icon/back Indietro Esplora per argomento

«Per la loro scoperta del virus che causa l'epatite C» vincono il Nobel per la Medicina 2020

Redazione

Ultimo aggiornamento – 15 Giugno, 2022

Epatite C e premio nobel per la medicina 2020

Una scoperta, una «pietra miliare nella battaglia in corso contro le malattie virali che ha permesso di salvare milioni di vite e dare la speranza di eradicare una malattia». Con questa motivazione, la The Nobel Assembly ha deciso di premiare con il Nobel per la Medicina 2020 i tre scienziati a cui si deve la scoperta del virus dell’epatite C: Harvey J. Alter (USA), Michael Houghton (UK) e Charles M. Rice (USA).

Un virus che causa «400mila decessi l'anno»

«Negli ultimi anni – ha spiegato una componente dell'Istituto Karolinska di Stoccolma (The Nobel Assembly at Karolinska Institutet), che ogni anno si riunisce per decretare le ricerche più meritevoli – sono stati stimati 70 milioni di casi di epatite C nel mondo» che, a loro volta, sono causa di «400mila decessi all’anno» oltre ad essere una delle «cause più comuni di trapianti di fegato».

Certo, ad oggi non è ancora disponibile un vaccino, diranno i più. Ma, a seguito degli studi condotti dai tre scienziati premiati, la patologia può essere diagnosticata e curata con buone probabilità di successo. «Grazie alla loro scoperta, sono ora disponibili esami del sangue altamente sensibili per il virus e questi hanno essenzialmente eliminato l’epatite post-trasfusione in molte parti del mondo, migliorando notevolmente la salute».

Il virus dell’Epatite C: l’importanza della scoperta

Quando parliamo di epatite, facciamo riferimento a una infiammazione del fegato causata da una serie differente di virus. In particolare, i virus dell'epatite A, B, C e D sono le principali cause di epatite acuta e cronica in Italia e rappresentano più del 50% complessivo dei casi. Non solo cause infettive, però. Infatti, come ha ricordato The Nobel Assembly «l'abuso di alcol, le tossine ambientali e le malattie autoimmuni sono cause importanti»·

In ogni caso, è negli anni Quaranta dello scorso secolo che vengono scoperte due forme di epatite infettiva: la prima, chiamata epatite A, che viene trasmessa da acqua e alimenti contaminati, la seconda, non del tutto identificata, dal sangue e altri fluidi corporei. Ci vollero altri venti anni perché il biochimico newyorchese Baruch Blumberg scoprisse che l'epatite trasmessa attraverso il sangue era provocata da un virus, poi chiamato virus dell'epatite B. 

Questa scoperta gli valse il Premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina nel 1976. Ma ancora, nonostante i passi avanti nel campo della ricerca e della medicina, un numero considerevole di infiammazioni del fegato continuavano ad essere diagnosticate, senza però che fossero coinvolti né il virus dell'epatite A né il virus dell'epatite B. 

Insomma, doveva essere coinvolto un altro patogeno che, successivamente, si rivelò essere quello dell'epatite C, proprio grazie al lavoro dei tre ricercatori appena insigniti del Nobel per la Medicina.

Il primo a dare un contributo per la scoperta fu il dr. Harvey J. Alter del National Institutes of Health (NIH) americani, che si accorse delle numerose diagnosi dovute a un agente non ancora identificato. Lo scienziato dimostrò che il sangue di una persona malata poteva contagiare gli scimpanzé (e, ovviamente, soggetti umani). Dopo numerose indagini ci rese conto di essere dinnanzi a un altro virus, che poco aveva a che fare con i virus dell'epatite A o dell'epatite B.  

Proprio per questo motivo, decisero di chiamare la malattia epatite non-A, non-B. Il lavoro di Alter rese dunque evidente la necessità di identificare il prima possibile il virus che causava quella forma di epatite. Le strumentazioni dell'epoca, però, non gli permisero di farlo. Attraverso una complessa analisi del DNA di scimpanzé infetti, fu il dr. Michael Houghton a isolare il virus per la prima volta: faceva parte della famiglia dei Flavivirus e gli diede il nome Hepatitis C virus (HCV). 

In seguito, il dr. Charles M. Rice insieme ai suoi collaboratori analizzò le caratteristiche del nuovo virus e soprattutto diede la dimostrazione definitiva che da solo potesse causare le epatiti dovute alle trasfusioni, con sangue che evidentemente era infetto.


Harvey J. Alter nasce nel 1935 a New York e lavora per il National Institutes of Health, una delle più importanti istituzioni pubbliche di ricerca in campo medico negli Stati Uniti.

Michael Houfhton è nato nel Regno Unito e, dopo la sua esperienza in Chiron in California, si è trasferito in Canada lavorando presso l’Università dell’Alberta.

Charles M. Rice ha origine californiane ed è considerato uno dei più grandi esperti di epatite C: è stato Direttore scientifico del Centro per lo studio dell’epatite C presso la Rockefeller University, a New York, con la quale collabora ancora oggi.

Condividi
Redazione
Scritto da Redazione

La redazione di Pazienti.it crea contenuti volti a intercettare e approfondire tutte le tematiche riguardanti la salute e il benessere psificofisico umano e animale. Realizza news e articoli di attualità, interviste agli esperti, suggerimenti e spunti accuratamente redatti e raccolti all'interno di categorie specifiche, per chi vuole ricercare e prendersi cura del proprio benessere.

a cura di Dr.ssa Gloria Negri
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Redazione
Redazione
in Attualità

1779 articoli pubblicati

a cura di Dr.ssa Gloria Negri
Contenuti correlati
Tumore al Fegato e Vaccino Terapeutico
Vaccino contro il tumore al fegato: cosa ci dice lo studio coordinato dall'Italia?

Il tumore al fegato è una delle principali cause di morte per cancro. Dopo una lunga sperimentazione, un vaccino terapeutico ha registrato i primi esiti positivi sui pazienti. Scopri di più.

icon/chat