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Terapia inalatoria: come funziona e quando è necessaria

Redazione

Ultimo aggiornamento – 15 Giugno, 2022

Terapia inalatatoria con camere distanziatrici

A cura del dr. Giuseppe Pingitore, specialista in allergologia.


La parola asma - che usiamo frequentemente per indicare le situazioni in cui la respirazione è resa difficoltosa per svariate cause - ha le sue radici nella lingua greca: significa, infatti, affanno, dunque quella sgradevole sensazione in cui vi è letteralmente mancanza di aria.

Oggi, però, le patologie croniche bronchiali, tra le quali spiccano l’asma o la broncopneumopatia ostruttiva, possono essere gestite con diversi tipi di trattamenti, primo tra tutti la terapia inalatoria.

Cerchiamo di capire insieme cos’è e come funziona la terapia inalatoria, insieme ad alcuni consigli per rendere più efficaci le terapie.

Quando è necessaria la terapia inalatoria

La terapia inalatoria è il trattamento farmacologico d’elezione per le patologie respiratorie ostruttive croniche - come l’asma o broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) - poiché ritenuta la più sicura e, al contempo, la più efficace. 

I motivi sono tanti. Innanzitutto, con la terapia inalatoria si può raggiungere velocemente e direttamente l’organo bersaglio, ovvero il lume delle vie aree ed i polmoni, utilizzando la dose minima necessaria di farmaco e scongiurando così i possibili effetti collaterali che, di contro, potrebbe presentare una terapia sistemica.

L'efficacia dei farmaci somministrati per via inalatoria può essere però variabile in relazione sia al principio attivo e alle formulazioni del farmaco sia in base alle caratteristiche dei dispositivi utilizzati per inalarli. 

Quindi, il successo e l’adeguatezza della terapia inalatoria non dipendono solamente dall'efficacia del farmaco ma anche dalla disponibilità di inalatori facili da usare e che assicurino elevate quantità del farmaco lì dove serve, ovvero nell'apparato respiratorio.

Come funziona la terapia inalatoria

A differenza dell’assunzione di un farmaco per via orale o tramite iniezione, la terapia inalatoria può risultare piuttosto complessa e anche di difficile attuazione. Esistono infatti diversi tipi di erogatori, che differiscono tra loro sia per modalità d’uso sia i per principi farmacologici contenuti. Questi richiedono un intervento attivo da parte del paziente, per far sì che vi sia un’assunzione corretta da cui dipende l’efficacia della cura. 

L’obiettivo comune è di permettere a ogni paziente di avere a disposizione i farmaci più adatti al trattamento della propria condizione e renderlo autonomo nell’utilizzo del dispositivo (device) più adatto alle proprie esigenze.

Esistono differenti tipi di device per la somministrazione inalatoria dei farmaci usati nel trattamento dell'asma e della BPCO come:

  • Nebulizzatori, ovvero i classici dispositivi per effettuare gli aerosol
  • Spray predosati (Pressurized Metered Dose Inhaler, pMDI)
  • Inalatori di polvere secca (Dry Powder Inhalers, DPI).

Generalmente, però, sia l'asma sia la BPCO vengono trattate con i classici spray predosati, utili a veicolare molecole attive appartenenti alle categorie dei corticosteroidi e dei broncodilatatori (es. beta-2-agonisti, anticolinergici).

All’interno della bomboletta il farmaco si trova in sospensione o in soluzione nel propellente. Prima dell’uso, è quindi fondamentale agitare bene il device, per garantire una omogenea distribuzione del farmaco. Il propellente infatti, quando è compresso, si presenta in fase liquida, ma si trasforma in gas non appena viene a contatto con la pressione atmosferica, favorendo la liberazione istantanea del farmaco attivo in forma di piccolissime goccioline. 

Dopo aver agitato lo spray, occorre togliere il tappo all’inalatore ed espirare a fondo; dopo aver buttato fuori l’aria contenuta nei polmoni, prima di inspirare si fa aderire delicatamente le labbra al boccaglio. Mentre si esercita pressione per erogare il farmaco, contemporaneamente si inspira profondamente e, al massimo dell’inspirazione, si trattiene il fiato per qualche secondo. 

Si può infine sciacquare la bocca per eliminare i residui di farmaco depositato nel cavo orale e nella faringe e ridurre il rischio di raucedine e candidosi del cavo orale, che possono comparire in seguito alla somministrazione di terapie inalatorie con farmaci cortisonici.

I vantaggi dell’uso degli spray predosati risiedono nel fatto che i dispositivi sono piccoli, compatti e di conseguenza facilmente trasportabili - in borsa, in valigia o nello zaino. Consentono inoltre di effettuare trattamenti con dosi multiple riproducibili tra loro. L’inalazione è un’operazione che richiede pochissimo tempo e non necessita di alcuna manipolazione del farmaco da parte del paziente.

Perché usare un distanziatore per la terapia inalatoria

Non sempre l’utilizzo degli inalatori è immediato, proprio a causa della necessità di coordinare l’erogazione del farmaco con l’atto respiratorio, che devono necessariamente avvenire simultaneamente. Il loro utilizzo può, pertanto, risultare difficoltoso soprattutto nel caso di pazienti pediatrici, anziani o con difficoltà di coordinazione.

Un aiuto viene fornito da un ulteriore tipo di supporto, detto distanziatore (o spacer o camere distanziatrici). Nella maggior parte dei casi, il distanziatore è composto da:

  • Un anello di gomma dove si inserisce lo spray
  • Una struttura a cilindro all’interno del quale viene erogato il farmaco
  • Una valvola inspiratoria che si apre verso l’interno solo se si sta inalando
  • Un boccaglio o mascherina che aderisce alla bocca o al viso

Per usare correttamente il distanziatore, nel caso che si tratti di bambini di età inferiore ai 5-6 anni, occorre verificare che la mascherina sia della dimensione adeguata al viso del paziente, affinché possa aderire pressoché perfettamente. I bambini di età superiore e gli adulti non necessitano in genere di mascherina e sono in grado di usare il distanziatore respirando direttamente dal boccaglio. A questo punto, si procede inserendo lo spray nell’adattatore, avendo cura preventivamente di agitarlo e di togliere il tappo. È necessario poi erogare il farmaco e respirare 3-5 volte profondamente ricordando che, se il medico ha prescritto più di una erogazione, non vanno effettuate consecutivamente ma devono intercorrere almeno 5 atti respiratori tra uno e l’altro.

Come si nota, il farmaco viene prima spruzzato all’interno del distanziatore e, successivamente, inalato dal paziente: in questo modo non è necessaria una fine coordinazione tra l’attivazione dell’erogatore e l’inizio della inspirazione. 

I vantaggi del distanziatore non si esauriscono qui. Il distanziatore riduce infatti il rischio di  tosse riflessa che può insorgere in seguito all’inalazione e che interrompe spesso l’inspirazione; riduce la velocità delle particelle e l’impatto sul faringe posteriore e, infine, incrementa la dose di farmaco che raggiunge le vie aeree.

E poi? Nessun effetto collaterale!

Trudel infografica


*Contenuto di informazione pubblicitaria a cura di Sapio Life srl, distributore in regime di esclusiva sul mercato italiano dei prodotti Trudell Medical International per la linea AeroChamber.

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Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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