Si può mangiare il tartufo in gravidanza?

Anna Nascimben | Editor

Ultimo aggiornamento – 12 Novembre, 2024

piatto di tagliolini al tartufo bianco

Il tartufo in gravidanza si può mangiare oppure sarebbe meglio evitarlo? Cosa occorre sapere prima di consumare questo alimento se si aspetta un bambino? Facciamo chiarezza sull'argomento.

Tartufo in gravidanza: sì o no?

La gestazione è un periodo di profonda trasformazione per la donna, in cui occorre fare attenzione a non incorrere in rischi per la salute del bambino. L'alimentazione è, in questo senso, un'osservata speciale perché esistono dei cibi che andrebbero evitati dalle donne incinte, a causa della possibile presenza di alcuni batteri particolarmente pericolosi per il feto.

Detto ciò, sono in molte a chiedersi se il consumo del tartufo in gravidanza sia sicuro oppure no, e quali siano le eventuali accortezze da adottare prima di mangiare questo alimento. Innanzitutto è opportuno chiarire che il tartufo è un fungo ipogeo, ovvero è una particolare tipologia di fungo che cresce sotto terra, solo in ambienti incontaminati e in particolari condizioni climatiche.

Proprio in virtù del fatto che crescono nel sottosuolo, i tartufi (che appartengono al genere Tuber) si caratterizzano per un sapore intenso e inconfondibile, motivo che li rende un alimento così pregiato.

Esistono diverse tipologie di tartufo, a seconda della loro rarità e dell'aroma che sono in grado di sprigionare, ma le più famose sono:

  • il tartufo bianco pregiato, chiamato anche Trifola;
  • il tartufo bianchetto, o Marzolino;
  • il tartufo nero pregiato, chiamato anche Nero di Norcia;
  • il tartufo nero estivo, chiamato Scorzone.

Il legame tra tartufo e gravidanza è fonte di incertezza per molte donne incinte, dal momento che questo alimento viene generalmente mangiato crudo. Essendo un tubero che cresce sotto terra, però, potrebbe risultare pericoloso per una gestante, a causa della possibile presenza del batterio della toxoplasmosi.

Per le donne che non sono immuni a questo batterio, quindi, il tartufo consumato crudo e non accuratamente pulito può rappresentare un fattore di rischio associato alla possibilità di contrarre la toxoplasmosi.

Toxoplasmosi e tartufo: cosa sapere

Il rischio legato all'infezione da Toxoplasmosi in gravidanza risiede nel fatto che il tartufo è un alimento che viene generalmente consumato crudo, e ciò rappresenta un pericolo per la donna incinta non immune al batterio. La Toxoplasmosi non è di per sé una malattia grave e non rappresenta un problema per la donna, tuttavia può provocare seri danni allo sviluppo del feto.

Soprattutto se contratta nelle prime settimane di gestazione, la Toxoplasmosi può infatti determinare malformazioni e alterazioni nel corretto sviluppo degli organi del bambino, pertanto è un rischio da non sottovalutare assolutamente. 

Il batterio del Toxoplasma, chiamato Toxoplasma Gondii, si trova in tutti quegli alimenti che sono stati a contatto con la terra e che non sono stati puliti bene, nonché nella carne e nel pesce crudi.

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Esso tuttavia viene ucciso dalle alte temperature e dal congelamento, pertanto alle donne incinte si consiglia di consumare solo carne e pesce cotti e di pulire molto bene frutta e verdura, meglio se lavati accuratamente con Amuchina. I tartufi vengono solitamente mangiati crudi, quindi possono essere assunti da una donna incinta solo se vengono spazzolati e lavati con molta cura, al fine di eliminare ogni possibile traccia di terriccio.

Per ovviare al rischio legato al consumo del tartufo in gravidanza, esistono però numerose alternative, le quali permettono di godere del gusto e dell'aroma di questo alimento in tutta sicurezza. Ad esempio, alcune specifiche tipologie di tubero si prestano anche alla cottura, eliminando di fatto, la pericolosità del batterio.

Se la maggior parte delle varietà di tartufo (come l'Uncinato, il Brumale e lo Scorzone estivo) possono solo essere scaldate ma non cotte, il Nero Pregiato è l'unica che può essere cotto a tutti gli effetti, eliminando così il batterio. È importante ricordare che, al contrario, i tartufi bianchi (come il Bianco Pregiato e il Marzuolo) vengono mangiati solo crudi.


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Come consumare i tartufi in gravidanza

Mangiare il tartufo in gravidanza è possibile anche da crudo, a patto di pulirlo con estrema attenzione e di rimuovere ogni residuo di terra. Per farlo è necessario:

  • eliminare l'eccesso di terra con un pennellino;
  • lavare bene il tartufo sotto l'acqua ed eventualmente porlo a bagno con del bicarbonato;
  • passarlo con una spazzola per rimuovere ulteriore terra;
  • asciugarlo con la carta assorbente.

La cottura a 60° elimina il batterio del toxoplasma, ma quest'obiettivo può essere raggiunto anche attraverso il congelamento. Una buona alternativa per mangiare i tartufi in gravidanza è, quindi, quella di congelarli (o porli in abbattitore) per almeno 24- 48 ore prima di consumarli.

Un'ulteriore opzione per non privarsi di questo alimento durante la gestazione è quella di scegliere prodotti a base di tartufo. La crema di tartufo in gravidanza, ad esempio, è assolutamente sicura, e può essere utilizzata per condire primi piatti o per insaporire altre ricette.

Anche i tuberi essiccati o disidratati (che in commercio si trovano sia interi che a fette) rappresentano un buon compromesso rispetto al tubero fresco, così come i prodotti surgelati e i paté. La salsa tartufata in gravidanza è altresì considerata sicura, dal momento che per realizzarla i tuberi vengono sottoposti a un processo di sterilizzazione e pastorizzazione che li rende del tutto privi di rischio per il consumo.

Anna Nascimben | Editor
Scritto da Anna Nascimben | Editor

Con una formazione in Storia dell'Arte e un successivo approfondimento nello studio del Digital Marketing, mi occupo da anni di creare contenuti web. In passato ho collaborato con diversi magazine online scrivendo soprattutto di sport, vita outdoor e alimentazione, tuttavia nel corso del tempo ho sviluppato sempre più attenzione nei confronti di temi come il benessere mentale e la crescita interiore.

a cura di Dr. Marcello Sergio
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