Una mela al girono toglie il medico di torno? Forse sì, forse no, però potrebbe aiutare contro l'invecchiamento cellulare e l'infiammazione: lo dice la scienza.
Dalle Marche arriva una scoperta scientifica che riaccende l’attenzione sul legame tra alimentazione, invecchiamento e infiammazione cronica.
Un team di ricercatori italiani ha infatti osservato che un estratto ottenuto da un tipo di mela italiana è in grado di agire su alcuni dei principali meccanismi cellulari alla base dell’invecchiamento.
Lo studio, pubblicato su una delle riviste scientifiche più autorevoli nel campo della nutrizione molecolare - Molecular Nutrition & Food Research - descrive un potenziale effetto antinfiammatorio e “ringiovanente” che potrebbe aprire nuove prospettive nel campo della prevenzione delle malattie legate all’età.
La mela rosa marchigiana e gli effetti anti-age: cosa dice lo studio
La ricerca è stata coordinata da Stefano Amatori, della Sede di Biotecnologie di Fano dell’Università di Urbino, in collaborazione con la Politecnica delle Marche e l’Università di Camerino.
Lo studio è stato condotto all’interno del progetto PNRR Vitality – Ecosistema dell’Innovazione, che coinvolge più atenei del Centro Italia.
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Nella ricerca non é stato analizzato il frutto tradizionale, ma un estratto vegetale ricavato da cellule staminali di mela rosa marchigiana, coltivate in laboratorio attraverso una tecnologia brevettata dall’Università di Urbino.
L’estratto è stato testato su cellule umane senescenti, cioè cellule invecchiate che producono segnali infiammatori anomali. I risultati mostrano che il composto è in grado di:
- spegnere geni coinvolti nell’infiammazione cronica;
- ridurre l’attività del gene TNF-alpha, centrale nelle malattie infiammatorie;
- riportare le cellule verso un funzionamento simile a quello delle cellule giovani.
Infiammazione cronica: il vero nemico dell’invecchiamento
Gli scienziati definiscono questo processo “inflammaging”: un’infiammazione silenziosa e persistente che aumenta con l’età e contribuisce allo sviluppo di:
- malattie cardiovascolari;
- diabete di tipo 2;
- declino cognitivo;
- alcune forme di tumore;
- fragilità muscolare e ossea.
Lo studio marchigiano suggerisce che l’estratto della mela rosa potrebbe intervenire direttamente su questi meccanismi molecolari, riducendo l’infiammazione alla radice, cioè a livello genetico.
Il merito sembra essere degli acidi triterpenici, molecole naturali con comprovate proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, presenti in altissima concentrazione grazie alla coltivazione cellulare.
Una mela “coltivata in laboratorio”: perché è una rivoluzione
La tecnica utilizzata è innovativa anche dal punto di vista ambientale e produttivo. Coltivare cellule vegetali in laboratorio permette di ottenere grandi quantità di sostanze bioattive senza:
- uso di pesticidi;
- consumo eccessivo di acqua;
- bisogno di superfici agricole;
- variazioni naturali nella composizione del frutto.
Questo garantisce un estratto sempre uguale, stabile e controllabile, requisito essenziale per eventuali futuri usi come integratore, cosmetico o supporto nutrizionale funzionale.
Ma cosa significa davvero per la salute?
È importante sottolineare che si tratta di uno studio di laboratorio su cellule, e non ancora di una sperimentazione sull’uomo. Tuttavia, i risultati sono considerati solidi e promettenti, tanto da indicare la mela rosa marchigiana come una possibile protagonista futura nella strategia anti-invecchiamento.
Non si tratta dunque di una “mela miracolosa”, ma rappresenta piuttosto un esempio concreto di come la scienza stia riscoprendo il valore della biodiversità italiana e delle sue ricchezze biologiche, trasformandole in strumenti di prevenzione.
Fonti:
PubMed - The Nutrigenomic Effect of Mela Rosa Marchigiana Callus Extract on Cellular Senescence: Insight From a Preliminary In Vitro Study