icon/back Indietro Esplora per argomento

Tiroide: sale sì, ma solo iodato

Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche

Ultimo aggiornamento – 14 Dicembre, 2017

Tiroide e sale: ecco qual è il legame

«Poco sale, ma iodato» è una linea guida che tutti dovrebbero conoscere per garantire il benessere della tiroide. In Italia è in vigore la Legge 55/2005 che «definisce, ai fini della iodoprofilassi, le modalità di utilizzo e di vendita del sale alimentare arricchito con iodio destinato al consumo diretto oppure impiegato come ingrediente nella preparazione e nella conservazione dei prodotti alimentari» (art.1).

L’importanza di una simile legge è tutta nella parola iodoprofilassi, ovvero nell’aggiunta di iodio ad alcuni alimenti: il Bel Paese è infatti a carenza iodica, ciò vuol dire che la popolazione è maggiormente esposta a sviluppare problemi di tiroide. Vediamo insieme cosa si intende per iodoprofilassi con sale iodato e quanto sale dobbiamo consumare.

Iodio e tiroide: ecco il legame

La tiroide, quella piccola ghiandola a forma di farfalla che si trova nella parte anteriore del collo, regola il metabolismo energetico ed è fondamentale per la crescita e lo sviluppo. Le sue alterazioni funzionali, quindi, creano numerosi problemi all’organismo.

Per produrre i suoi ormoni, la tiroide ha bisogno dello iodio, un minerale che viene introdotto esclusivamente attraverso la dieta. Ne sono particolarmente ricchi alghe, pesci marini, molluschi, uova e latte vaccino, mentre il suo quantitativo è inferiore nei vegetali e nei cereali, ma soprattutto in essi dipende dalla composizione del terreno su cui sono cresciuti.

L’Italia, infatti, è un Paese a carenza iodica lieve e moderata, cioè la concentrazione di iodio nell’acqua, nel suolo e negli alimenti è esigua, non riuscendo a soddisfare a pieno la richiesta tiroidea. L’apporto quotidiano consigliato di iodio giornaliero è di circa 150 μg, che salgono a 250 μg per le donne in gravidanza. Insomma, il legame iodio e tiroide è davvero fortissimo!

Ecco spiegato perché abbiamo bisogno di iodoprofilassi in Italia, soprattutto nelle zone interne, dove il consumo di pesce marino è ridotto e la quantità di iodio introdotta con gli altri alimenti può non essere sufficiente a soddisfare la domanda della tiroide.

La carenza di iodio rende difficile per la ghiandola produrre adeguatamente i suoi ormoni e si traduce in una serie di problemi alla tiroide variabili per entità dal feto all’adulto. Infatti, nell’adulto, nel bambino e nel neonato possono manifestarsi il gozzo (cioè la tiroide ingrossata), l’ipertiroidismo o l’ipotiroidismo, nel feto aumenta il rischio di cretinismo (una condizione congenita di deficit neuro-motorio) e di morte perinatale. Infine, durante la gravidanza sale il rischio di aborto o di parto pre-termine.

La gravità delle conseguenze è direttamente proporzionale alla gravità della carenza iodica. Il maggiore rischio di sviluppare problemi alla tiroide, però, lo hanno i feti e i neonati, perché i loro meccanismi adattativi non sono abbastanza efficienti. Anche le regioni iodio sufficienti non sono immuni dalle tireopatie, in particolare la tiroidite di Hashimoto è frequente nelle aree con aumentato apporto di iodio.

In base al tipo di affezione che si sviluppa alla tiroide, i sintomi variano grandemente. La tiroide ingrossata (il gozzo) è la manifestazione più frequente della carenza iodica, come meccanismo di compensazione. Nel tempo, però, questo può evolvere in ipotiroidismo o, in alcuni casi, in ipertiroidismo. Con l’aumento della funzionalità tiroidea (ipertiroidismo), si sperimentano intolleranza al caldo, diarrea, alterazioni del tono dell’umore, con ansia e irritabilità, insonnia, tachicardia, oftalmopatia, perdita di peso e molti altri disturbi.

Al contrario, l’ipotiroidismo, cioè la ridotta funzionalità della tiroide, produce sintomi quali aumento di peso, stanchezza e letargia, pelle e capelli secchi, ridotta tolleranza al freddo, sintomi psico-neurologici, cardiovascolari, gastrointestinali e problemi a molti altri sistemi.

Parlando delle aree con aumentato apporto iodico, invece, i sintomi della tiroidite di Hashimoto sono molto variabili, perché si va dall’eutiroidismo (nessuna alterazione del metabolismo tiroideo) all’ipotiroidismo con gozzo e all’ipertiroidismo.

La iodoprofilassi: la migliore strategia per garantire la salute della tiroide

La iodoprofilassi consiste nell’aggiunta di iodio ad alcuni alimenti, in modo da consentire l’adeguato apporto del minerale. In Italia la iodoprofilassi è realizzata con l’utilizzo del sale marino iodato e consente la prevenzione del gozzo e degli altri disordini da carenza iodica.

Prima della iodoprofilassi, nel nostro Paese la frequenza del riscontro di tiroide ingrossata e altre affezioni tiroidee era decisamente più alta, con conseguenze medico-sociali non trascurabili. Con questa semplice misura preventiva è stato possibile ridurre molto i problemi di tiroide da carenza iodica. Quindi, impiegando il sale iodato ogni giorno si evita la carenza di iodio. Eppure, ci hanno sempre detto che il sale fa male! Com’è possibile che il sale faccia bene e male allo stesso tempo?

Sale e tiroide? La risposta sta nella quantità: poco ma iodato!

Consumato in quantità eccessiva, cioè ben più di 5 g al giorno, il sale predispone allo sviluppo di problemi cardiovascolari e renali e, se non è iodato, non apporta alcun beneficio alla tiroide. Un consumo di sale iodato adeguato, cioè circa 4-5 g al giorno, invece, mantiene in buona salute la tiroide e non danneggia il sistema cardiocircolatorio.

Purtroppo, però, la Legge 55/2005 in alcune aree non è ben applicata, ad esempio continua ad essere esposto sugli scaffali il sale non fortificato con iodio, che dovrebbe invece essere disponibile solo su richiesta del consumatore, creando qualche “buco” nella profilassi. Infatti, in alcune aree, soprattutto quelle rurali interne, si registra ancora l’endemia gozzigena e il rischio di ipotiroidismo congenito è abbastanza elevato.

Per questo, ricordiamoci che l’utilizzo, in quantità opportune, del sale marino iodato rappresenta un’efficace misura profilattica, semplice ed economica, perché tutti utilizziamo il sale quotidianamente.

La prossima volta che andiamo a fare spesa, pensiamo alla salute della nostra tiroide e compriamo sale iodato! Perché no, il sale iodato

Condividi
Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche
Scritto da Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche

Da sempre interessata alla divulgazione scientifica e con un'implacabile sete di conoscenza che vorrei condividere, sono Biologa, laureata in Biotecnologie Mediche e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche. Svolgo sia attività libero professionale di Biologo Nutrizionista sia attività di ricerca, presso l’Università "La Sapienza" di Roma.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
icon/chat