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Ingorgo mammario: come riconoscerlo e risolverlo

Anna Nascimben | Editor

Ultimo aggiornamento – 01 Febbraio, 2023

Scopriamo in cosa consiste l'ingorgo mammario

L'ingorgo mammario è un fenomeno che si manifesta abbastanza frequentemente, ma come si riconosce? Con quali sintomi si presenta e, soprattutto, quali rimedi si possono adottare per risolverlo? Andiamo alla scoperta di tutto quello che c'è da sapere sugli ingorghi mammari.

Ingorgo mammario: cos'è e come si riconosce

L'ingorgo mammario si verifica quando vi è una sovrapproduzione di latte rispetto alla quantità effettivamente prelevata dal neonato. Ciò si verifica quando negli alveoli si accumula una notevole quantità di latte, il quale determina una pressione e una lacerazione degli stessi. Il latte fuoriesce, così, dagli alveoli e si accumula nella mammella, con la conseguenza che essa diventa molto dura, calda e dolente.

La mammella, però, essendo diventata eccessivamente tesa a causa della pressione del liquidi contenuti al suo interno, non riesce più ad alimentare il bambino, causando un vero e proprio circolo vizioso. Il neonato non può più, quindi, ad attaccarsi al seno e a poppare, provocando un ulteriore accumulo di latte all'interno del seno.

Appena si ha il sospetto che si stia verificando un ingorgo mammario, è necessario intervenire subito prima che la situazione si aggravi, mettendo in pratica dei semplici rimedi di sgorgo.

A differenza di un seno semplicemente gonfio e pieno, l'ingorgo mammario si riconosce perché la mammella non è più morbida e pastosa, ma si fa dolente, tesa potrebbe presentare delle zone rosse. Inoltre, il flusso di latte esce in modo rallentato e con difficoltà.

Le cause che determinano gli ingorghi al seno

Cause dell'ingorgo mammario

Sono diverse le cause che possono determinare la nascita di un ingorgo mammari e la sua origine è determinata da una non sufficiente rimozione del latte nei dotti galattofori da parte del bambino. I motivi che portano a questa problematica sono diversi, fra cui le poppate eccessivamente brevi o troppo distanti fra loro e l'imposizione di orari rigidi al bambino, il quale non riesce ad assumere tutto il latte che vorrebbe.

Inoltre, si possono verificare:

  • problemi di suzione;
  • produzione di latte eccessivamente abbondante;
  • stop improvviso e brusco dell'allattamento;
  • complicazioni dovute a un attaccamento scorretto.

Per questi motivi è importante avere sin dai primi momenti dopo la nascita un’ostetrica/o o un esperto IBCLC per valutare insieme l’attacco. 

I sintomi dell'ingorgo mammario

I sintomi più frequenti associati ad un ingorgo mammario durante l'allattamento sono:

  • dolore quando il seno viene toccato
  • pelle arrossata
  • tensione cutanea
  • pulsazioni
  • gonfiore al seno
  • capezzoli che diventano duri e piatti
  • bambino che fatica a poppare
  • flusso di latte rallentato e difficoltoso
  • mammella molto dura, e gonfia
  • se trattato, l'ingorgo ha un decorso abbastanza rapido e privo di complicazioni
  • l'ingorgo può riguardare uno solo o entrambi i seni

Ingorghi mammari frequenti o non opportunamente trattati possono portare alla mastite ed è fondamentale, quindi, non trascurare il problema.

Gli esperti distinguono generalmente due tipi di ingorgo mammario:

  1. primario, che insorge come conseguenza della montata lattea circa 3-5 giorni dopo il parto;
  2. secondario, che compare più tardi e si verifica quando la produzione di latte supera la capacità del bambino di popparlo.

Cosa fare in caso di ingorgo di latte al seno

Non appena il seno diventa duro, caldo e dolente, è necessario adottare subito questi accorgimenti:

  • fare degli impacchi freddi per decongestionare l'area dolorante per non più di 15 minuti;
  • assumere antinfiammatori, come ad esempio l'ibuprofene, sotto controllo medico;
  • eseguire degli impacchi caldi sotto la doccia e poi procedere a praticare un massaggio manuale utile per sbloccare la situazione;
  • effettuare la spremitura manuale del seno o utilizzare il tiralatte. Per effettuare la spremitura manuale occorre posizionare il pollice e l'indice dietro l'areola verso la parete toracica e comprimerli insieme verso il capezzolo;
  • indossare un reggiseno specifico in grado di supportare il seno, ma che non abbia cuciture rigide che potrebbero peggiorare l’ingorgo;
  • se la mamma non può allattare, è importante che il seno venga comunque svuotato regolarmente (anche meccanicamente con l'utilizzo di un tiralatte) per sentirsi il seno più ammorbidito; 
  • richiedere l'aiuto di un'ostetrica o di una consulente dell'allattamento, la quale saprà verificare il corretto attaccamento e suggerire il metodo di svuotamento più adeguato;
  • provare a cambiare posizione quando si allatta il bambino.

Tra i rimedi manuali da applicare per ridurre gli ingorghi di latte al seno vi è il cosiddetto "metodo della pressione inversa", che si effettua in questo modo:

  • la donna si sdraia supina a letto;
  • con le dita delle mani esercita sul seno una pressione ruotandole verso tutte le direzioni. L'obiettivo di tale movimento è quello di redistribuire il latte all'interno della mammella, evitando che si concentri in un unico punto. In questo modo l'area intorno al capezzolo si ammorbidirà e il bambino riuscirà ad attaccarsi con più facilità;
  • non appena l'area circostante al capezzolo si sarà ammorbidita, attaccare subito il bambino al seno e procedere con una poppata.

Altri metodi molto utili sono gli impacchi di ricotta o la foglia di cavolo verza sul seno. Le proprietà antiinfiammatorie e drenanti di questi due elementi permettono di risolvere le situazioni di ingorgo mammario. 

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Anna Nascimben | Editor
Scritto da Anna Nascimben | Editor

Con una formazione in Storia dell'Arte e un successivo approfondimento nello studio del Digital Marketing, mi occupo da anni di creare contenuti web. In passato ho collaborato con diversi magazine online scrivendo soprattutto di sport, vita outdoor e alimentazione, tuttavia nel corso del tempo ho sviluppato sempre più attenzione nei confronti di temi come il benessere mentale e la crescita interiore.

a cura di Letizia Samantha Zeverino
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Anna Nascimben | Editor
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