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Tumore alla vescica, se è causato dall’acqua del rubinetto

Redazione

Ultimo aggiornamento – 01 Aprile, 2022

Tumore alla vescica e acqua potabile: uno studio rivela il legame

Solo in Italia, nel 2018, sono stati 27.100 i nuovi casi di tumore alla vescica: 21.500 tra gli uomini e 5.600 tra le donne. Nonostante a esserne colpiti siano soprattutto gli uomini, sono le donne i soggetti a cui fare più attenzione: per loro, infatti, la diagnosi arriva troppo spesso in ritardo.

Da quanto emerso da studi recenti, alcuni casi di carcinoma vescicale sono correlati all’esposizione ai trialometani, dei composti chimici presenti nelle acque pubbliche che si formano durante la disinfezione, laddove venga meno il controllo sui reattivi chimici e sui prodotti di smaltimento.

È un’indagine pubblicata sull’autorevole rivista Environmental Health Perspectives e coordinata dai ricercatori spagnoli del Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal) ad affermarlo. Non solo: secondo i dati, se tutti i Paesi parte dell’Unione europea seguissero alla lettera le regole stabilite dalla Comunità, gran parte di questi casi potrebbero essere evitati.

Cerchiamo di capirne di più.

Cosa sono i trialometani, e a cosa dovremmo fare attenzione

Ma cosa sono i trialometani? Conosciuti anche con la sigla THMs, i trialometani si formano nell’acqua potabile, come risultato della reazione del cloro (utilizzato come disinfettante) con la materia organica presente in modo naturale nelle acque grezze. I fattori che determinano la quantità di THMs sono molteplici: si va dalla concentrazione del cloro, degli acidi umici e degli ioni bromuro, alla temperatura e al pH dell’acqua stessa.

Purtroppo, la maggior parte dei trialometani passano nell’aria una volta formati. Dunque, non è necessario bere acqua potabile per venirne a contatto: è infatti possibile esserne esposti anche per via inalatoria, attraverso la doccia o durante le pulizie domestiche.

L’International Agency for Research on Cancer, responsabile della catalogazione delle sostanze cangerogene, ha inserito queste sostanze nelle classi 2B (ovvero possibili cancerogeni, per le quali esistono evidenze incerte su animali da laboratorio) e 3 (sospetti cancerogeni, con pochissime evidenze certe, per i quali si ha comunque un dubbio).

Quali sono i Paesi più a rischio

Che il trialometani fossero una sostanza potenzialmente cancerogena era già noto ai più. Dall’indagine appena pubblicata è emerso però un dato ulteriore – e particolarmente interessante: il numero di casi di tumore che possono essere direttamente imputati al consumo di acqua contaminata.

Per la prima volta, infatti, sono è stata analizzata su larga scala la presenza di sostanze chimiche appartenenti alla categoria dei trialometani provenienti nell’acqua di rubinetto di 26 Paesi europei. I dati sono stati raccolti tra il 2005 e il 2018 e i risultati finali nascono dall’incrocio dei livelli di trialometani rilevati nell’acqua corrente dalle amministrazioni locali con l’incidenza del tumore alla vescica nella popolazione del singolo Stato.

Cipro, Malta, Irlanda, Spagna e Grecia presentano le percentuali di incidenza più alte. L’Italia, invece, si trova in una posizione intermedia, con l’1,2% di casi di tumore alla vescica attribuibili al contatto con i trialometani, pari a 336 casi all’anno. A conti fatti, la concentrazione delle sostanze imputate è risultata superiore al valore massimo in nove paesi europei, ovvero 100 microgrammi per litro fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e ai 30 fissati dalle Direttive CE.

Insomma, il risultato è chiaro, il messaggio anche. Il rispetto delle normative comunitarie – anche attraverso il ricorso a tecnologie più sicure per il trattamento dei trialometani nelle acque contaminate – dovrebbe essere impositivo. I rischi, altrimenti, non sono per nulla sottovalutabili, tumore alla vescica in primis.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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