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Ossitocina e parto: qual è il legame?

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ultimo aggiornamento – 20 Giugno, 2023

Scopri il legame tra parto e ossitocina

L'ossitocina è uno degli ormoni maggiormente coinvolti durante la gravidanza e, spesso, viene associato al parto indotto. Qual è la sua correlazione con la gestazione, il suo ruolo nel corpo umano e perché i medici possono somministrarla durante il travaglio?

Cerchiamo di dare una risposta a tutte queste domande.

Cos’è l’ossitocina?

L’ossitocina è un ormone utilizzato per regolare l'attività degli organi e dei tessuti periferici durante parto e allattamento.

Prodotta dall'ipotalamo (una regione cerebrale che ha la funzione di ghiandola endocrina primaria), l’ossitocina viene immessa nel flusso sanguigno dalla ghiandola pituitaria posteriore ed è costituita da nove amminoacidi.

Tra i suoi ruoli biologici più importanti, durante il travaglio, vi è quello di stimolare le contrazioni delle fibrocellule muscolari lisce uterine – in grado di favorire l'espletamento del parto.

Inoltre, durante l'allattamento, l'ossitocina promuove l'eiezione del latte dalle mammelle.

Questo ormone non ricopre solo un ruolo importante nel parto e nell'allattamento, ma ha un impatto significativo anche sull'affettività e l'empatia: l’ossitocina contribuisce a creare e mantenere i legami affettivi con partner e figli, favorendo il senso di gratificazione emotiva e la ricerca di vicinanza con il neonato. Si dice che l’ossitocina è l’ormone dell’amore

La zone da cui è prodotta l’ossitocina secerne numerosi ormoni, la maggior parte dei quali agisce sull'ipofisi, una piccola ghiandola situata alla base del cervello, collegata all'ipotalamo tramite un sottile peduncolo tissutale chiamato infundibolo.

Il lobo posteriore dell'ipofisi, noto anche come neuroipofisi, contiene tessuto nervoso costituito dalle terminazioni di neuroni il cui corpo cellulare si trova nell'ipotalamo. Queste terminazioni nervose secernono l'ossitocina e l'ormone antidiuretico (ADH).

Il ruolo dell’ossitocina in gravidanza: il parto naturale

Durante la gravidanza, i livelli di ossitocina aumentano gradualmente e raggiungono il loro picco durante il travaglio: la pressione esercitata dalla testa del feto sul collo dell'utero e sulla parete vaginale stimola la secrezione di questo ormone, grazie ai nervi sensoriali che inviano impulsi all'ipotalamo.

In questo modo, l'ormone viene rilasciato in circolo e a livello cerebrale.

L'ossitocina non solo aumenta la sensibilità dei muscoli uterini durante il travaglio, ma promuove anche il rilascio di altre molecole chiamate prostaglandine; queste sostanze rafforzano ulteriormente le contrazioni uterine e la progressione del travaglio.

Tra le molte funzioni dell'ossitocina in gravidanza, una delle più importanti è la capacità di ridurre il dolore: l'ormone contribuisce favorendo la secrezione di oppioidi endogeni e inducendo una sorta di amnesia che aiuta il futuro genitore a “dimenticare” parzialmente l'esperienza del travaglio.

Inoltre, l'aumento dei valori di ossitocina a livello cerebrale potrebbe associarsi al rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore che potrebbe stimolare le forti emozioni positive che il soggetto spesso sperimentano.

È importante notare che non esistono evidenze scientifiche a supporto dell'uso di integratori di ossitocina durante la gravidanza.

Tuttavia, esistono metodi naturali che possono aiutare a stimolare il rilascio di ossitocina:

  • stimolazione del capezzolo;
  • contatto con la pelle del neonato (contatto pelle a pelle), ma anche solo osservare il neonato fa si che ci sia un rilascio di ossitocina;
  • vicinanza con il partner;
  • distensione della vagina e dei muscoli del pavimento pelvico;
  • rapporto sessuale;
  • fare o ricevere un massaggio;
  • orgasmo;
  • pressione della testa del bambino sulla cervice uterina.

Ossitocina e post partum

L’ossitocina favorisce l'espulsione della placenta e previene le eventuali emorragie post-partum.

In questa fase, tale ormone svolge un ruolo cruciale nel meccanismo dell'attaccamento materno istintivo, noto come bonding: tramite le endorfine, l'ossitocina raggiunge la sua concentrazione massima nel sangue mezz'ora dopo il parto – nel momento del contatto visivo e "pelle a pelle" con il neonato. L’insieme di questi processi protegge la mamma da perdite ematiche nel post-parto eccessive. 

A livello mammario, l'ossitocina è responsabile della contrazione delle cellule mioepiteliali che circondano i dotti galattofori e gli alveoli ghiandolari, favorendo così l'espulsione del latte (attraverso la suzione della mammella): la sollecitazione dei recettori tattili situati nel capezzolo e nell'areola mammaria determina il riflesso ossitocinico, che a sua volta induce la liberazione dell'ormone.

