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Test del sangue per una diagnosi precoce di un tumore

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Diagnosi precoce tumore

Dal Congresso della Società Americana di oncologia clinica arrivano ancora buone notizie. Sembra infatti che si stiano muovendo i primi passi verso un test del sangue per la diagnosi precoce del tumore, grazie ad una nuova tecnologia che permette di indagare il genoma del cancro stesso. Siamo dinnanzi ad una possibile rivoluzione della diagnostica oncologica? Vediamolo insieme.

Diagnosticare un tumore attraverso un test del sangue

Presentati in questi giorni negli USA, i risultati arrivano proprio da un nuovo studio americano. Su 124 pazienti con tumore avanzato ai seni, ai polmoni e alla prostata, un nuovo metodo di sequenziamento genomico è stato in grado di evidenziare grandi quantità di Dna tumorale circolante nel sangue. Nella quasi totalità dei casi, inoltre, è stata riscontrata una mutazione genetica nel sangue identica a quella visibile nel tumore.

In più, il nuovo metodo di sequenziamento, a quanto affermano i ricercatori, propone una precisione mai riscontrata prima: è infatti in grado di esaminare 508 geni, con grande accuratezza, permettendo di ottenere una mole di dati cento volte superiore agli altri metodi di sequenziamento oggi disponibili.

Ed è proprio quest’incredibile mole di dati che potrà essere funzionale allo sviluppo di un test del sangue per la diagnosi precoce del cancro, superando per precisione gli attuali test commerciali in grado di esaminare solo una minima porzione di genoma in pazienti già affetti da tumore. Ora la speranza è quella di poter scovare mutazioni nel Dna tumorale circolante senza la necessità di un’analisi dei tessuti tumorali: con un semplice test del sangue!

L’importanza di una diagnosi precoce: non è sempre impossibile!

Diagnosi precoce, trattamento più semplice, migliore qualità della vita. Infatti, individuare un tumore nella fase iniziale, quando la diffusione in altri organi non si è ancora verificata, può portare ad ottimi risultati in termini di cura, grazie e con l’ausilio di interventi chirurgici o farmacologici non eccessivamente invasivi.

È vero. Spesso la diagnosi precoce in campo oncologico è frutto del caso, inutile negarlo. A molte persone, infatti, sono riusciti ad individuare un tumore grazie ad un esame effettuato per altri motivi, e senza lo scopo di intercettare la formazione di un cancro. È anche vero, però, che questa “fortuna” capita a chi tiene spesso monitorato il proprio stato di salute.

È altrettanto inutile negare, che il merito della scoperta precoce di alcuni tra i tumori più diffusi tra la popolazione è da attribuirsi ad appositi programmi di screening, la chiave di volta della prevenzione: in alcuni casi, questi esami riescono infatti a evitare l’insorgenza di un cancro, mentre in circostanze possono addirittura salvare la vita.

A tal proposito, il Servizio Sanitario Nazionale fornisce gratuitamente accertamenti per la diagnosi precoce di alcuni tumori. In particolare:

  • Mammografia – ogni due anni, per le donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni, per verificare o meno la presenza di un tumore alla mammella, il più diffuso tra le donne. Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, lo screening permette di ridurre del 35% il rischio di morte per cancro al seno.
  • Pap test – per le donne tra i 25 e i 65 anni di età, da effettuarsi ogni tre anni. Questo screening è fondamentale per diagnosticare il tumore al collo dell’utero, diminuito di oltre il 50% negli ultimi 20 anni.
  • Test del sangue occulto nelle fece (Sof) e rettosigmodoscopia, (Rss) – rivolti a entrambi i sessi, e assolutamente necessari per la diagnosi del tumore al colon retto, che rappresenta il cancro più diffuso tra le donne, a seguito solo del tumore alla mammella. Anche per gli uomini l’incidenza è molto alta e sembra essere addirittura aumentata negli ultimi anni, nonostante si sia registrata una lieve riduzione della mortalità. Il test del sangue occulto nelle feci deve essere eseguito ogni 2 anni nelle persone tra i 50 e i 69 anni, mentre la rettosigmoidoscopia è eseguita un’unica volta all’età di 58-60 anni.

È bene ricordare che le modalità e l’adesione delle autorità sanitarie a queste campagne di screening possono poi variare a livello regionale. Per merito di un’attenta strategia di diagnosi precoce, ogni anno in Italia vengono individuati allo stadio iniziale 3.500-4.000 nuovi casi di tumore del collo dell’utero, 35.000 di tumore del seno e 36.000 di tumore colonrettale. La maggior parte di questi tumori può essere curata con successo. È questa la prevenzione.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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