Il rabarbaro è una pianta erbacea presente in tutte le stagioni, utilizzata principalmente come digestivo. Usata fin dal 2700 a.C. in Cina, è originaria del Tibet e della Cina stessa, ma oggi è ormai diffusa in tutto il mondo. Perché i benefici del rabarbaro sono molti. Quindi, a cosa fa bene il rabarbaro? Eccolo spiegato.
Cos’è il rabarbaro
Il rabarbaro appartiene alla famiglia delle Polygonaceae e cresce spontaneamente tutte le stagioni in Europa e Asia. Comprende circa 60 specie diffuse e ha l’aspetto del sedano, con coste verticali che si estendono per tutta la lunghezza e culminano in grandi foglie di colore verde, tranne che per il sapore amaro: la più nota specie di rabarbaro è quello Cinese (Rheum palmatum).
Il nome “rabarbaro” deriva dal greco e significa pianta dei barbari, proprio perché originaria del Tibet e della Cina. Le proprietà del rabarbaro sono davvero innumerevoli: questa pianta è infatti ricca di sali minerali tra cui calcio, ferro, fosforo, magnesio e selenio, oltre a contenere molte vitamine del gruppo B, K e J e beta-carotene.
Proprietà del rabarbaro
Ai fini alimentari, la parte commestibile e che si usa maggiormente è lo stelo rossastro ottimo per marmellate o come additivo in bevande tonico-digestive. La cosa a cui fare attenzione è però l’uso delle foglie: queste, infatti, a causa dell’elevato contenuto di acido ossalico, irritano la mucosa intestinale e favoriscono la formazione dei calcoli renali. Non solo. L’utilizzo delle foglie in dosaggi elevati risulta addirittura tossico. Quando è assunto a dosaggi bassi, il rabarbaro ha diverse proprietà.
Le principali proprietà del rabarbaro sono:
- Digestivo, poiché stimola la secrezione dei succhi gastrici e della bile grazie alla presenza di reina
- Astringente, poiché contiene tannini
- Lassativo, grazie agli antrachinoni, in quantità più elevante
- Dimagrante, poiché è una delle verdure a più basso contenuto calorico e, inoltre, stimola il metabolismo dei grassi
- Antiage
- Migliora la circolazione sanguigna grazie al ferro e al rame
- Favorisce l’abbassamento del colesterolo
- Utile in caso di scottature e ferite
- Protegge le ossa grazie alla vitamina K e al calcio
Quando e come assumere il rabarbaro
In linea generale, va assunto solo in presenza di episodi di stitichezza occasionali poiché l’uso continuativo di questa pianta provoca assuefazione, con conseguente minore efficacia e peggioramento della stipsi. È consigliato infatti non superare un’assunzione maggiore alle 8/10 volte in modo continuativo, ma mantenersi dai 2 ai 4 mg per chilo di peso corporeo con assunzione serale. Il rabarbaro si può assumere come:
- Tintura madre
- Estratto secco nebulizzato
- Infuso, preparato con 5 gr di rabarbaro essiccato e 2 gr di bicarbonato di sodio
- Liquore, ottimo digestivo
A cosa fare attenzione
La maggior parte delle controindicazioni del rabarbaro, come detto precedentemente, sono legate al suo uso eccessivo che causa effetti contrari a quelli previsti.
Si passa da un effetto altamente lassativo, con conseguente perdita allarmante di molti liquidi, ad un effetto a volte pericolosamente tossico. A coloro che hanno problemi gastrointestinali (coliti), per i bambini sotti i due anni, le donne in gravidanza e allattamento, è sconsigliabile l’utilizzo di questa radice.
La soluzione migliore? Farsi guidare dal proprio medico e rispettare le dosi create ad hoc.