Prendersi cura dell’intestino, ponendo attenzione alla sua regolarità, consente di ridurre molti rischi per la salute. Un blocco intestinale, infatti, può avere conseguenze molto fastidiose.
Quando si verifica il blocco intestinale?
Tante sono le cause che possono determinare questo disturbo con cui, ahimè, non è facile fare i conti! Può essere dovuto a una paralisi della muscolatura intestinale, a cui segue il blocco della peristalsi e, dunque, un blocco funzionale (ileo paralitico), o alla presenza di un ostacolo nell’intestino (ileo meccanico), come ad esempio il fecaloma (un ammasso di feci dure e voluminose dovuto a stitichezza cronica).
Il blocco intestinale può anche essere parziale (subocclusione) e manifestarsi con sintomi ricorrenti, e se non adeguatamente trattato, può progredire nel tempo verso una condizione di occlusione intestinale completa.
Sintomi dell’occlusione intestinale sono:
- crampi e dolori addominali;
- gonfiore e distensione addominale;
- stitichezza o diarrea;
- nausea e/o vomito;
- inappetenza;
- difficoltà di transito dei gas.
La ricorrenza di questi sintomi fa scattare il campanello d’allarme, e a maggior ragione se si verifica un episodio acuto. Come per tutti i disturbi, alcuni individui hanno un maggior rischio di incorrere in un blocco intestinale. Particolare attenzione alla funzionalità intestinale deve essere prestata dopo aver subito chirurgia addominale o pelvica, se si ha un’ernia, se si è affetti da morbo di Crohn o da diverticolite o da malattie del sistema nervoso e dell’apparto muscolare, o se si soffre di stitichezza cronica e si ha la tendenza alla formazione dei fecalomi.
Quali sono i rischi più gravi?
Come detto, l’intestino partecipa al mantenimento della buona salute dell’organismo. Esso, infatti, processa gli alimenti ed estrae da essi molti nutrienti, che vengono assorbiti e distribuiti alle sedi opportune.
Appare quindi evidente che un blocco intestinale è responsabile di cattiva nutrizione, ma possono esserci anche altre complicazioni meno ovvie. Un’occlusione intestinale, infatti, può causare: mancato afflusso di sangue al tessuto intestinale; erniazione; sviluppo di un’infezione; sempre più ridotta capacità peristaltica e, quindi, un aumento del rischio di occlusione intestinale futura.
Come fare a ritrovare il giusto equilibrio?
Dal momento che le complicanze possono essere anche serie, la prevenzione, soprattutto in alcune circostanze, come per chi soffre di stitichezza cronica e tende alla formazione di fecalomi, è essenziale. Le misure preventive, ovviamente, variano in modo specifico rispetto al particolare problema di cui si soffre.
Tuttavia, norme generali sono l’aderenza a una dieta sana ed equilibrata, in cui il contenuto di fibre sia adatto (cioè né poche né troppe) e il livello di idratazione buono, e la cura della disbiosi intestinale. La disbiosi intestinale è l’alterazione della flora microbica dell’intestino, che spesso accompagna molte condizioni patologiche.
L’utilizzo di probiotici adatti alle diverse necessità aiuta a riequilibrare la flora microbica, la quale può continuare a garantire la funzionalità intestinale. I probiotici, infatti, sono microrganismi che colonizzano naturalmente l’intestino, dove svolgono un’attività benefica per l’organismo, aiutando lo smaltimento di sostanze non digeribili, la sintesi di vitamine e di altre sostanze.
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