Somministrazione di ossitocina sintetica

Se la progressione del travaglio rallenta, i medici utilizzano la versione sintetica dell'ossitocina per stimolare le contrazioni uterine e favorire il parto: qualora questa dovesse risultare più intensa e ravvicinata rispetto alla norma, può rendere il dolore meno tollerabile.

La somministrazione di questo farmaco richiede un monitoraggio costante della frequenza cardiaca del feto, andando a limitare la libertà di movimento della donna durante il travaglio.

È importante sottolineare che l'ossitocina sintetica agisce legandosi ai recettori dell'ormone endogeno: in questo modo essa non agisce come l'ossitocina prodotta naturalmente dall'organismo.

Ossitocina e parto indotto

Quando il travaglio fatica ad iniziare, diventa necessario indurre il parto del soggetto: si tratta di una situazione abbastanza comune, soprattutto se si è alla prima gravidanza.

Il travaglio, solitamente, procede seguendo questi step:

  • si perde il tappo mucoso;
  • si entra nella fase prodromica;

dopo un tempo variabile (che va da ore a giorni), si entra in travaglio con contrazioni regolari che causano dilatazione e espulsione. Il travaglio attivo inizia a circa 5 cm e da questo punto in poi possiamo parlare di vero travaglio, potendo dare anche dei limiti temporali. 

Tuttavia, quando il travaglio non inizia, i medici devono intervenire necessariamente inducendo il parto attraverso ormoni sintetici uno tra questi è  l'ossitocina.

Essa rappresenta una delle soluzioni ideali quando la cervice del futuro genitore è già dilatata e assottigliata.

In questo caso, l’ossitocina viene somministrata endovena per regolarizzare le contrazioni e facilitare l'espulsione del neonato.

I rischi dell’ossitocina

Bisogna prestare la massima attenzione quando si somministra l'ossitocina durante il parto, poiché non esistono metodi affidabili per valutare gli effetti del farmaco sull'utero; l'efficacia del farmaco varia notevolmente da persona a persona, poiché può causare contrazioni eccessive o non avere alcun effetto.

L'abuso di ossitocina può avere conseguenze negative, poiché può provocare contrazioni troppo frequenti e la riduzione della capacità della placenta di ricevere ossigeno.

Al bambino tutto questo potrebbe causare:

  • paralisi cerebrale infantile;
  • ritardo mentale;
  • altre disabilità.

L'uso di ossitocina e le contrazioni uterine troppo intense rappresentano uno dei fattori di rischio più gravi per l'acidemia fetale, una condizione in cui il sangue del bambino risulta estremamente acido al momento della nascita.

Questo disturbo può causare danni alle cellule del corpo del bambino, in particolare nel cervello, con conseguenti conseguenze negative sulla salute a lungo termine.

Inoltre, l'uso di ossitocina può essere associato a diverse complicazioni:

  • acidemia fetale;
  • ipertensione;
  • sofferenza fetale
  • bradicardia;
  • tachicardia;
  • decelerazioni del battito cardiaco;
  • aritmia;
  • indice apgar basso;
  • asfissia o encefalopatia ipossico ischemica;
  • ittero;
  • traumi al cranio del feto;
  • lesioni al cervello come paralisi cerebrale;
  • emorragie alla retina;
  • convulsioni neonatali.

Le complicazioni riguardanti il futuro genitore, invece, riguardano:

  • lacerazioni dell’utero;
  • contrazioni uterini forti e prolungate, non coping con il dolore del travaglio e quindi disfunzioni nel travaglio 
  • aritmie cardiache, tachicardie, bradicardie, contrazioni ventricolari premature;
  • emorragia post-partum;
  • shock anafilattico;
  • ematoma pelvico;
  • nausea e vomito;
  • emorragia tra le membrane del cervello;
  • intossicazione d’acqua;
  • flusso sanguigno non regolare nell’utero;
  • ipertensione;
  • ipotensione.

L’ossitocina, infine, è controindicata in caso di:

  • utero iperattivo o ipotonico;
  • sproporzione cefalo pelvica;
  • posizione fetale sfavorevole;
  • parto vaginale sconsigliato;
  • emergenze ostetriche in cui si favorisce un intervento chirurgico;
  • ipersensibilità all’ossitocina;
  • prolasso del cordone ombelicale;
  • inadeguata attività dell’utero;
  • cicatrici uterine da parto cesareo precedente o da altro tipo di intervento all’utero o al collo dell’utero.
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Mattia Zamboni | Seo Content Specialist
Scritto da Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ho conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione con un particolare focus sullo storytelling. Con quasi un decennio di esperienza nel campo del giornalismo, oggi mi occupo della creazione di contenuti editoriali che abbracciano diverse tematiche, tra cui salute, benessere, sessualità, mondo pet, alimentazione, psicologia, cura della persona e genitorialità.

a cura di Letizia Samantha Zeverino
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