Glicorest 5 mg + 500 mg compresse rivestite con film 36 compresse

Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 2021
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1. Indicazioni terapeutiche
Diabete mellito non insulino-dipendente, non chetoacidosico, che non sia controllabile con la sola dieta o con la dieta e sulfanilueree.
2. Posologia
Adulti con normale funzione renale (GFR ≥ 90 mL/min) La posologia giornaliera, le modalità e la durata del trattamento vanno stabilite dal medico curante in base alla situazione glicometabolica del paziente. In linea di massima la posologia è di 1-3 compressere al giorno, suddivise ai pasti principali. Compromissione renale Essendo la metformina escreta dai reni, una compromissione anche lieve della funzionalità renale può accrescere considevolmente il rischio dei acidosi lattica (vede paragrafo 4.4) ragione per la quale, la GFR deve essere valutata prima di iniziare il trattamento con medicinali contenenti metformina e, successivamente, almeno una volta all’anno. Nei pazienti con aumentato rischio di ulteriore progressione della compromissione renale e negli anziani, la funzione renale deve essere valutata con maggior frequenza, ad es. ogni 3-6 mesi. La dose massima giornaliera di metformina deve essere pferibilmente suddivisa in 2-3 dosi giornaliere. I fattori che possono aumentare il rischio di acidosi lattica (vede paragrafo 4.4) devono essere riesaminati prima di prendere in considerazione l’inizio del trattamento con metformina in pazienti con GFR < 60 mL/min. Qualora non fosse disponibile un dosaggio adeguato di GLICOST, i singoli monocomponenti devono essere utilizzati al posto dell’associazione a dose fissa.
GFR mL/min Metformina Glibenclamide
60-89 La massima dose giornaliera è 3.000 mg. Una riduzione della dose può essere presa in considerazione a fronte del peggioramento della funzione renale. Una ridotta funzione renale può dare luogo a fenomeni di accumulo del prodotto e quindi a maggio frequenza di fenomeni ipoglicemici.
45-59 La massima dose giornaliera è 2.000 mg. La dose iniziale non deve superare metà della dose massima.
30-44 La massima dose giornaliera è 1.000 mg. La dose iniziale non deve superare metà della dose massima.
<30 Metformina è controindicata. Glibenclamide è controindicata.
3. Controindicazioni
• Ipersensibilità ai principi attivi o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1; • ipersensibilità ad altre sulfonamidi ed i loro derivati (possibili fenomeni di sensibilità crociata); • diabete latente; diabete sospetto; diabete gestaziorenale, diabete insulino-dipendente, diabete chetoacidosico; coma e precoma diabetico; • Qualsiasi tipo di acidosi metabolica acuta (come acidosi lattica, chetoacidosi diabetica) • Insufficienza renale severa (GFR < 30 mL/min) • condizioni acute che possono potenzialmente alterare la funzione renale come: - disidratazione, - infezione grave, - shock, • trattamento in corso con diuretici o con agenti antipertensivi suscettibili di provocare alterazioni della funzione renale o durante una urografia endovenosa; • affezioni cardiocircolatorie gravi (scompenso cardiaco, stato di shock cardiogeno o tossinfettivo, turbe della circolazione arteriosa periferica); • affezioni respiratorie gravi; • malattie acute o croniche che possano provocare ipossia tissutale come: - insufficienza cardiaca o spiratoria, - recente infarto miocardico, - shock. • insufficienza surrenale; • insufficienza epatica, intossicazione acuta da alcol, alcoolismo; • regimi fortemente ipocalorici e, soprattutto, stati di digiuno; • gravi malattie distrofiche; emorragie acute gravi; • gangrena; • durante i due giorni precedenti o seguenti un intervento chirurgico; • gravidanza e allattamento; • somministrazione intravascolare di agenti di contrasto iodati (vede paragrafo 4.4).
