Autismo: farmaco sperimentale fa regredire i sintomi nei test di laboratorio

Mattia Zamboni | Autore e divulgatore esperto in salute, nutrizione e psicologia applicata al benessere quotidiano
A cura di Mattia Zamboni
Autore e divulgatore esperto in salute, nutrizione e psicologia applicata al benessere quotidiano

Data articolo – 25 Agosto, 2025

Medico osserva scansioni cerebrali su lastra radiografica, concetto di ricerca neurologica e studi sul cervello.
Indice del contenuto

In alcuni esperimenti effettuati sui modelli murini (topi), gli scienziati dell’Università di Stanford (negli Stati Uniti) sono riusciti a far regredire i sintomi dei disturbi dello spettro autistico, identificando un’area del cervello come possibile bersaglio terapeutico per nuovi trattamenti.

Scopriamo i dettagli dello studio pubblicato su Science Advances.

Autismo e modelli murini

Il team di ricerca statunitense della Facoltà di Medicina dell’ateneo californiano, coordinato dal Dr. John Huguenard e dal Dr. Sung-Soo Jang del Dipartimento di Neurologia e Scienze Neurologiche, è giunto a questa conclusione dopo aver sottoposto i topi knockout ad alcuni esperimenti per il gene Cntnap2.

Si tratta di modelli murini geneticamente modificati, i quali presentano una sintomatologia simile a quella dei disturbi dello spettro autistico, come una diversa attività motoria, la maggiore suscettibilità alle convulsioni e  comportamenti ripetitivi.

Per fare ciò, gli studiosi hanno invertito i sintomi dei disturbi dello spettro autistico.

Il team di ricerca si è concentrato sul nucleo reticolare, un'area del cervello importantissima nello scambio di informazioni tra talamo e corteccia cerebrale.

La ricerca

Con analisi elettrofisiologiche (cioè registrando l’attività elettrica dei neuroni), i ricercatori hanno osservato che nei modelli animali con sintomi dello spettro i neuroni del nucleo reticolare del talamo erano iperattivi.

Questi neuroni “inibitori”, dunque, non funzionavano come avrebbero dovuto: invece di bilanciare i segnali, ne creavano una disfunzione. Tale iperattività è risultata strettamente associata ai comportamenti tipici dei disturbi dello spettro autistico, come ipersensibilità agli stimoli, difficoltà di socializzazione e comportamenti ripetitivi.

In altre parole: il nucleo reticolare del talamo sembra agire come un interruttore mal regolato. Se è troppo attivo, disturba il normale flusso di informazioni tra le aree del cervello e questo si traduce nei sintomi osservati. 

Fino ad ora era noto che l’epilessia è molto più frequente nelle persone con autismo, ma non si conosceva il motivo: per indagare questa connessione, i ricercatori hanno testato sui topi un farmaco sperimentale, lo Z944, nato come antiepilettico.

Agendo sui canali del calcio dei neuroni, il farmaco ha ridotto l’iperattività del nucleo reticolare del talamo, una regione che regola attenzione e stimoli sensoriali.

Così facendo, è stato possibile far regredire alcuni sintomi tipici dell’autismo, quali:

  • la maggior sensibilità agli stimoli;
  • l’iperattività motoria;
  • l’isolamento sociale;
  • la suscettibilità alle crisi epilettiche;
  • i comportamenti ripetitivi.

Questo suggerisce che epilessia e autismo possano avere una base biologica comune.

In un altro trattamento genetico, chiamato “neuromodulazione basata su DREADD” e progettato per modificare i neuroni e renderli sensibili a determinati farmaci, è stato ottenuto lo stesso risultato: in entrambi i casi, quindi, è stato identificato il coinvolgimento di una specifica regione del cervello nota come nucleo reticolare del talamo – che potrebbe dunque diventare un bersaglio per future terapie.

Fonti:

Science AdvancesReticular thalamic hyperexcitability drives autism spectrum disorder behaviors in the Cntnap2 model of autism

Ultimo aggiornamento – 26 Agosto, 2025

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