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Umorismo? Una reazione all’inaspettato

Monica Cicirello | Blogger

Ultimo aggiornamento – 12 Gennaio, 2016

Ebbene sì: anche nel caso in cui si parli di senso dell’umorismo, la scienza entra in scena per dare una sua spiegazione. Nonostante possa sembrarci assurdo che la scienza possa spiegare cosa sia divertente e cosa lo sia di meno, noi umani siamo accomunati da una certa predisposizione nel comprendere cosa è divertente.

Ecco perché gli studiosi della University of Alberta hanno deciso di mettere alla prova tale supposizione, conducendo alcuni studi in cui, attraverso l’utilizzo delle parole, hanno provato a spiegare come il senso dell’umorismo possa essere un messaggio trasmesso dalla nostra reazione all’entropia o a qualcosa di inaspettato.

L’effetto Snunkoople

Il professore di psicologia dell’Università di Alberta, Chris Westbury, ha condotto una serie di esperimenti sull’umore, rimanendo colpito dall’idea maturata durante uno studio sull’afasia. In un esperimento, veniva chiesto ai partecipanti di controllare una sequenza di lettere per determinare se le parole formatesi fossero reali o no.

Durante l’esperimento, Westbury notò che, stranamente, i partecipanti provavano divertimento nel leggere parole senza senso, come appunto snunkoople. Cercando di spiegare questa reazione inizialmente inaspettata, Westbury ipotizzo che il motivo della risata fosse l’entropia della parola, una misura matematica che stabilisce quanto questa possa essere ordinata e prevedibile. Secondo tale misura, più bassa è l’entropia di una parola, più essa è casuale. Quindi, nonostante le varie parole presenti nell’esperimento fossero tutte inventate, alcune presentavano un’entropia più bassa rispetto ad altre (come finglam rispetto a clester), scatenando così quella reazione sui partecipanti.

Secondo il dottor Westbury, il dottor Seuss, famoso per la creazione di parole inesistenti buffe, creò istintivamente parole con bassa entropia. Westbury ha spiegato che la bassa entropia di una parola deriva dall’improbabilità delle lettere dalle quali è composta. Ad esempio, la parola creata dal dottor Seuss, yuzz-a-ma-tuzz, riporta un’entropia molto bassa perché contiene alcune lettere improbabili, come la Z.

Colpito da tale osservazione, Westbury decise di osservare se fosse possibile determinare quanto una parola fosse divertente attraverso la sua entropia. Durate lo studio, ai partecipanti fu chiesto di paragonare due parole inesistenti e scegliere quella che trovavano più divertente. In seguito, fu loro chiesto di determinare quanto fosse divertente una singola parola inesistente, in una scala da 1 a 100.

I risultati dell’esperimento confermarono l’ipotesi del dottor Westbury, il quale affermò che “Maggiore era la differenza di entropia tra le due parole, maggiore era la probabilità che i soggetti scegliessero la parola che ci aspettavamo”. Persino Westbury rimase colpito dal considerare un tale esperimento, psicologia.

Grandi aspettative 

Lo studio di Westbury non fu poi una novità. Anche Schopenhauer, filosofo tedesco del XIX secolo, aveva identificato l’umorismo come una risposta a un’aspettativa infranta, sfidando la vecchia teoria secondo la quale l’umorismo fosse basato semplicemente sull’improbabilità.

Come spiega infatti Westbury, il motivo per cui i giochi di parole sono divertenti è perché violano le nostre aspettative sul possibile significato di una parola. E lo stesso succede con le parole inventate, delle quali ci aspettiamo una certa pronuncia e una certa sequenza di lettere ma, nel caso di parole nuove, tale differenza si tramuta in senso dell’umorismo.

È solo l’inizio

Trovare un modo per prevedere l’umorismo è solo l’inizio di una serie di ricerche concentrate su ciò che è divertente. Oltre agli studi prima citati, infatti, altri studi sono stati condotti in passato, che attendono conferme.

Westbury ha affermato che, sebbene consideriamo l’umorismo come qualcosa di personale, gli psicologi evoluzionisti lo hanno considerato come un mezzo per inviare dei messaggi a chi ci circonda. Infatti, se ridiamo per qualcosa, lasciamo intendere agli altri che non si tratta di qualcosa di pericoloso. Pensate, ad esempio, se sentite qualcuno introdursi nel vostro giardino: la prima reazione sarà la paura. Ma nel momento in cui scoprirete che si trattava solo di un gatto, la vostra reazione sarà di sicuro una risata consolatoria.

Le ricerche sull’umorismo non sono destinate a terminare presto, il tema dello studio è alquanto complicato. Non si tratta di qualcosa di unico ma, come dice Westbury, “Una volta che iniziate a pensare ad esso in termini di probabilità, inizierete a comprendere quante siano le cose che tutti noi troviamo divertenti. E i vari modi in cui le cose possono essere divertenti”.

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Scritto da Monica Cicirello | Blogger

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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