Le
crisi di panico (fulmine a ciel sereno) rappresentano da una parte un problema in sé (quando ho gli attacchi di panico divento conseguentemente molto più attento ad ogni segnale interno che indica l’inizio di un’impennata dell’
ansia e strutturo meccanismi di evitamento dell’ansia stessa), sul quale si strutturano circoli psicopatologici viziosi e rispetto ai quali è possibile trovare beneficio attraverso un percorso di
psicoterapia, talvolta (dipende da situazione a situazione) affiancata ad una farmacoterapia idonea, prescritta dal medico psichiatra e viceversa. Appunto, per questo motivo, il percorso di intervento sul problema passa prioritariamente attraverso una valutazione medico psichiatrica, la quale valuta l’eventualità e la tipologia di supporto farmacologico.
Mentre il farmaco, prescritto in funzione di una valutazione diagnostica specifica, attenua il sintomo, la psicoterapia ha la funzione di
scardinare i circoli viziosi del problema in sé.
Tuttavia, le crisi di panico, considerate come sintomo, richiedono un inquadramento psicologico, la cui finalità è quella di capire anche il sistema di personalità e caratterialità all’interno del quale s’inserisce. Vale a dire che il panico può essere trattato sia come sintomo in sé, ma anche come segno/segnale di un funzionamento psicologico ed emotivo che richiede una visione oltre il sintomo, cioè per capire perché ho le crisi di panico.