4. Avvertenze
Per la presenza di un derivato sulfaniluico l’uso deve essere limitato ai pazienti con diabete mellito sintomatico insorto in età adulta e non chetogenico che non possa essere controllato con la dieta e nei quali la somministrazione di insulina non è indicata. Il trattamento con sulfanilue di pazienti con deficienza di G6PD può portare ad anemia emolitica. GLICOREST, contenendo glibenclamide come principio attivo, deve essere pertanto utilizzato con cautela in tali pazienti e deve essere considerata un’alternativa terapeutica. La somministrazione di glibenclamide, in confronto al trattamento con metformina o gliclazide, è stata associata ad un aumentato rischio di mortalità cardiovascolare secondo quanto emerso dai risultati di studi epidemiologici. È stato osservato un aumento del rischio di mortalità cardiovascolare specialmente in pazienti affetti da patologie coronariche. Ipoglicemia Fenomeni ipoglicemici possono manifestarsi, sebbene raramente, soprattutto in soggetti debilitati, in età avanzata, in caso di sforzi fisici inconsueti, in caso di alimentazioni irregolari o assunzione di bevande alcooliche, in caso di compromissione della funzionalità renale e/o epatica. In caso di manifestazioni ipoglicemiche (vede paragrafo 4.8) somministrare carboidrati (zucchero); nei casi più gravi, che raramente possono arriva fino alla perdita della coscienza, è necessario effettuare un’infusione lenta i.v. di soluzione glucosata. In concomitanza con traumi, interventi chirurgici, malattie infettive e febbrili, può rendersi necessario instaurare temporaneamente la terapia insulinica per mantenere un adeguato controllo metabolico. È opportuno tenere presente la possibilità di azioni antabuse-simili dopo l’ingestione di bevande alcooliche. Il trattamento deve essere sospeso 48 o prima dell’esecuzione di una angiografia o di una urografia ripndendolo, se necessario, 48 o dopo l’esame. Ogni trattamento (primo trattamento o passaggio da altri ipoglicemizzanti) deve essere prescritto dal medico. Il paziente deve attenersi rigorosamente alle prescrizioni mediche circa la posologia, le modalità di assunzione, il concomitante regime dietetico e l’attività fisica. I pazienti trattati devono essere frequentemente studiati al fine di individuare eventuali fattori o condizioni capaci di indurre o di aggravare uno stato di ipossia cellulare e quindi di favorire la comparsa di una lattacidosi. Acidosi lattica L’acidosi lattica, una complicanza metabolica molto rara ma grave, insorge con maggior frequenza a causa del peggioramento acuto della funzione renale o di malattia cardiospiratoria o sepsi. L’accumulo di metformina si manifesta con il peggioramento acuto della funzionalità renale e aumenta il rischio di acidosi lattica. In caso di disidratazione (diarrea o vomito severi, febbre o ridotta assunzione di liquidi), la somministrazione di metformina deve essere interrotta temporaneamente e si deve raccomandare al paziente di rivolgersi a un operato sanitario. Deve essere prestata cautela nell’inizia il trattamento con medicinali che possano compromette in modo acuto la funzione renale (come antipertensivi, diutici e FANS) in pazienti trattati con metformina. Altri fattori di rischio di acidosi lattica sono l’eccessivo consumo di alcol, la compromissione epatica, il diabete scarsamente controllato, la chetosi, il digiuno prolungato e qualsiasi altra condizione associata ad ipossia, nonché l’uso in concomitanza di medicinali che possono causare acidosi lattica (vede paragrafi 4.3 e 4.5). I pazienti e/o le persone che li assistono devono essere informati in merito al rischio di acidosi lattica. L’acidosi lattica è caratterizzata da dispnea acidotica, dolore addomirenale, crampi muscolari, astenia e ipotermia seguiti da coma. In presenza di sintomi sospetti, il paziente deve interrompere l’assunzione di metformina e richiedere immediatamente assistenza medica I risultati di laboratorio di valore diagnostico sono pH ematico ridotto (< 7,35), aumentati livelli di lattato plasmatico (> 5 mmol/L) e aumentato gap anionico e rapporto lattato/piruvato. I medici devono avvertire i pazienti sul rischio e sui sintomi dell’acidosi lattica. Il rischio di tale inconveniente è più frequente nei pazienti di età superiore ai 60 anni, negli stati di insufficienza epatica e/o renale, di insufficienza cardiospiratoria, di intossicazione etilica, di digiuno prolungato, in caso di trattamento con diuretici ed in caso di turbe gastrointestinali. I pazienti devono essere istruiti a riconoscere i sintomi premonitori dell’acidosi lattica (anossia, nausea, febbre, vomito, crampi muscolari, aumento dell’ampiezza e della frequenza del spiro, malessere, dolori addominali, diara, eventuale obnubilamento o perdita della coscienza) e dell’ipoglicemia (cefalea, irritabilità, turbe del sonno, depressione nervosa, tremori, forte sudorazione) onde avvertire tempestivamente il medico che deve essere altresì informato anche in caso di malattie febbrili o disturbi digestivi intercorrenti. In questo caso il medico stesso deve istituire tempestivamente i necessari accertamenti. Visto che l’acidosi lattica può avere esito infausto, non appena si abbia il sospetto che essa si sta instaurando è necessario interrompe la somministrazione e ricoverare d’urgenza il paziente. L’osservazione di un’acidosi metabolica con evidenza di chetoacidosi in un diabetico senza particolare stato di intossicazione esogena (da salicilici, da alcool ecc.) è da considerarsi sospetta. Somministrazione di agenti di contrasto iodati La somministrazione intravascolare di agenti di contrasto iodati può portare a nefropatia indotta da mezzo di contrasto. Questo causa l’accumulo di metformina e aumenta il rischio di acidosi lattica. La somministrazione di metformina deve essere interrotta prima o nel momento in cui viene effettuata l’indagine di imaging e non deve essere ripresa finché non siano trascorse almeno 48 o dall’esame, a condizione che la funzione renale sia stata rivalutata e riscontrata stabile, vede paragrafi 4.2 e 4.5 Funzione renale La GFR deve essere valutata prima di inizia il trattamento e, successivamente, a intervalli golari, vedere paragrafo 4.2. Metformina è controindicata in pazienti con GFR < 30 mL/min e deve essere interrotta temporaneamente in presenza di condizioni patologiche che alterano la funzione renale, vede paragrafo 4.3. Poiché un disturbo anche lieve della funzionalità renale può accresce considevolmente il rischio di acidosi lattica, essendo la metformina escreta dai reni, è opportuno determinare la clearance della catinina (questa può essere definita sulla base dei livelli di catinina sierica mediante la formula di Cockcroft-Gault) prima di iniziare il trattamento e in seguito, con frequenza regolare: • almeno una volta l’anno nei pazienti con funzione renale normale, • almeno due-quattro volte l’anno nei pazienti con clearance della catinina sierica al limite inferiore del normale e nei soggetti anziani. La diminuzione della funzione renale nei soggetti anziani è frequente e asintomatica. Un’attenzione speciale va riservata alle situazioni in cui può venire compromessa la funzione renale, ad esempio quando si inizia una terapia antipertensiva o una terapia con diuretici e quando s’inizia una terapia con FANS. Interventi chirurgici Metformina deve essere interrotta al momento di un intervento chirurgico in anestesia generale, spirenale o epidurale. La terapia può essere ripresa non prima delle 48 o successive all’intervento chirurgico o al riavvio della nutrizione orale, sempre che la funzionalità renale sia stata rivalutata e riscontrata stabile. Altre precauzioni - I pazienti dovranno continuare il loro regime alimentare distribuendo regolarmente l’introito di carboidrati durante il giorno. I pazienti in sovrappeso dovranno continuare il regime alimentare ipocalorico. - I test di laboratorio normalmente previsti nei casi di diabete dovranno essere eseguiti regolarmente.
