da un donatore samaritano

Alessandra Lucivero

Ultimo aggiornamento – 10 Aprile, 2015

La chiamano “donazione samaritana“, è il primo trapianto d’organo eseguito in Italia grazie a un donatore volontario, ancora in vita. Il Ministero della Salute lo ha da poco reso noto, sottolineando l’importanza che la donazione tra esseri viventi potrà avere in futuro, favorendo la creazione di una sorta di “catena” infinita.

Perché “samaritana”

Quando si utilizza il termine “samaritano”, in ambito medico, si sottolinea il valore umano del donatore, che dona il proprio organo senza alcun tipo di interesse o profitto. Questo tipo di donazione è legalizzata negli USA, in Olanda e ora, dopo anni di riflessioni, anche in Italia.

Quali sono i vantaggi di questo tipo di donazione?

In alcuni casi, donare un organo può far superare il problema dell’incompatibilità, facendo sì che si crei una sorta di meccanismo “a catena”, che prevede la possibilità anche di più trapianti.

La posizione delle istituzioni

Il Consiglio superiore di sanità, nel 2010, e il Comitato nazionale di Bioetica, per primi hanno mostrato di essere favorevoli a questo tipo di intervento. Unica condizione è da sempre stata la necessità che “tale forma di donazione fosse esercitata nel rispetto del reciproco anonimato del donatore e del ricevente e che l’informativa da dare al donatore per formare il suo consenso da parte della struttura medica fosse completa ed esauriente sui rischi fisici e psichici che il gesto implica“.

Il Ministro della Salute, e il Consiglio Superiore di Sanità, hanno espresso un parere positivo nel maggio del 2010, avviando già allora tutte le procedure necessarie per l’attuazione del programma.

Secondo l’articolo l della legge 26 giugno 1967, che regolamenta la donazione di rene da donatore vivente, è possibile ricorrere a questo tipo di trapianto solo se il ricevente non può essere aiutato da congiunti consanguinei disponibili e idonei. Ed ancora, le linee guida sui trapianti, deliberate dalla Conferenza Stato-Regioni il 31 Gennaio 2002, sottolineano che “il prelievo di un rene da un donatore vivente, viene effettuato su esplicita, motivata, libera richiesta del donatore e del ricevente, dopo una corretta e completa informazione dei potenziali rischi per il donatore, per il beneficio terapeutico del paziente“.

Insomma, un grande passo avanti in campo medico che segna la storia della sanità italiana.

 

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Alessandra Lucivero
Scritto da Alessandra Lucivero

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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