La morfina, con il suo principio attivo detto morfina cloridrato, è una sostanza alcaloide naturale estratta dall'oppio e appartenente alla classe degli analgesici oppioidi. Questa sostanza naturale si ottiene come risultato dell’essicamento del liquido lattiginoso che esce dalla capsula ancora immatura del Papaver Somniferum, dopo essere stata incisa.
Questi tipi di analgesici oppioidi vengono usati per alleviare il dolore considerato da moderato a severo giacché ha un effetto nel cervello tramite il quale riesce a cambiare il modo nel quale il corpo sente e reagisce al dolore. In altre parole, la morfina risulta un agonista selettivo dei recettori oppioidi μ.
Questi recettori sono situati lungo le vie del dolore del nostro corpo e il loro dovere è quello di modulare la neurotrasmissione del malessere. E allora, quando tali recettori vengono stimolati, si provoca analgesia. Per questo motivo, la morfina cloridrato essendo agonista selettivo dei medesimi recettori, riesce ad attivarli ed esercita così la sua potente azione antidolorifica. La morfina può essere somministrata per via orale - è disponibile sotto forma di sciroppo, compresse, capsule rigide o granulata -, e anche per via parenterale, ovvero sotto forma di fiale iniettabili.
La si utilizza principalmente in campo della medicina per trattare il dolore, infatti basta somministrarne soltanto 10 mg per via parenterale, cioè tramite un’iniezione, è si può ridurre almeno l’80% della percezione del dolore.
Il dolore che percepiscono le persone che vengono prescritte con morfina tende a essere cronico-profondo, dove la intensità arriva a medio/elevata e, in particolare, si indica l'uso di questo potente analgesico quando gli altri antidolorifici non hanno avuto effetto, e anche per trattare patologie riguardanti i tumori (neoplastiche), nei casi di infarto del miocardio e per trattare i dolori post-operatori.
Comunque, è opportuno sottolineare che la morfina pur avendo la possibilità di abolire il dolore intenso come sofferenza, non abolisce la sua percezione. In questo modo, la persona rimane conscia dello stimolo dolorifico e lo percepisce, però invece di preoccuparsi, rimane distaccata e non sperimenta difficoltà a tollerarlo.
Nei casi di malati terminali, si utilizza la morfina soprattutto per mitigare il dolore e accompagnare la terapia di cure palliative, quando i medici ritengono che non ci sono altri trattamenti da provare nei pazienti per combattere la malattia. Comunque, non si può avere certezze a riguardo di quanto vive una malato terminale poiché la speranza di vita di ogni persona; infatti, dipende da diversi fattori, come per esempio, dalla zona colpita dal tumore e dall’eventuale compresenza di altre patologie.
Come effetti non desiderati a considerare ci sono:
Si consiglia fortemente di visitare il dottore immediatamente se si nota di avere effetti collaterali gravi come possono essere cambi di umore o disturbi del comportamento, cioè agitazione, confusione, allucinazioni.
Anche se il paziente presenta forti dolori addominali o di stomaco, se ha difficoltà per urinare, o se si nota che le ghiandole surrenali non stiano funzionando correttamente (perdita dell’appetito, insolita stanchezza, perdita di peso).
Inoltre, bisogna correre dal medico nei casi di svenimento, attacchi, difficoltà per respirare e severa stanchezza, o se compaiono segni di reazioni allergiche come prurito, gonfiore e vertigini acute.
Per concludere, questa non è purtroppo una lista completa degli effetti non desiderati considerato che la morfina può causare diversi tipi di effetti indesiderati, anche se non li manifestano tutti i pazienti. Tuttavia, l’intensità con cui si manifestano ed il tipo di effetti avversi dipenderà dalla sensibilità di ciascun individuo nei confronti del farmaco.