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Depressione? Il rischio è più alto per le donne che lavorano (più di 55 ore alla settimana)

Tania Catalano | Biologa

Ultimo aggiornamento – 19 Marzo, 2019

Depressione nelle donne: perché il rischio è più alto?

Lavori troppe ore durante la settimana? Fai attenzione e cogli i segnali in anticipo: sembrerebbe che il rischio di depressione sia più alto per le donne che lavorano più di 55 ore a settimana.

Sarà colpa dell’ambiente professionale mutato, della digitalizzazione che ha permesso un accesso agli strumenti di lavoro h24. La conseguenza, però, è che un numero sempre maggiore di persone registra un orario lavorativo sempre più lungo.

Tuttavia, quelle lunghe ore passate al lavoro sono state collegate a problemi di salute mentale, in particolare nelle donne.

I dati osservati dallo studio

Uno studio osservazionale pubblicato online sul Journal of Epidemiology & Community Health riporta che le donne che lavoravano 55 ore o più alla settimana presentavano sintomi di depressione più significativi rispetto alle donne che lavoravano nelle ore standard.

«I soggetti, soprattutto di sesso femminile, che non hanno un equilibrio tra vita privata e lavoro, quelle donne che lavorano così tanto da non avere tempo da dedicare a se stesse, subiscono un impatto negativo sulla salute mentale perché non riescono a staccare in modo concreto e a rilassare la mente» – ha spiegato la dr.ssa Deborah Serani, professore di psicologia presso la Adelphi University a Garden City di New York.

Cosa fare

I ricercatori dello studio sottolineano il potenziale doppio peso che subiscono le donne quando le ore di lavoro settimanali superano determinati standard: al lavoro retribuito, infatti, devono essere molto spesso aggiunte le ore di lavoro casalingo, a cui si dedicano una volta tornate a casa. Quindi, la situazione di stress si duplica, intensificando la possibilità di depressione.

I ricercatori sperano che i loro risultati incoraggino i datori di lavoro e i responsabili delle politiche a implementare interventi volti ad aiutare a ridurre i carichi di lavoro delle donne, senza limitare la loro piena partecipazione alla forza lavoro.

È possibile migliorare le condizioni di lavoro psicosociale?

Il percorso personale di riduzione dello stress prevede cinque tappe che possono aiutare la donna a minimizzare la possibilità di cadere in depressione:

  1. Trovare equilibrio, cercando di trovare tempo da dedicare a se stesse, nonostante gli impegni.
  2. Chiedere aiuto, cercando modi per delegare le responsabilità evitando di caricare tutto sulle proprie spalle. Dividere i compiti con il partner è un fattore indispensabile.
  3. Praticare l’auto-cura, declinando le responsabilità che non competono.
  4. Dormire bene, anche se potrebbe essere l’ultimo dei pensieri… trovate il tempo di dormire.
  5. Cercare un aiuto professionale, poiché i disturbi mentali sono legati a stress, dolori muscolari, insonnia e irritabilità è bene tenerli d’occhio: se persistono per più di dieci giorni, rivolgersi a uno specialista può risultare determinante.

Depressione, perché colpisce maggiormente le donne?

La depressione è maggiormente diffusa tra le popolazione femminile, a causa di fattori caratteristici come, tra cui:

  • Biologici
  • Ormonali
  • Psicosociali
  • Legati al ciclo di vita

Gli ormoni, si sa, influenzano direttamente i processi chimici cerebrali che controllano le emozioni e l’umore. Non è un caso che le donne siano particolarmente vulnerabili alla depressione post partum, quando i cambiamenti ormonali e fisici – insieme alle nuove responsabilità! – possono sopraffarle.

Anche durante il periodo di transizione verso la menopausa alcune donne sono maggiormente a rischio di depressione. I ricercatori stanno indagando su come gli sbalzi ciclici dell’estrogeno e degli altri ormoni possano influire sulla chimica cerebrale associata al disturbo depressivo.

Infine, lo stress lavorativo, come tema principale di questo studio, porta molte donne ad affrontare uno stress dovuto alle responsabilità lavorative e familiari, alla cura dei bambini e dei genitori anziani, alle situazioni di violenza, alla povertà e alle tensioni nel rapporto con il partner.

La terapia? Da instaurarsi tempestivamente, in accordo con il proprio medico, può essere di tipo farmacologico, psicoterapeutico o una associazione delle due terapie.

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Tania Catalano | Biologa
Scritto da Tania Catalano | Biologa

Sono laureata in Scienze Biologiche e sto per conseguire la laurea Magistrale in Biologia Sanitaria e Cellulare Molecolare. Nei lavori di stage presso diversi laboratori di analisi biochimico cliniche ho approfondito la diagnostica clinica e immunologica. Mi occupo di giornalismo medico scientifico e approfondisco spesso la relazione tra nutrizione e patologie cronico-degenerative.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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Tania Catalano | Biologa
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