5. Interazioni
L’azione ipoglicemizzante della sulfanilua può essere aumentata dal dicumarolo e derivati, dagli inibitori delle monoaminossidasi, dai sulfamidici, dai chinoloni (principalmente fluorochinoloni come gatifloxacina, ciprofloxacina, ecc.), dal fenilbutazone e derivati, dal cloramfenicolo, dalla ciclofosfamide, dal probenecid, dai fibrati, dal feniramidolo e dai salicilati, dal miconazolo orale, dal sulfinpirazone, dalla pexilina e dall’ingestione di alcool in quantità elevata; essa può invece essere diminuita dall’adrenalina, dai corticosteroidi, dai contraccettivi orali, dai diuretici tiazidici, dal diazossido, dai derivati fenotiazinici, dalla fenitoina, dai barbiturici; cautela deve essere anche posta nel somministrare contemporaneamente β-bloccanti. In casi rari è stato osservato indesiderato potenziamento o diminuzione dell’attività ipoglicemizzante della sulfanilua in caso di concomitante trattamento con farmaci H2-antagonisti. Occorre tenere presente che le biguanidi possono potenziare l’azione degli anticoagulanti. In corso di trattamento con β-bloccanti ed anche con clonidina, guanetidina o serpina, la percezione dei sintomi pmonitori di una crisi ipoglicemica può essere compromessa. Uso concomitante non raccomandato Alcol L’intossicazione acuta da alcol è associata a un aumentato rischio di acidosi lattica, in particolare nei casi di digiuno, malnutrizione o compromissione epatica. Evitare il consumo di alcol e di farmaci contenenti alcol (vede paragrafo 4.4). Agenti di contrasto iodati La somministrazione di metformina deve essere interrotta prima o nel momento in cui viene effettuata l’indagine di imaging e non deve essere ripresa finché non siano trascorse almeno 48 o dall’esame, a condizione che la funzione renale sia stata rivalutata e riscontrata stabile, vedere paragrafi 4.2 e 4.4. Associazioni che richiedono precauzioni per l’uso Alcuni medicinali possono influire negativamente sulla funzione renale, aumentando quindi il rischio di acidosi lattica, ad es. FANS, compresi gli inibitori selettivi della ciclossigenasi (COX) II, gli ACE-inibitori, gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II e i diutici, in particolare i rediutici dell’ansa. Quando questi medicinali vengono utilizzati in associazione a metformina, si rende necessario un attento monitoraggio della funzione renale. Medicinali con attività iperglicemizzante intrinseca (quali glucocorticoidi (per via sistemica e locale)e simpatico-mimetici), Può essere necessario informare il paziente ed esegui controlli più frequenti della glicemia, soprattutto all’inizio del trattamento. Se necessario adeguare il dosaggio della metformina durante la terapia con l’altro medicinale .
