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L’effetto delle basse temperature sulle vene delle gambe

Dr. Guido Arpaia

Ultimo aggiornamento – 16 Dicembre, 2021

Insufficienza venosa e Freddo

Intervista al dr. Guido Arpaia, specialista in Angiologia ed Ematologia e Presidente della  SIAPAV  - Società Italiana di Angiologia e Patologia Vascolare.


Con caldo, sì sa, chi soffre di disturbi venosi alle gambe (insufficienza venosa) presenta numerosi sintomi; ma cosa accade in inverno, quando le temperature si fanno più basse?

Lo abbiamo chiesto al dr. Guido Arpaia, specialista in angiologia.

Qual è l’effetto del freddo sulle vene?

Bisogna, in primis, distinguere tra vene e arterie. Se parliamo di vene, ovvero quei vasi che riportano indietro il sangue, dalla periferia verso il cuore, tutto sommato il freddo non fa così male

Quando fa freddo, infatti, normalmente i nostri vasi tendono a restringersi, per far sì che si trattenga all’interno del corpo la temperatura. Pensiamo alla nostra pelle, piena di piccoli vasi anche invisibili: se ci si espone al freddo, si diventa pallidi per la vasocostrizione. Se, invece, ci esponiamo al caldo, diventiamo paonazzi, proprio perché tendiamo a disperdere il calore in eccesso con la vasodilatazione. In fondo, la nostra pelle è un sofisticatissimo “radiatore”. 

Normalmente, dunque, chi soffre di problemi venosi agli arti inferiori d’inverno sta meglio. Il freddo fa sì che i vasi siano più tonici e riducano il loro diametro, abbassando l’ipertensione venosa. 

Spostando l’attenzione sulle arterie, che sono i vasi che portano il sangue in periferia, se una persona ha una arteriopatia di un certo rilievo, il freddo può essere controproducente, riducendo l’apporto di sangue in periferia. 

Qual è la funzione delle calze elastiche, andrebbero sempre indossate (anche in inverno) e da chi?

Quando si ha una malattia delle vene, queste sono dilatate, poiché la parete della vene si è un po’ “lasciata andare” e all’interno delle vene stesse le valvole che permettono al sangue di muoversi dal basso verso l’alto (nel caso delle gambe), impedendo il reflusso, funzionano male. 

Dunque, usiamo le calze elastiche perché applichiamo dall’esterno una pressione che riduce il calibro delle vene e l’ipertensione venosa, facendo sì che il ritorno del sangue dal basso verso l’alto sia facilitato. 

Ovvio che, teoricamente, se un paziente ha le vene ammalate deve indossarle sempre, in ogni stagione. Si ha una maggiore tollerabilità in inverno, per le basse temperature. In effetti, il problema è in estate, quando il caldo vasodilatata, ma il paziente non le sopporta. Poi, dipende dalla gravità dei casi e, spesso, quando il disturbo è grave, il paziente si convince facilmente rendendosi conto del beneficio. 

In estate, nei casi meno gravi, si può dare il consiglio di sostituirle con farmaci per le vene, quando possibile. 

Qual è la relazione tra sindrome di Raynaud e freddo?

La relazione è strettissima; la sindrome di Raynaud è una eccessiva risposta alla vasocostrizione da freddo

Si può descrivere pensando a quando una parte delle dita delle mani (le falangi più distali), ma anche i piedi, la punta del naso o le orecchie, diventano bianco cadavere, quando ci si espone al freddo. Inoltre, la vasocostrizione non fa arrivare il sangue e tipicamente può creare anche dolore e durare parecchio. 

Consigliati, in questi casi, sono guanti e una esposizione ridotta al freddo. Il fenomeno di Raynaud può essere scatenato anche da fattori patologici (fenomeno secondario), come malattie reumatiche, professionali, ma anche neoplasie. 

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Scritto da Dr. Guido Arpaia

Specialista in Angiologia ed Ematologia e Presidente della SIAPAV - Società Italiana di Angiologia e Patologia Vascolare.

a cura di Redazione Pazienti
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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