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Criocamera e criosauna: qual è la differenza?

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Crioterapia: differenza tra criocamera e criosauna

La crioterapia sistemica consiste nell’esposizione dell’intero corpo a una temperatura compresa tra i 120 e 140 gradi sottozero, per un tempo molto breve e sotto stretto controllo medico.

Tutto ciò avviene in una struttura detta “cabina del freddo”, ovvero un ambiente caratterizzato da un’atmosfera estremamente secca e asciutta, ottenuta attraverso l’evaporazione e l’utilizzo dell’azoto liquido.

Ma a cosa serve la crioterapia?

Sembra che immergersi in temperature degne dei poli, per un lasso di tempo non superiore ai 3 minuti, permetta di rigenerare mente e corpo. In particolare, questa sorta di “bagno” di freddo viene sfruttato in campo medico e riabilitativo per alleviare dolori, infiammazioni, contratture, patologie neurologiche e, più in generale, per migliorare prestazioni atletiche o la qualità della condizione psico-fisica dell’individuo.

La crioterapia sistemica si può realizzare in due ambienti differenti:

  • criosauna
  • criocamera

Perché scegliere l’una o l’altra? Si può optare per uno dei due ambienti in funzione del tipo di disturbo di cui si soffre.

La principale differenza tra criocamera e criosauna è in termini di sicurezza e di efficacia.

La criosauna, in alcuni casi, potrebbe esporre al rischio di respirare i vapori di azoto che raffreddano l’aria all’interno del cilindro-criosauna; se così fosse, l’ambiente risulterebbe sottossigenato e potenzialmente dannoso per l’organismo.

Nel caso della criocamera, invece, l’azoto passa all’interno degli scambiatori di calore, generando così aria fredda che viene immessa nella camera, comportandosi come una sorta di “frigorifero”.

In termini di efficacia, nella criocamera tutto il corpo è sottoposto a temperature fredde e, quindi, anche il cervello e l’ipotalamo – il nostro centro di termoregolazione –, che invia segnali a tutto l’organismo per ambientarsi a tali temperature.

Al contrario, nella criosauna, la testa è all’esterno del cilindro e si mantiene così a una temperatura ambiente. Pertanto, la criocamera è una soluzione più vantaggiosa, da preferirsi alla criosauna.

Criocamera: cosa è?

In particolare, la criocamera è un ambiente ampio diviso in due parti. Si accede, a gruppi di 3 o 4 persone, prima in una sorta di “anticamera”, dove si è immersi totalmente in un ambiente raffreddato in maniera indiretta, mediante azoto liquido a una temperatura di circa -60°C, e dove si sosta per circa 30-45 secondi.

Dopo questo primo step, un segnale acustico avvisa gli utenti che è tempo di passare nella postazione successiva, dove la temperatura varia tra i –120°C e i -160°C: qui si realizza, quindi, il trattamento vero e proprio; si soggiorna per un lasso di tempo compreso tra un minuto e mezzo e due minuti e mezzo (a seconda delle indicazioni mediche), a una T media di -120°C.

Cosa è la criosauna?

La criosauna è, invece, una cabina circolare a cui si accede singolarmente. Questa struttura è dotata di un pavimento mobile che si alza o si abbassa in funzione dell’altezza del paziente, in modo tale che il capo rimanga fuori dalla cabina. La criosauna è raffreddata mediante azoto liquido a una T compresa tra i -110°C e i -140°C e l’esposizione al freddo intenso dura da un minimo di un minuto e mezzo fino a un massimo di tre minuti.

Sia che si scelga la criosauna o la criocamera, è necessario sottoporsi precedentemente al trattamento a una visita medica di idoneità, al fine di verificare lo stato generale di salute e individuare il percorso di cura ad hoc per il paziente.

In linea generale, la crioterapia è sconsigliata nel caso in cui si soffra di patologie respiratorie gravi, ipertensione, ipotiroidismo non adeguatamente corretto dalla terapia sostitutiva, gravi disturbi cardiaci o circolatori e nel caso di reazioni d’intolleranza al freddo (orticaria da freddo e morbo di Raynaud).

Ma perché decidere di sottoporsi a un “bagno di freddo” così intenso?

La crioterapia, in particolare, è risultata particolarmente utile per trattare stati infiammatori e combattere il dolore. L’utilizzo di questa tecnica è indicato per la prevenzione dell’osteoporosi e per il trattamento di patologie, quali artrosi, fibromialgia, ernia del disco, discopatia della colonna vertebrale, dolori muscolari, tendiniti, malattie autoimmuni, psoriasi, neuropatie, disturbi neurologici (Parkinson, sclerosi multipla, ictus), ma anche disturbi quali ansia e depressione.

Inoltre, la crioterapia può aiutare a ridurre i tempi di ripresa dopo un intervento chirurgico o a seguito di un trauma.

Qual è l’azione che la crioterapia esercita sull’organismo?

I benefici apportati dalla crioterapia sono legati agli effetti dello shock termico che la temperatura bassissima provoca nell’organismo.

In presenza di una temperatura “glaciale”, il cervello agisce come se si trovasse in una situazione di pericolo: il sangue viene “dirottato” dalla periferia verso gli organi vitali e si ha, dunque, una brusca vasocostrizione superficiale che non riguarda tuttavia cuore, cervello e polmoni, proprio perché lo shock termico è breve e controllato.

Terminato il “bagno” di freddo, si ha una vasodilatazione superficiale intensa, durante la quale il sangue torna a fluire nei vasi in modo energico ed elimina così le tossine presenti in tessuti, muscoli e articolazioni. Ma non solo: si ha un effetto antiedemigeno molto evidente, ovvero, si riduce il gonfiore delle articolazioni e dei tessuti molli.

Inoltre, i benefici del trattamento si registrano anche a livello psicologico: nel sistema nervoso, la crioterapia stimola il rilascio di neurotrasmettitori che migliorano la sensazione di benessere.

Per questo, la crioterapia viene utilizzata anche come coadiuvante nel trattamento di disturbi, quali ansia e depressione.

Le temperature bassissime aiutano poi a mantenersi giovani: il freddo tanto intenso accelera il rinnovamento cellulare e migliora così le condizioni della pelle.

La crioterapia aumenta, inoltre, la produzione di sostanze antidolorifiche naturali nel nostro organismo. In particolare, il freddo intenso stimola la sintesi di molecole (beta-endorfine e citochine antinfiammatorie) che contrastano i processi infiammatori nei tessuti.

Ma non solo: dopo circa trenta secondi di esposizione dell’organismo a temperature tanto rigide, si registra una notevole riduzione della percezione del dolore. Questo effetto analgesico permane per circa 6 ore dopo una sola seduta, per poi sommarsi pian piano durante le sedute che compongono l’intero trattamento. Ciò permette di ridurre notevolmente l’assunzione di antinfiammatori-antidolorifici.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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