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Cosa mangiare per sciogliere il grasso accumulato nel fegato

Redazione

Ultimo aggiornamento – 01 Aprile, 2022

Fegato Grasso: Cosa Mangiare

A cura di sanita_informazione


Una ricerca condotta presso l’Università Federico II di Napoli dimostra che a essere vincente contro la steatosi epatica è una dieta multifattoriale, ricca in carboidrati a basso indice glicemico (cereali integrali e legumi), acidi grassi monoinsaturi (olio d’oliva), acidi grassi omega 3 e omega 6 (presenti nel pesce e nella frutta secca a guscio), vitamine e polifenoli (presenti in frutta, verdura, tè, caffè).

Questo approccio dietetico, tipico della dieta Mediterranea, può portare a una riduzione del 40 per cento del grasso accumulato nel fegato. Un risultato importante, visto che per questa condizione non esiste ancora una terapia farmacologica.

Vediamo lo studio nel dettaglio.

Lo studio sugli effetti della dieta mediterranea sul fegato

La steatosi epatica non alcolica (cioè l’accumulo di grasso nel fegato) è presente nel 70 per cento circa dei pazienti con diabete tipo 2, nei quali può associarsi a forme più severe di danno epatico e a un’aumentata prevalenza di patologie cardiovascolari.

Diverse componenti della dieta possono influenzare il contenuto epatico di grasso.

Il nostro gruppo di ricerca – spiega il dottor Giuseppe Della Pepa del Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia dell’Università degli studi di Napoli ‘Federico II’ – ha dimostrato come una dieta ricca in acidi grassi monoinsaturi, presenti nell’olio d’oliva, riduca il contenuto epatico di grasso nei pazienti con diabete tipo 2”. 

Scarse evidenze o risultati contrastanti si hanno invece sull’effetto di altre singole componenti della dieta, come carboidrati a basso indice glicemico, acidi grassi omega 3 e omega 6, vitamine e polifenoli sul contenuto epatico di grasso.

Quarantanove pazienti con diabete tipo 2 di entrambi i sessi, età 35-70 anni, sovrappeso-obesi, in buon controllo glicemico, sono stati randomizzati a seguire per 8 settimane una dieta multifattoriale, naturalmente ricca in differenti componenti nutrizionali, oppure una dieta ricca in acidi grassi monoinsaturi.

In termini di riduzione percentuale, la dieta multifattoriale ha indotto una riduzione del 40 per cento di grasso epatico rispetto al 19 per cento di riduzione indotto dalla dieta ricca in olio extravergine d’oliva. 

Questi risultati evidenziano chiaramente come una dieta multifattoriale naturalmente ricca in diverse componenti nutrizionali possa indurre una riduzione clinicamente rilevante di grasso epatico, potendo rappresentare un’opzione nutrizionale di prima scelta per il trattamento della steatosi epatica nel diabete tipo 2, per la quale ad oggi non è stato approvato ancora nessun farmaco.

La dieta per sciogliere il grasso accumulato nel fegato

Non è noto se una dieta ricca di tutte le componenti viste prima sia maggiormente efficace rispetto a quelle che vedono modificato un singolo componente, per la terapia nutrizionale della steatosi nel diabete. “Pertanto – spiega Della Pepa – lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare l’effetto a medio termine di una dieta multifattoriale, naturalmente ricca in carboidrati a basso indice glicemico (alimenti a base di cereali integrali e legumi), acidi grassi monoinsaturi (presenti nell’olio d’oliva), acidi grassi omega 3 e omega 6 (presenti rispettivamente nel pesce e nella frutta secca a guscio), vitamine e polifenoli (presenti in alimenti e bevande quali frutta, verdura, tè, caffè), sul contenuto epatico di grasso nei pazienti con diabete tipo 2, rispetto a una dieta ricca in acidi grassi monoinsaturi”.

Le diete erano iso-caloriche e simili per macronutrienti. Nella dieta multifattoriale era previsto il consumo giornaliero di pasta e pane integrale, legumi, olio extra vergine d’oliva, tè verde deteinato, caffè decaffeinato, frutta e verdura ricca in polifenoli come arancia, broccoli, rucola e carciofi, una piccola quantità giornaliera di mandorle e 3 porzioni a settimana di salmone.

Nella dieta ricca in acidi grassi monoinsaturi era previsto il consumo giornaliero di pasta e pane non integrali, riso, olio extravergine d’oliva, frutta e verdura povera in polifenoli. Prima e dopo l’intervento è stato misurato il contenuto di grasso epatico mediante spettroscopia di risonanza magnetica (esame che permette di avere una stima precisa del contenuto di grasso epatico).

L’adesione alle diete è stata ottimale e, al termine delle 8 settimane di intervento, la dieta multifattoriale ha determinato una riduzione di grasso epatico significativamente maggiore rispetto alla dieta ricca in olio extra-vergine d’oliva.

I risultati dello studio sono stati raggiunti con cibi naturali, tipici della maggior parte delle abitudini gastronomiche e senza alcun tipo di supplemento. Inoltre, l’ottima aderenza dei partecipanti mostra che questo tipo di dieta è fattibile e facilmente accettabile.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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