Tumore all’ovaio: cos’è, diagnosi e cure

Mattia Zamboni | Autore e divulgatore esperto in salute, nutrizione e psicologia applicata al benessere quotidiano
A cura di Mattia Zamboni
Autore e divulgatore esperto in salute, nutrizione e psicologia applicata al benessere quotidiano

Data articolo – 16 Settembre, 2024

Una donna dal medico

A distanza di due anni dalla doppia mastectomia cui si era sottoposta dopo la scoperta della mutazione genetica Brca1 – che aumenta il rischio di contrarre un tumore al seno e/o alle ovaie – la modella Bianca Balti ha scoperto di avere il cancro ovarico.

Cerchiamo di capire in cosa consiste, come si diagnostica e quali sono le possibilità di cura.

Cos’è e sintomi del tumore all’ovaio

Il tumore alle ovaie ha origine all’interno dei tessuti dell’organo stesso, quando le cellule – soprattutto quelle epiteliali – proliferano in maniera incontrollata (più raramente le cellule interessate sono quelle germinali e stromali).

Proprio per questo, possono essere suddivisi in 3 tipologie:

  • epiteliali: originano dalle cellule epiteliali che rivestono la superficie delle ovaie e costituiscono più del 90 per cento delle neoplasie ovariche maligne;
  • germinali: nascono dalle cellule germinali (quelle che danno origine agli ovuli) e rappresentano il 5 per cento circa delle neoplasie ovariche maligne. Nel 40-60 per cento dei casi vengono diagnosticati in donne di età inferiore ai 20 anni;
  • stromali: dallo stroma, il tessuto strutturale dell’ovaio, nel quale vengono prodotti gli ormoni femminili, e rappresentano circa l’1 per cento di tutti i tumori ovarici. Oltre la metà di questi tumori si presenta in donne di età superiore a 50 anni.

In Italia il tumore dell’ovaio colpisce circa 6.000 donne ogni anno (le stime sono relative al 2022), quindi è tra le prime 10 forme tumorali più diffuse tra le donne e costituisce il 3 per cento circa delle diagnosi di tumore.

La maggior parte dei casi di tumore all’ovaio viene diagnosticata tra i 50 e i 69 anni, ma altri fattori di rischio possono essere menarca precoce, menopausa tardiva, l’obesità, la lunghezza del periodo ovulatorio e il non aver avuto figli.

Al contrario, l’aver avuto più figli, l’allattamento al seno e l’uso a lungo termine di contraccettivi estroprogestinici sono tutti fattori che possono diminuire il rischio d’insorgenza del tumore ovarico.

Un altro fattore di rischio sono le mutazioni ereditarie nei geni BRCA1 e BRCA2 e di altri geni che possono essere alterati, nella cosiddetta sindrome ereditaria di seno-ovaio.

Il tumore alle ovaie non dà sintomi iniziali, ma i potenziali indicatori precoci possono essere:

  • addome gonfio;
  • meteorismo (presenza di aria nella pancia);
  • bisogno frequente di urinare.

Altri possibili sintomi sono:

  • sensazione di estrema stanchezza;
  • nausea;
  • dolore addominale o pelvico;
  • sanguinamento vaginale;
  • perdita di appetito;
  • senso di pienezza subito dopo aver iniziato il pasto;
  • stipsi o diarrea.

Come si effettua la diagnosi di tumore alle ovaie

La diagnosi di un tumore ovarico si effettua durante la visita ginecologica e prevede l’utilizzo di esame pelvico e palpazione dell’addome.

Anche l’ecografia transvaginale (combinata con il dosaggio del CA-125), la tomografia computerizzata dell’addome e la risonanza magnetica sono strumenti utilissimi per diagnostica questo tipo di tumore.

A livello di prevenzione, l’esame pelvico, la determinazione della concentrazione del CA-125 e l’ecografia transvaginale offrono qualche possibilità di una diagnosi precoce del carcinoma ovarico, che però non dà garanzie d’efficacia sufficienti per essere esteso come screening a tutta la popolazione femminile.

Un’indagine di screening (cioè, in assenza di sintomi) è consigliabile in alcune donne con casi di cancro dell’ovaio in famiglia legato alla positività per i geni BRCA1 e BRCA2; in questo caso gli esami vanno eseguiti ogni 6 mesi già prima dei 40 anni.

Tumore ovarico: cura e sopravvivenza

La chirurgia è il trattamento principale per il tumore ovarico, con un tasso di cura del 70% nei casi iniziali, ma il rischio di recidiva è alto (25-30%).

Per questo, in alcuni casi si aggiunge la chemioterapia adiuvante con carboplatino e paclitaxel, che può essere usata anche prima dell'intervento.

Negli ultimi anni, sono state introdotte terapie a bersaglio molecolare, come bevacizumab e inibitori di PARP, efficaci soprattutto nei tumori con mutazioni BRCA.

La radioterapia è poco usata, mentre sono in corso studi su immunoterapia e altre terapie per superare la resistenza al platino.

Se il tumore viene diagnosticato in una fase precoce, quando è ancora confinato alle ovaie, l'aspettativa di vita è più alta, con un tasso di sopravvivenza a 5 anni che può superare il 90%.

Nelle fasi intermedie, quando il tumore si è diffuso agli organi vicini o ai linfonodi, il tasso di sopravvivenza a 5 anni scende tra il 30% e il 70%, a seconda dell'estensione della malattia.

Quando il tumore si è diffuso ad altre parti del corpo (metastasi), il tasso di sopravvivenza a 5 anni si aggira intorno al 15-20%.

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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