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E se potessi accorgerti di un errore prima di commetterlo?

Roberta Nazaro

Ultimo aggiornamento – 18 Luglio, 2016

Fare errori: le cause

Molti fattori influiscono sul mantenimento vigile dell’attenzione: la genetica, le condizioni dell’ambiente circostante, se è tranquillo o pieno di distrazioni, le esperienze passate e ovviamente la propria volontà. Secondo un nuovo studio della Princeton University, dove c’è volontà, c’è anche metodo: gli studenti che verificano il proprio grado di attenzione tendono a svolgere meglio un compito.

Perché commettiamo errori?

Il divagare con la mente, nonostante sia un ottimo metodo per riposare il cervello o per trovare nuove idee creative con la mente, può anche causare un calo della produttività e persino incidenti, specialmente se avviene spesso. Gli autori dello studio sono inclini a credere che l’insorgenza di questi “lapsus” siano semplicemente dovuti alla mancanza di attenzione alla propria attenzione. Esattamente: gli errori insorgono perché non si presta sufficiente attenzione ai segnali di stanchezza del cervello.

Qual era lo scopo dell’esperimento?

L’autore dello studio ha affermato: “Abbiamo ipotizzato che i lapsus nei compiti, e nella vita in generale, insorgano perché le persone non tengono adeguatamente sotto controllo il modo in cui eseguono un’azione, momento dopo momento. Questi lapsus emergono gradualmente e tendono ad essere rilevati troppo tardi, ossia dopo che la catena di eventi che ha prodotto errori comportamentali abbia già avuto inizio. Di conseguenza, un modo per allenare un’attenzione sostenibile potrebbe essere quello di fornire un segnale di feedback più sensibile, per permettere alle persone di imparare a percepire i futuri lapsus e prevenire la loro manifestazione nel comportamento e nello svolgimento delle azioni“.

Come si è svolto l’esperimento?

Nello studio, i ricercatori hanno monitorato le attività cerebrali di diversi studenti che hanno preso parte all’esperimento, durante la ripetizione di un compito che richiedesse molta attenzione. Mentre venivano analizzate le risposte cerebrali con la risonanza magnetica funzionale, agli studenti è stato chiesto di sfogliare alcune fotografie di volti sovrapposti ai panorama e di premere un pulsante quando avrebbero visto il viso di un uomo o di una donna, o quando erano entrambi in un posto al chiuso o all’aperto.

Ogni volta che i ricercatori rivelavano un calo dell’attività cerebrale di uno studente, il compito successivo diventava più difficile di quello precedente, forzando il soggetto a concentrarsi maggiormente rispetto a prima. In effetti, ciò ha comportato un miglioramento delle performance, perché gli studenti imparavano a tenere sotto controllo la propria attenzione, nel tentativo di mantenerla vigile e costante.

A cosa serviva il feedback?

In altre parole, il feedback in tempo reale dal proprio cervello può aiutare a ridurre i cali di attenzione e a focalizzarla maggiormente. I ricercatori hanno affermato che è possibile rilevare la distrazione nel cervello prima che causi un errore nel compito. L’avviso dei partecipanti di stare per commettere un errore permetteva di raddoppiare il loro impegno. Permettendogli di avere accesso al loro stesso stato mentale, gli studenti potevano avere delle informazioni che altrimenti avrebbero capito solo dopo aver commesso l’errore.

Cosa ha provato lo studio sull’attenzione?

Ciò ha provato che il cervello possiede una plasticità attenzionale, in altre parole l’abilità di migliorare l’attenzione mentre è tenuta sotto controllo. Dopo l’esperimento, i partecipanti sembrano essere in grado di differenziare tra due stati: mancanza di concentrazione e concentrazione, e ciò permette loro di restare concentrati.

Perché è utile questo studio?

Alla base dello studio, sta il motivo per cui è stato condotto e quanto si è imparato sul comportamento del cervello. Secondo i ricercatori, le applicazioni più interessanti possono risiedere nei compiti di routine di tutti i giorni e nella difficoltà di mantenere costante l’attenzione, come per esempio guidare per lungo tempo. Secondi gli autori della ricerca, questo studio potrebbe essere utile in futuro nel trattamento dei disturbi dell’attenzione come il disturbo da deficit dell’attenzione (ADD) e la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).

Senza dubbio nessuna persona può essere considerata un automa o un robot. Infatti, ogni tanto è del tutto normale divagare con l’attenzione, affacciarsi alla finestra o alzarsi dalla scrivania. Inoltre, alcuni lapsus dell’attenzione possono essere ottimi per far prendere un po’ d’aria al cervello.

Tu riesci a capire quando il livello di attenzione sta calando? O te ne accorgi solo dopo aver commesso un errore? Cosa fai per far svagare il cervello? Ogni tanto fai qualche pausa dal lavoro per respirare un po’ d’aria? Scrivici nei commenti cosa ne pensi! Ricorda che la tua opinione potrebbe essere utile a qualcun altro!

 

 

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Roberta Nazaro
Scritto da Roberta Nazaro

Sono insegnante di inglese e traduttrice, con laurea triennale in Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica e specialistica in Dinamiche Interculturali della Mediazione Linguistica presso l'Università del Salento. L'interesse per l'ambito medico mi ha portata al conseguimento del Master in Traduzione Specialistica in Medicina e Farmacologia conseguito presso il CTI di Milano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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Roberta Nazaro
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