6. Effetti indesiderati
I seguenti effetti indesiderati possono verificarsi durante il trattamento con l’associazione glibenclamide-metformina. La loro frequenza è definita come segue: - molto comuni: ≥ 1/10; - comuni: ≥ 1/100, < 1/10; - non comuni: ≥1/1.000, < 1/100; - rari: ≥ 1/10.000, < 1/1.000; - molto rari: < 1/10.000 e casi isolati. Patologie gastrointestinali: Molto comuni: Patologie dell’apparato gastrointestirenale come nausea, vomito, diara, dolore addominale, perdita dell’appetito. Questi effetti indesiderati si verificano più frequentemente durante l’inizio della terapia e si risolvono spontaneamente nella maggior parte dei casi. Per prevenirli si raccomanda di assumere GLICOREST in 1-3 dosi giornaliere durante o dopo i pasti. Anche un lento aumento del dosaggio può migliorare la tollerabilità gastrointestinale. Patologie del sistema nervoso: Comuni: Cefalea, alterazioni del gusto. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: Molto rari: azioni cutanee quali eritema, prurito, orticaria, eritema multiforme, vasculite allergica. Disturbi del metabolismo e della nutrizione: Molto rari: Ipoglicemia (vede paragrafo 4.4). Acidosi lattica (vede paragrafo 4.4). Diminuzione dell’assorbimento di vitamina B12 con diminuzione dei livelli sierici durante l’utilizzo a lungo termine. Si raccomanda di prende in considerazione tale eziologia nei pazienti con anemia megaloblastica. Patologie del sistema emolinfopoietico Molto rari: Leucopenia, trombocitopenia, agranulocitosi, anemia emolitica, aplasia midolla, pancitopenia. Patologie epatobiliari: Molto rari: Casi isolati di alterazioni nei test di funzionalità epatica o epatite che si risolvono in seguito a interruzione del trattamento con GLICOREST. Colestasi. Disturbi del sistema immunitario: Molto rari: azioni da ipersensibilità. Segnalazione delle azioni avverse sospette La segnalazione delle azioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi azione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.agenziafarmaco.gov.it/content/come-segnalare-una-sospetta-azione-avversa.
7. Gravidanza e allattamento
Gravidanza GLICOREST è controindicato in gravidanza. Il diabete non controllato durante la gravidanza (gestaziorenale o permanente) è associato ad un aumento del rischio di anomalie congenite e mortalità perinatale. Una quantità limitata di dati sull’impiego di metformina in gravidanza non indica un aumento del rischio di anomalie congenite. Studi sugli animali non indicano effetti dannosi per la gravidanza, lo sviluppo embriorenale o fetale, il parto o lo sviluppo post-natale. Quando la paziente programma una gravidanza e durante la gravidanza, si raccomanda di non trattare il diabete con metformina, ma con insulina per mantenere i livelli di glicemia il più vicino possibile ai livelli normali, in modo da ridurre il rischio di malformazioni fetali. Allattamento GLICOREST è controindicato durante l’allattamento. La metformina è secreta nel latte materno umano. Non è stato mostrato alcun effetto della metformina in neonati/lattanti allattati da donne trattate. Tuttavia, poiché è disponibile soltanto un numero limitato di dati, l’allattamento durante il trattamento con metformina non è raccomandato. La decisione di interrompe l’allattamento deve essere presa dopo aver valutato il vantaggio dell’allattamento al seno e il rischio potenziale di effetti avversi sul bambino. Fertilità La fertilità dei ratti maschi e femmine non è stata influenzata dalla metformina quando somministrata a dosi fino a 600 mg/kg/die, che corrisponde approssimativamente a tre volte la dose giornaliera massima raccomandata negli esseri umani, in rapporto alla superficie corporea.
8. Conservazione
Questo medicinale non richiede alcuna particolare condizione per la conservazione
9. Principio attivo
Ogni compressa rivestita con film contiene: Principi attivi : Glibenclamide 5,00 mg Metformina cloridrato 500,00 mg Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1
10. Eccipienti
Amido di mais, silice colloidale anidra, cellulosa microcristallina, gelatina, glicerolo 85 per cento, talco, magnesio stearato, ipromellosa, titanio diossido, macrogol 400.
11. Sovradosaggio
In caso di sovradosaggio si può incorrere in ipoglicemia che può arrivare sino a dare luogo a turbe del comportamento o a coma. A seconda della gravità somministrare glucosio per via orale o per via endovenosa (soluzione glucosata ipertonica) ed ospedalizza. Si possono manifesta inoltre disturbi gastrointestinali. Forti sovradosaggi di metformina o rischi concomitanti della metformina possono porta all’acidosi lattica. L’acidosi lattica rappresenta un caso medico di emergenza e va trattata in ospedale. Il metodo più efficace per eliminare lattato e metformina è l’emodialisi.
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