Calcoli alla colecisti: quando operare?

Tania Catalano | Biologa

Ultimo aggiornamento – 09 Maggio, 2019

calcoli alla colecisti: quando vanno operati?

La colecisti – o cistifellea che a dir si voglia – è un piccolo organo a forma di pera posto al di sotto del fegato. La sua funzione è quella di raccogliere la bile prodotta dal fegato, un liquido verdastro utile ad agevolare il metabolismo dei grassi, come il colesterolo e la bilirubina. Appartenendo al sistema biliare, la colecisti è situata nel dotto cistico, appena sotto il fegato con il quale è collegata tramite i dotti biliari. Se la cistifellea non funziona bene, la bile si solidifica e non riesce a scorrere in modo fluido all’interno dei dotti biliari, provocando infiammazione della cistifellea e, in alcuni casi, del fegato.

Si stima che i calcoli alla colecisti (chiamati anche calcoli alla cistifellea) interessino circa l’8% delle persone dopo i 40 anni, con una frequenza che tende ad aumentare con l’età. Il sesso  – le donne risultano essere più colpite -, la familiarità, una dieta ricca di grassi e colesterolo e povera di fibre, dimagrimenti molto rapidi e il diabete rappresentano i fattori di rischio maggiori. Nella gran parte parte dei casi questi “sassolini” che si formano nella cistifellea non danno sintomi, vengono scoperti casualmente e devono essere solo monitorati.

Quando però provocano fastidio o dolore (in genere nel quadrante superiore destro dell’addome, in mezzo alle scapole, sotto la spalla destra) è bene intervenire. Come? Quando operare i calcoli alla colecisti?

I calcoli alla colecisti vanno sempre operati?

In alcuni casi, i calcoli alla colecisti sono concausa dei polipi, un fenomeno abbastanza comune e, in genere, sono benigni. Molto spesso non causano alcun tipo di disturbo e possono essere diagnosticati a seguito di una semplice ecografia alla colecisti.

Molti, però, si chiedono se i calcoli alla colecisti vanno sempre operati. In realtà non esiste un trattamento chirurgico univoco per tutti. Non tutte le casistiche, infatti, necessitano di un intervento. Dunque, l’eventuale operazione deve essere valutata caso per caso.

Ci sono pazienti che presentano calcoli alla colecisti asintomatici, scoperti perlopiù in modo casuale. In tal caso, parliamo di calcoli silenti, che non necessitano di nessun tipo di intervento chirurgico, a patto che il paziente non abbia subito operazioni importanti – come trapianti di cuore – oppure presenti dei polipi con dimensioni superiori a un centimetro.

Si consiglia l’operazione anche quando le formazioni di lesioni polipodi appaiono in crescita. Infine, se i polipi sono associati a calcoli biliari, si ricorrere anche in questo caso alla chirurgia. Dunque, quando operare i calcoli alla colecisti? Quando i sintomi sono frequenti e molto dolorosi.

È bene ricordare che, oltre alla terapia chirurgica, sono disponibili diversi approcci terapeutici. La terapia dissolutoria orale, per esempio, utilizza dei farmaci contenenti acidi che possono aiutare lo scioglimento del calcolo: tale rimedio necessita in genere di un tempo di somministrazione del farmaco per un periodo piuttosto lungo ed è consigliata qualora le dimensioni del calcolo siano contenute.

In cosa consiste l’intervento chirurgico per rimuovere i calcoli alla cistifellea?

L’intervento chirurgico, noto come colecistectomia, prevede la rimozione della cistifellea grazie a un intervento chirurgico effettuato con laparoscopio e mini telecamera. Successivamente, il paziente avrà bisogno di ricovero ospedaliero per una sola notte e potrà riprendere le normali attività in poco tempo visto. Questo perché durante l’operazione non vengono intaccati in alcun modo i muscoli addominali.

Nel caso in cui ci siano delle complicanze è probabile che per attuare colecistectomia occorra effettuare un intervento a cielo aperto e, quindi, non solo delle piccole incisioni sull’addome. L’ospedalizzazione va dai tre ai cinque giorni.

La rimozione della colecisti non determina conseguenze particolari perché non si tratta di un organo vitale ed essenziale. Una volta rimossa la cistifellea, la bile (che continua ad essere prodotta) viene dispensata in continuazione e in una quantità che può essere smaltita e digerita dall’organismo con una dieta normale. Pertanto, la bile prodotta confluirà direttamente nell’intestino tenue e non sarà conservata da nessuna parte. L’unica conseguenza della rimozione, potrebbe essere visibile nelle feci, che diventano più morbide e abbondanti.

Tania Catalano | Biologa
Scritto da Tania Catalano | Biologa

Sono laureata in Scienze Biologiche e sto per conseguire la laurea Magistrale in Biologia Sanitaria e Cellulare Molecolare. Nei lavori di stage presso diversi laboratori di analisi biochimico cliniche ho approfondito la diagnostica clinica e immunologica. Mi occupo di giornalismo medico scientifico e approfondisco spesso la relazione tra nutrizione e patologie cronico-degenerative.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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Tania Catalano | Biologa
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