La sfida: ridurre il consumo di carne è un cambiamento culturale possibile?

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A cura di Redazione

Ultimo aggiornamento – 28 Settembre, 2023

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Sin dall’antichità l’essere umano si è nutrito di carne animale in un sistema alimentare incentrato naturalmente sulla caccia, tuttavia, esistono religioni e culture che vietano il consumo di determinati tipi di carne: si pensi all’Islam che vieta il consumo di carne di maiale e cinghiale, così come l’Ebraismo, che definisce il suino un animale impuro, fino all’Induismo e al Buddismo che considerano la mucca un animale sacro.

Nel contesto odierno non si tratta di diventare totalmente vegetariani, ma di consumare carne in maniera consapevole, scegliendo con attenzione la provenienza dei prodotti e la tipologia di allevamento, per sostenere quello che ormai è un cambiamento culturale a beneficio dell’ambiente.

Occidente e carne: un legame indissolubile

La dieta occidentale propone spesso nelle sue ricette piatti a base di carne. Anche se parliamo di una parte del mondo in cui questi alimenti vengono consumati regolarmente non bisogna pensare che le proteine fornite dalle carni siano di qualità migliore rispetto alle proteine vegetali che provengono ad esempio, dai legumi.
 
Infatti, il consumo di lenticchie, ceci, fagioli borlotti, piselli, fave, pistacchi, quinoa, tutti alimenti che contengono una percentuale alta di proteine vegetali, aiutano a sopperire ad un’eventuale mancanza di proteine. Se si pratica regolarmente attività fisica, si possono anche scegliere integratori sportivi a base di ingredienti naturali in un negozio online specializzato, oltre a inserire sempre nell’alimentazione quotidiana frutta, verdura e ortaggi nella giusta quantità, come riportato e consigliato dalle indicazioni del Ministero della Salute in materia di nutrizione.
 
 Nei piatti e nella tradizione gastronomica occidentale la carne è un alimento base, ecco perché è importante capire perché ridurre il consumo di carne costituisce un vantaggio sia alimentare che ambientale. 

Riduzione del consumo di carne: un cambiamento culturale contro l’inquinamento

Molti nutrizionisti consigliano il consumo di carni bianche come il pollo rispetto alle carni rosse, perché le mucche producono più gas serra e negli allevamenti intensivi della grande distribuzione, questo costituisce un elemento inquinante da non trascurare. Gli animali da carne bianca non producono gas serra in grandi quantità, per questo sono più sostenibili, a patto che non si tratti di allevamenti intensivi.
 
Come già menzionato, per limitare i danni ambientali non è necessario eliminare la carne dalla propria alimentazione, ma basta inserire più verdure nella dieta come cereali e legumi, da cui ottenere le proteine, aiutarsi con gli integratori, ma anche consumare più pesce, alimento ricco anche di omega 3. Un ottimo metodo sostenibile per consumare pesce stagionale fresco è l’acquacoltura, che in termini di sostenibilità si sta guadagnando una grande fetta di mercato.
 
Anche i cibi a base di tofu, tempteh, il farro e il cous cous restano delle ottime alternative per soddisfare il fabbisogno proteico, così come frutta secca e semi.
 
La riduzione del consumo di carne è un cambiamento culturale che tocca anche le nostre abitudini quotidiane, rappresentando un passo importante per un’alimentazione più sostenibile e soprattutto per un piano nutrizionale di qualità.

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