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Funghi champignon? Potrebbero contrastare il diabete

Elena Marchesi | Biologa e ricercatrice

Ultimo aggiornamento – 11 Novembre, 2021

I funghi champignon sono alimenti comunemente presenti nelle nostre cucine. Non è un caso che la varietà di funghi Agaricus Bisporus, comunemente nota appunto come champignon bianchi, sia una delle specie maggiormente vendute e apprezzate in tutto il mondo.

Consumarne una porzione di varietà bianca e di almeno 85 grammi al giorno sembrerebbe contrastare il rischio di diabete, così come di altre patologie legate al glucosio.

Il motivo? Il microbioma intestinale varia a causa dell’aumento del numero delle colonie di batteri Prevotella. La produzione di quegli acidi grassi che regolano i livelli di glucosio è di conseguenza modificata. Ad affermarlo è uno studio portato avanti dall’Università della Pennsylvania.

Ecco perché.

Funghi champignon: abbiamo un motivo più che valido per mangiarli

Al Dipartimento di Scienze Veterinarie e Biomediche dell’Università della Pennsylvania è stato condotto uno studio internazionale, grazie anche alla collaborazione con l’Istituto Wuhan dell’Accademia Cinese delle Scienze. Alla guida del team di ricerca, troviamo la dr.ssa Margherita T. Cantorna, docente di Immunologia Molecolare presso l’ateneo statunitense.

La conclusione sembra chiara: mangiare funghi champignon nelle porzioni presentate permette la modifica del microbioma intestinale, favorendo la crescita di quei batteri in grado di regolare i livelli di glucosio nel fegato. Questo effetto sembra positivo nella cura e nella prevenzione del diabete, così come in altre patologie metaboliche correlate all’assorbimento dello zucchero.

Gli esperimenti sono stati condotti su dei topi ai quali è stata servita una porzione giornaliera di funghi pari a quella di 85 grammi negli esseri umani. Le analisi della flora batterica di questi animali ha evidenziato un netto aumento delle colonie di batteri del genere Prevotella, conosciuti per l’abilità di produrre acidi grassi a catena corta capaci di regolare i livelli di zuccheri all’interno dell’organismo. I principali artefici – se facciamo riferimenti ai topi, come nello studio in questione – sono gli acidi grassi propionato e succinato. In generale, la loro azione si concentra sui geni responsabili della gestione del glucosio (la cosiddetta glucogenesi intestinale).

A tal proposito, la dr.ssa Cantorna evidenzia come una migliore gestione del glucosio ha effetti positivi in caso di diabete o altre malattie metaboliche. Per questo motivo, una modifica alla dieta porta a una variazione nella flora batterica intestinale, che a sua volta causerà altri effetti a livello del corpo umano.

Ad esempio, il diabete è caratterizzato da un deficit di insulina, l’ormone responsabile della regolazione dei livelli di glucosio, e per questo motivo il consumo di questi funghi può avere degli enormi benefici.

I dettagli della ricerca in questione sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Functional Foods e ulteriori studi futuri potranno confermare e indagare ulteriormente questo meccanismo. Nel frattempo, possiamo continuare a consumare tranquillamente questo tipo di funghi… per tenere lontano il diabete!


FONTI

I dati presentati nell’articolo sono stati estrapolati da uno studio  – Prebiotic effects of white button mushroom (Agaricus bisporus) feeding on succinate and intestinal gluconeogenesis in C57BL/6 mice pubblicato sulla rivista Journal of Functional Foods (Volume 45, Giugno 2018, pg. 223-232).

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Elena Marchesi | Biologa e ricercatrice
Scritto da Elena Marchesi | Biologa e ricercatrice

Diplomata al Liceo Scientifico PNI in Matematica, ho iniziato i miei studi presso la facoltà di Biotecnologie dell’Università degli Studi di Milano, successivamente ho prediletto la facoltà di Science Communication & Bionics presso una Università Internazionale con sede in Germania. Attualmente sto assistendo in un progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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