Ictus, le donne sono più a rischio: vero o falso?

Elena Marchesi | Biologa e ricercatrice

Ultimo aggiornamento – 07 Maggio, 2021

ictus donne: fattori di rischio e prevenzione

Come sappiamo, l’ictus si manifesta con un danno alle cellule cerebrali, che può essere causato da una mancanza di ossigeno e di nutrienti portati dal sangue (in caso di ischemia) oppure da una compressione causata dal sangue che fuoriesce da un vaso, nel caso in cui si verifichi una emorragia cerebrale.

In Italia l’ictus è la terza causa di morte, preceduto dalle malattie cardiovascolari e dalle neoplasie, oltre ad essere la prima causa di disabilità. Nel nostro Paese si registrano circa 185mila casi di ictus ogni anno. Le dimensioni del problema appaiono quindi evidenti. In particolare, il rischio di ictus è correlato all’età ed aumenta con il passare degli anni: è abbastanza basso fino ai 40-45 anni, crescendo quindi gradualmente fino a raggiungere il suo massimo dopo i 70 anni.

Ma sapreste indovinare chi tra i due sessi ne è più a rischio? Vi è uno studio statunitense che è riuscito a risponde a questa domanda. Analizziamolo insieme.

Ictus: nemico delle donne

Gli esperti del Brigham and Women’s Hospital di Boston, dopo una serie di ricerche, sono riusciti a dare finalmente una risposta a questo quesito che, oltre che curioso, si presenta di fondamentale importanza in ottica di prevenzione. Insomma, l’arcano è stato svelato. Pubblicati dalla rivista Stroke, gli studi affermano che l’ictus sembrerebbe colpire maggiormente le donne. Sì, proprio così.

La causa? I fattori di rischio che potrebbero essere presenti solamente nelle donne sono:

  • Sviluppo precoce (menarca prima dei 10 anni)
  • Menopausa precoce (prima dei 45 anni)
  • Carenza dell’ormone DHEAS, un ormone prettamente androgeno

E ancora:

  • Assunzione di ormoni estrogeni o della pillola anticoncezionale
  • Gravidanza con complicanze, tra cui diabete e pressione alta

Sono anche emerse alcune potenziali disparità nel trattamento, che potrebbero favorire ulteriormemte questo maggiore rischio. Non solo. Le donne però possono essere vittime di ictus anche in età fertile: la probabilità sembra essere relativamente bassa, ma sale notevolmente se vi è la presenza di alcune particolari condizioni. Ad esempio, come già sottolineato, la pillola anticoncezionale può aumentare la probabilità di ictus, soprattutto per coloro che fumano, hanno la pressione alta o una storia di emicrania. Nelle donne che soffrono di emicrania con aura’, che utilizzano contraccettivi orali e hanno il vizio del fumo si registra per esempio un rischio 30 volte maggiore di essere colpite da ictus. Il fumo poi è certamente più pericoloso per lei.

Morale, nell’arco della vita una su cinque si troverà ad affrontare un ictus, che sembra uccidere più del cancro al seno. La ricerca però non si ferma qui, anzi arriva ad evidenziare che, dopo un ictus, la mortalità è maggiore nelle donne. Analogamente, anche gli esiti a 12 mesi dall’ictus differiscono nei due sessi: le donne sono infatti maggiormente esposte a limitazioni, oltre ad avere un maggiore rischio di depressione e – complessivamente – una minore qualità di vita.

Parola d’ordine: prevenzione

Ovviamente, l’autrice dello studio, la dr.ssa Kathryn Rexrode, conclude la pubblicazione sottolineando l’importanza dei controlli periodici, soprattutto nelle donne a rischio, che presentano uno o più dei fattori sopra elencanti. Insomma, le donne «dovrebbero essere monitorate con attenzione ed essere consapevoli di avere un rischio di ictus maggiore, ed essere motivate ad adottare stili di vita più sani per diminuire il loro rischio».

Dunque, oromuovere uno stile di vita sano è un primo passo per diminuire il rischio di ictus. Intensificare i trattamenti preventivi nelle donne potrebbe essere anche un altro valido metodo per compensare il maggiore rischio di ictus.

Elena Marchesi | Biologa e ricercatrice
Scritto da Elena Marchesi | Biologa e ricercatrice

Diplomata al Liceo Scientifico PNI in Matematica, ho iniziato i miei studi presso la facoltà di Biotecnologie dell’Università degli Studi di Milano, successivamente ho prediletto la facoltà di Science Communication & Bionics presso una Università Internazionale con sede in Germania. Attualmente sto assistendo in un progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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