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Pranzo da casa nelle mense scolastiche: sì o no?

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Pranzo da casa mense scolastiche

A cura di sanita_informazione

Sono tanti i motivi che potrebbero portare un genitore a richiedere alla scuola in cui sono iscritti a tempo pieno i propri figli la possibilità di non usufruire del servizio mensa offerto dal Comune ma di dare loro il pranzo preparato a casa: da esigenze economiche ad allergie o, forse più spesso, per accontentare la volontà dei bambini a cui spesso non piace quel che viene servito a mensa.

Ma quali sono le regole da rispettare in merito all’alimentazione nelle scuole? Vediamole insieme!

I bambini possono portarsi il pranzo da casa?

Sì. Una nota pubblicata dal Ministero dell’Istruzione lo scorso marzo ha reso noto come «le istituzioni scolastiche, nell’ambito della loro autonomia e della loro discrezionalità, valuteranno, per gli aspetti di competenza, le soluzioni idonee a garantire la fruizione del cosiddetto pasto domestico e l’erogazione del servizio mensa». Sono i singoli istituti quindi a valutare i criteri, ma in linea di massimo la possibilità di mangiare cibo portato da casa a scuola deve essere assicurata.

Quali sono le condizioni da rispettare?

Le scuole devono, ovviamente, assicurare la tutela delle condizioni igienico sanitarie e il diritto alla salute ed evitare possibilità di scambio di alimenti tra i bambini, «atteso che eventuali contaminazioni potrebbero derivare proprio da tale comportamento» si legge in una nota del Ministero dell’Istruzione. Si richiede poi «di adottare, in presenza di alunni o studenti ammessi a consumare cibi preparati da casa, precauzioni analoghe a quelle adottate nell’ipotesi di somministrazione dei cd pasti speciali».

Infine si raccomanda agli uffici regionali «di continuare a mantenere con le scuole un confronto costante e produttivo, supportandole affinché, nella gestione dell’erogazione del servizio per gli aspetti di competenza, non si discostino dalle pronunce della Magistratura, così da escludere ogni profilo di responsabilità individuale. Dovrà essere altresì favorita ogni iniziativa utile alla collaborazione con gli enti locali responsabili dell’erogazione e della gestione dei servizi di refezione scolastica, cosi come pare opportuno favorire e sostenere l’interlocuzione serena e costruttiva con le famiglie, raccogliendone, ove possibile, segnalazioni e richieste al fine di contemperare le opposte esigenze di tutte le alunne e gli alunni».

Cosa ha stabilito la magistratura per chi porta a scuola il pranzo da casa?

Sono stati i tribunali i primi ad aver concesso ai genitori, dal giugno del 2016, «il diritto di usufruire in modo parziale del tempo attraverso la consumazione, negli stessi locali destinati alla refezione scolastica del pasto preparato in ambito domestico in alternativa al servizio mensa erogato dalla scuola».

La prima ordinanza è giunta a giugno dal Tribunale di Torino, respingendo un reclamo del Ministero dell’Istruzione e dando quindi ragione a una cinquantina di famiglie che avevano richiesto la possibilità di poter scegliere, per i propri figli iscritti al tempo pieno, tra il servizio di mensa offerto dalla scuola e la consumazione, durante l’ora del pranzo, di un pasto preparato a casa.

Quali saranno i prossimi passi del Ministero in merito alla ristorazione scolastica?

Il Ministero della Salute ha annunciato, lo scorso aprile, l’apertura di un tavolo tecnico per l’aggiornamento delle linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica, risalenti al 2010, e considerata «la necessità di elevare il livello qualitativo dei pasti, mantenendo saldi i principi di sicurezza alimentare».

La fine dei lavori è prevista per la primavera del prossimo anno, e sarà interessante rilevare se e in che modo verrà regolata la possibilità di pranzare a scuola con cibo preparato dai genitori.

Cosa sono le mense biologiche?

Quella delle mense biologiche è l’ultima novità in tema di ristorazione scolastica. L’obiettivo che il Governo intende raggiungere con un emendamento alla manovrina è infatti quello di diffondere l’utilizzo di prodotti biologici all’interno delle mense scolastiche, creando un Fondo di 44 milioni destinato ad agevolare le scuole che intendono aderire al progetto e a ridurre i costi a carico delle famiglie.

Le mense certificate come biologiche saranno quelle che rispetteranno una serie di requisiti, quali la provenienza da produzione biologica per almeno il 70% o 90% del totale di frutta, verdura e ortaggi, pane, pasta, riso, formaggio, latte UHT, yogurt, uova e olio extravergine; per quanto riguarda la carne, dovrà essere bio almeno la metà di quella proposta.

La novità è stata promossa dal Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina e condiviso con Beatrice Lorenzin, Ministro della salute, Valeria Fedeli, Ministro dell’istruzione, e Maria Elena Boschi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Un lavoro congiunto di diverse istituzioni quindi, che intende raggiungere nei prossimi anni anche altri importanti obiettivi, come il recupero degli alimenti e la riduzione degli sprechi all’interno delle mense scolastiche.

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