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Incontinenza urinaria femminile e disturbi del pavimento pelvico

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Dr. Gianfranco Blaas: specialista in ginecologia e ostetricia dal 1971. Prima assistente e poi aiuto corresponsabile, dal 1970 al 1996, alla maternità di Borgo Trento a Verona. Direttore di Ostetricia e ginecologia alla ULSS 22, Ospedale di Bussolengo. Dal 2000, direttore del dipartimento materno infantile della ULSS 22. In pensione dal 2013. Svolge oggi libera professione.


Molte donne soffrono di disturbi al pavimento pelvico e di incontinenza. Non è sempre facile convivere con il problema o trovare una valida soluzione per stare meglio.

Abbiamo rivolto al dr. Gianfranco Blaas, specialista in ginecologia, alcune domande, per tentare di capire insieme le cause del disturbo e le soluzioni più efficaci.

Partiamo dall’inizio: cosa è il pavimento pelvico?

Il pavimento pelvico è un complesso di muscoli e di tendini che chiudono verso il basso il bacino, incrociandosi tra di loro come un ventaglio aperto, i cui punti d’attacco sono le ossa stesse. Questo sostegno, tipo amaca, è attraversato da orifizi, che permettono la fuoriuscita dei feti nel sesso femminile, e, comunque, dei nostri prodotti di scarto, attraverso vescica e retto, sia nell’uomo che nella donna.

Perché il pavimento può cedere e dare problemi?

Quando noi, esseri umani, camminavamo su quattro zampe, come la maggior parte degli animali, il peso di tutti gli organi interni era distribuito lungo la muscolatura ventrale. Passando poi alla stazione eretta, il peso è andato a premere tutto verso il basso, sforzando così il “ventaglio” muscolo-tendineo. Ciò soprattutto nella donna, in cui si ha con la gravidanza un enorme aumento del peso uterino e, con il parto, una dilatazione forzata dell’orifizio vaginale. Questi eventi favoriscono un cedimento progressivo del pavimento.

Immaginiamo che questo stesso pavimento sia diviso in tre finestre che vanno a comporre un’unica vetrata: attraverso quella anteriore si affacciano vescica e uretra (che serve a espellere l’urina). Attraverso la finestra di mezzo, si affacciano utero e vagina. Attraverso la finestra posteriore passa l’ultima parte dell’intestino: il cosiddetto intestino retto.

Perché ho portato l’esempio della vetrata composta da tre finestre? Perché, comunque sia, vi può essere uno solo dei vetri che è rotto o scheggiato, o i vetri rotti sono due o, addirittura, tutti e tre; comunque sia, vi sarà un danno alla vetrata, che non avrà più la stabilità di quando tutto era a posto. Ma la cosa più importante che voglio spiegare è che anche se uno solo dei vetri (scomparti del pavimento pelvico) appare in disordine o rotto, in effetti noi dobbiamo pensare che tutta la vetrata è da controllare: se voi avrete uno dei disturbi di cui parleremo dopo, è fondamentale che chi vi cura si interessi di tutti i possibili danni presenti! E la cura che vi verrà consigliata dovrà tenere presente in quale zona del vostro pavimento pelvico il danno è maggiore o se tutto è alterato.

Quali sono le cause delle alterazioni del pavimento pelvico?

Se è alterata la zona anteriore, vi potrà essere una discesa della semplice uretra o anche della parete della vescica, che è in stretto contatto con la parete anteriore della vagina: la Donna potrà avere una sensazione di massa carnosa che occupa la parte anteriore della vagina; questa situazione è conosciuta come “ prolasso vescico-vaginale”, che può dare più o meno fastidio, quando si sta in posizione eretta per molto tempo, magari facendo sforzi.

Ciò che però dà il maggiore disagio è la perdita di urine, che può avvenire in modo spontaneo o sotto sforzo (camminata veloce, corsa, starnuti, risata, ecc). La perdita di urine è legata al fatto che, discendendo la parete vescicale, si modifica l’angolo che la vescica stessa fa con l’inserzione dell’uretra (la “cannuccia che porta verso l’esterno l’urina). Questo angolo fa da meccanismo a valvola, sino a che la vescica non è troppo piena. Cedendo l’angolo, cede la valvola.

Vi sono però anche altri meccanismi che aiutano a trattenere l’urina: come la muscolatura propria della uretra (fatta a manicotto: sfintere uretrale) o la capacità di dilatarsi della parete vescicale che si va riempiendo. Vi sono dei casi in cui, pur con vescica abbastanza vuota, parte lo stimolo irrefrenabile a urinare. Tutto ciò l’ho spiegato perché, a seconda della causa che determina l’incontinenza urinaria, cambierà in modo fondamentale anche il tipo di cura: chirurgia, se la causa scatenante è anatomica, se cioè dipende dall’abbassamento o da un rilassamento degli sfinteri uretrali. Terapia medica, se è la parete vescicale che è troppo irritabile (vescica iperattiva).

Occorre, prima di prendere una decisione sul tipo di cura, che siano fatte manovre da personale specializzato, come le “prove uro-dinamiche”, dei semplici esami ambulatoriali per scoprire le cause vere della incontinenza.

Come prevenire il prolasso e l’incontinenza?

Esistono esercizi per la muscolatura pelvica, che potrebbero essere già impiegati ancor prima di iniziare una gravidanza, o durante la stessa o dopo il parto. Naturalmente, sotto la guida iniziale di un/a fisioterapista specializzato.

Quando, oltre che cedere la “finestra anteriore” cedono anche le altre due, si ha il cosiddetto prolasso uterino, che può essere di vario grado, sino a diventare invalidante (cosa oggi molto rara) per lo stare in stazione eretta.

Per rimediare a questa patologia esiste, oggi, oltre alla chirurgia classica, anche una chirurgia “protesica” utilizzante materiali bio-compatibili, che permettono di conservare l’utero, riponendolo nella sua posizione: cosa indispensabile quando questa patologia colpisce una donna giovane. Per finire, può essere che ceda prevalentemente la finestra posteriore del nostro pavimento pelvico. Ciò porterà a una discesa di vario grado dell’intestino retto. Tale inconveniente potrà essere avvertito come un semplice rigonfiamento della parete posteriore della vagina, ma può portare a uno sfiancamanto della parete dell’intestino retto, con ritenzione di feci (sindrome della defecazione ostruita), che richiede manovre varie per riuscire a evacuare.

Anche in questo caso, comunque, previ accertamenti accurati fatti da specialista, esiste un intervento abbastanza semplice (in mani esperte) per la risoluzione dei sintomi.

 

 

 

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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