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Linfociti troppo bassi e vertigini? Ecco cosa mangiare per aumentarli

Redazione

Ultimo aggiornamento – 07 Maggio, 2021

Linfociti bassi e alti

SOS linfociti bassi? Le cause possono essere diverse: anomalie della funzionalità del midollo, farmaci, infezioni o infiammazioni, virus. In ogni caso, i sintomi della linfopenia – questo il nome scientifico – sono solitamente sempre gli stessi, ovvero:

  • debolezza eccessiva;
  • facilità ad ammalarsi;
  • vertigini;
  • pallore o ittero;
  • perdita di peso;
  • mal di testa e delle ossa.

In alcuni soggetti, invece, non compaiono segni e questa assenza di campanelli d’allarme, ahimè, non è proprio un bene.

Ma partiamo con ordine, cercando di capire – in primis – cosa sono i linfociti.

Cosa sono i linfociti?

Potremmo chiamarli globuli bianchi e sono, certamente, cellule importantissime per la difesa dell’organismo contro batteri e virus.

Entrando nel dettaglio, i linfociti sono leucociti agranulociti mononucleati, con un nucleo rotondo e nessun granulo nel citoplasma.

I linfociti possono dividersi in:

  • Linfociti B, ovvero plasmacellule, hanno il compito di produrre anticorpi e azionare i linfociti T. Si chiamano B perché maturano nel Bone Marrow, ovvero il midollo osseo.
  • Linfociti T, perché prendono vita nel Timo, dividendosi poi in linfociti T Helper (Th), linfociti T citotossici (Tc), linfociti T regolatori, tutti implicati nel corretto funzionamento della risposta immunitaria.
  • Linfociti NK, noti come cellule Natural Killer, con un alto potenziale citotossico.

Quando i linfociti sono bassi: i valori

Si parla di linfociti bassi quando i valori sono minori di 1,5*10^9/l, meno di 1,5 miliardi di linfociti ogni litro di sangue. Normalmente, invece, sono compresi nel range tra 1.000 e 4.800 linfociti/ml negli adulti, 3.000-9.000 linfociti/ml nei bambini. Sono bassi nei più piccoli quando scendono al di sotto di 3,0 miliardi.

Le cause?

Come già detto, possono essere diverse. Tra queste:

  • Tumori del sangue, che alterano la funzionalità midollare (leucemie, mieloidi – linfatiche – linfoidi).
  • Mielodisplasie, ovvero malattie del sangue originate da alterazioni di cellule staminali del midollo osseo.
  • Tumori.
  • Mielofibrosi: ovvero la graduale sostituzione del midollo osseo con materiale fibrotico.
  • Infezioni o virus (malaria, HIV, Dengue, tubercolosi, epatite B, cytomegalovirus, sepsi).
  • Anemia aplastica, con una maggiore circolazione di cellule nel sangue.
  • Farmaci, come antibiotici, antidepressivi, antiepilettici, antitiroidei, chemioterapia, cortisoni, immunosoppressori.
  • Artrite reumatoide.
  • Lupus.
  • Carenze vitaminiche, come quella di folati e vitamina B12 (cianocobalamina).
  • Carenze di oligoelementi; la carenza di sostanze, come zinco e rame, può dare riduzione dei linfociti.
  • Stress.

Quando, in particolare, le cause sono da attribuire a questi ultimi tre fattori, è possibile intervenire anche con l’alimentazione.

Cosa mangiare quando i linfociti sono bassi?

Per reintegrare minerali e vitamine e rafforzare il sistema immunitario può essere utile scegliere alcuni particolari alimenti. Ecco quali:

  • Ginseng, famoso – soprattutto in USA – come immunostimolatore naturale.
  • Agrumi, ricchi di vitamina C, caro vecchio rimedio della nonna.
  • Echinacea, una pianta – ottima come infuso – con proprietà immunostimolanti e anitivirali.
  • Aglio, permette la moltiplicazione delle cellule che contrastano le infezioni.
  • Shiitake, maitake e reishi, ovvero funghi che stimolano il sistema immunitario e facilitano l’eliminazione dei radicali liberi.
  • Carote, grazie al betacarotene, consentono l’accrescimento del numero delle cellule in grado di combattere le infezioni.
  • Fermenti lattici, che aiutano il sistema immunitario, riequilibrando – e quindi rafforzando – la flora batterica. Inoltre, il contenuto di germi prebiotici e probiotici favorisce l’aumento delle difese immunitarie.

Provare per credere: quando l’aiuto può venire dalla buona tavola e dalle migliori abitudini alimentari, perché non tentare?

*Contenuto di informazione pubblicitaria.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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