Dal quadro complesso e articolato che il disturbo bipolare sottende, quello che emerge non è tanto, in realtà, il disturbo, in senso diagnostico, ma i suoi sintomi. La psicofarmacologia non è in grado di risolvere il problema, ma soltanto alleviarne i sintomi, con gli effetti collaterali che, come sempre con qualsiasi medicina avviene, vengono sperimentati dal paziente, perché ad essi devono con quasi certezza essere ricondotti. In questo disturbo, è sicuramente presente una visione di sé e della propria identità psichica non ancora definita, per ragioni che andrebbero indagate lungo la storia personale del paziente, ma non diacronicamente, bensì come si manifesta presumibilmente oggi nel proprio presente sofferto o quanto meno incompiuto. Solo una ristrutturazione della personalità, attraverso un approccio centrato sul ‘profondo’, un lavoro sulle emozioni, fin nell’inconscio, potrebbe reindirizzare tale psicopatologia su una strada di effettiva crescita personale e di costruttiva e progressiva maturazione psicologica in direzione della costruzione di un’autostima, per dirla con Bandura: di ben più concreta e fattiva ‘autoefficacia percepita’. In alternativa o in alternanza alle sedute classiche ‘in presenza’, anche un approccio a distanza (online, intendo via chat), previo consulto telefonico gratuito, potrebbe in tal caso essere valido per ristrutturare le parti immature e adolescenziali della personalità ed eliminare dai suoi ‘meccanismi’ quei granelli che ne ostacolano il corretto e felice funzionamento in direzione della crescita personale e dello sviluppo adulto della sua identità, oltre ogni psicopatologica insicurezza e disistima.