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Seno fibrocistico: le possibilità di cancro sono così alte?

Angelica Sandrini | Studentessa di Biotecnologie

Ultimo aggiornamento – 24 Luglio, 2018

Seno fibrocistico: il rischio di Tumore è alto?

Il seno fibrocistico comporta la formazione di micro-cisti al suo interno: queste, seppur in modo occasionale, possono infiammarsi e provocare fastidio.

Circa un terzo delle donne di età compresa tra 30 e 50 anni ne sono affette, con una incidenza maggiore intorno ai 40 anni, mentre diminuiscono dopo la menopausa.

Quel che vale per tutte le donne, vale anche per chi è affetto da questa condizione: nonostante si tratti di formazioni benigne, è sempre necessario sottoporsi comunque a controlli periodici.

Cerchiamo di capirne di più.

Seno fibrocistico: cosa significa?

In generale, per chi soffre di seno fibrocistico – noto anche come mastopatia fibrocistica – non vi è un rischio maggiori di sviluppare un tumore maligno della mammella.

Le micro-cisti vengono infatti considerate come una condizione anatomica della donna, spesso ereditaria. Non siamo, quindi, in presenza di una malattia, bensì di formazioni fibrose all’interno del tessuto mammario, causate appunto da queste piccole cisti benigne.

Nel tempo, possono verificarsi alcune alterazioni, per cui il tessuto fibroso aumenta di consistenza, provocando una condizione conosciuta come fibrosi.

In questi casi, le cellule che rivestono i dotti mammari crescono, causando la cosiddetta iperplasia.

In altri casi, invece, i lobuli delle mammelle aumentano di dimensioni, andando a determinare una condizione nota come adenosi.

Non preoccupatevi. Questi mutamenti sono perlopiù normali e di solito non destano preoccupazioni, soprattutto nel caso delle donne con età compresa tra i 20 e i 50 anni.

Lo stesso non vale, però, per le donne in post-menopausa, in cui – generalmente – questi cambiamenti si verificano con minor frequenza. Anzi, si tratta di eventi piuttosto rari, a patto che non vi sia la somministrazione di una terapia ormonale sostitutiva.

Mancanza di sintomi: quando la diagnosi si fa più difficile

Molte donne non presentano alcun sintomo che segnali la presenza di una mammella fibrocistica, proprio perché – tranne in caso di infiammazione – le cisti non creano alcun disturbo.

Altre, invece, possono provare dolore, un senso di tensione mammaria oppure registrare la presenza di noduli palpabili, che dovrebbero portarle a rivolgersi al proprio medico curante per la determinazione di una diagnosi, eseguita tramite una classica visita senologica, che comprende – in linea del tutto teorica – una mammografia oppure un’ecografia.

Queste, però, verranno eseguite soprattutto nel caso in cui vengano riscontrati noduli che, in gergo, potremmo definire sospetti. Non solo. Generalmente, tali esami verranno ripetuti in periodi diversi del ciclo mestruale, per verificare la loro eventuale scomparsa o persistenza.

Se il medico dovesse riscontrare problemi o se i risultati degli esami dovessero renderlo dubbioso, potrebbe optare per l’aspirazione delle cisti, per poi eseguirne una biopsia.

Ovviamente, sebbene le formazioni fibrocistiche non debbano creare particolare allarmismo, è sempre bene farci attenzione, soprattutto se il nodulo dovesse registrare un aumento di volume e di dimensioni.

Ma qual è la causa del seno fibrocistico?

Purtroppo, quali siano le cause del seno fibrocistico ancora non si sa. Tra le numerose teorie a riguardo, quella più gettonata riguarda il ruolo degli estrogeni, responsabili di numerose funzioni all’interno dell’organismo femminile.

Innanzitutto, regolano lo sviluppo dell’apparato genitale così come la maturazione sessuale, stimolando la crescita del seno. Sono anche responsabili della regolazione del ciclo mestruale e consentono, di conseguenza, la fecondazione e la gravidanza.

Durante le diverse fasi del ciclo si verificano delle fluttuazioni ormonali, le quali possono causare dolore al seno e la formazione di noduli nella mammella. Di norma, questi sintomi scompaiono con l’inizio del ciclo mestruale e non necessitano, quindi, di alcun trattamento.

Se, invece, il dolore non scompare, il medico può consigliare di assumere acido acetilsalicilico oppure dei farmaci antinfiammatori, di evitare i reggiseni con ferretto e di applicare impacchi caldi.

Cosa fare se si soffre di questa condizione

A questo punto, però, sorge la fatidica domanda. Se si soffre di seno fibrocistico sono necessari controlli più frequenti? La risposta è negativa. Il seno fibrocistico, infatti, non comporta alcun trattamento di prevenzione particolare né di controlli di routine più frequenti.

Come ovvio, le donne che ne soffrono devono avere le stesse accortezze di chi non presenta questa condizione. L’autopalpazione risulta poi fondamentale, per verificare la presenza di noduli e monitorare le alterazioni nella forma e nelle dimensioni.

Se si nota la comparsa di un nuovo nodulo duro e indolore, il rigonfiamento del seno, la pelle “a buccia d’arancia”, la presenza di avvallamenti, alterazioni nel capezzolo (che potrebbe perdere del liquido e del sangue) oppure un rigonfiamento dei linfonodi ascellari potrebbe trattarsi un carcinoma alla mammella.

In tal caso è di vitale importanza rivolgersi al proprio medico curante oppure a uno specialista senologo.

Ricordate, per quanto la mammella fibrocistica non sia una condizione di per sé pericolosa, ogni donna deve prestare attenzione alla propria salute e, soprattutto, a quella del suo seno.

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Angelica Sandrini | Studentessa di Biotecnologie
Scritto da Angelica Sandrini | Studentessa di Biotecnologie

Sono una studentessa di Biotecnologie e, negli anni, ho sviluppato una vera e propria passione per tutto ciò che riguarda la medicina e la scienza in generale. Amo da sempre leggere e scrivere.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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