Rage bait, la parola dell'anno: perché la rabbia è più virale della felicità

Arianna Bordi | Autrice e divulgatrice esperta in salute femminile, psicologia e salute del cervello
A cura di Arianna Bordi
Autrice e divulgatrice esperta in salute femminile, psicologia e salute del cervello

Data articolo – 05 Dicembre, 2025

Una donna frustrata e infastidita è confusa per le cattive notizie online o per un video disgustoso sul web, un libero professionista stressato guarda un PC rotto

Oxford English Dictionary ha ufficialmente riconosciuto il termine rage bait ("esca per la rabbia" in italiano) come parola dell'anno.

Scopriamo la portata del termine in questo approfondimento.

Di cosa si tratta e perché è sempre più diffuso

Una scelta linguistica che non è casuale, ma supportata da dati concreti: infatti, un'analisi condotta dalla Oxford University Press ha infatti rivelato che l'uso di questa specifica espressione è triplicato negli ultimi dodici mesi.

La definizione fornita per il termine è precisa e illuminante: rage bait è identificata come quel "contenuto online deliberatamente progettato per suscitare rabbia o indignazione attraverso un atteggiamento frustrante, provocatorio o offensivo, solitamente pubblicato per aumentare il traffico o l'interazione con una particolare pagina web o contenuto dei social media."


Potrebbe interessarti anche:


A commento di tale riconoscimento, Casper Grathwohl, presidente di Oxford Languages, ha sottolineato come la mera esistenza di questa parola dimostri un livello di consapevolezza accresciuto da parte del pubblico riguardo alle "tattiche di manipolazione” impiegate per catturare l'attenzione nell'ambiente digitale.

L'ufficializzazione del termine non solo lo convalida, quindi, ma riflette anche la crescente capacità delle persone di identificare e nominare queste strategie di engagement emotivo.

Cosa ci dice la scienza sull’esigenza di provocare la rabbia altrui

La dinamica di propagazione dell'ira presenta un profilo scientificamente sorprendente e ineludibile: contro ogni aspettativa di controllo cognitivo, l'evidenza suggerisce che questa emozione non necessita di un'attenzione cosciente per radicarsi nell'osservatore.

Secondo quanto emerso da recenti indagini condotte da ricercatori nel campo della psicologia emotiva, è stato attestato che il contagio della rabbia si verifica automaticamente.

Lo studio ha messo in luce un meccanismo di diffusione involontario: i partecipanti esposti a espressioni facciali che denotavano ira hanno manifestato analoghi sentimenti di collera, e ciò è accaduto in maniera indifferente, sia che la loro attenzione fosse completamente focalizzata sull'espressione, sia che fossero sottoposti a una distrazione mentale significativa.

Nello specifico, i soggetti che hanno osservato volti trasformarsi da neutri a felici hanno manifestato un grado di felicità significativamente superiore rispetto a coloro esposti a volti che mutavano da neutri ad arrabbiati; in modo complementare, i partecipanti che hanno assistito alla trasformazione dei volti da neutri ad arrabbiati hanno riportato una rabbia significativamente maggiore in confronto a chi aveva osservato le espressioni felici.

Si tratta di un dato che è cruciale e istituisce una netta dicotomia nel panorama del contagio emotivo: mentre la diffusione della felicità sembra esigere un grado di attenzione per innescarsi, l'espansione della rabbia ne è completamente affrancata.

undefined

Si può dunque affermare che il contagio emotivo si è verificato in modo più automatico per la rabbia che per la felicità, confermando l'ipotesi evoluzionistica che attribuisce all'ira, in quanto segnale di minaccia, una via di diffusione prioritaria e meno mediata dalla cognizione cosciente.

Fonti:

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Contenuti correlati
donna in ufficio con la maschera dellimpostore
Sindrome dell’impostore: un alleato inaspettato per la crescita personale?

Una nuova revisione scientifica ribalta i luoghi comuni sulla sindrome dell’impostore, rivelando come il dubbio possa favorire empatia, crescita e leadership efficace.

ragazza da sola seduta su una panchina
Quando la solitudine smette di essere normale: cosa emerge dagli studi

La solitudine può aumentare il rischio di malattie e mortalità. Ecco cosa rivelano gli studi più recenti e come riconoscere i segnali dell’isolamento sociale.