icon/back Indietro Esplora per argomento

Come si fa a prendere il permesso per allattamento (riposi per allattamento)

Redazione

Ultimo aggiornamento – 11 Novembre, 2022

Permesso per Allattamento: Come Funziona

Il permesso per allattamento Inps consente di poter seguire tutte le tappe di crescita del proprio bambino.

Tra gli aspetti più importanti da organizzare nella propria tabella di marcia vi è, appunto, il nutrimento del piccolo (il latte materno, nei primi mesi di vita o il latte artificiale) che va somministrato ad intervalli regolari.

Esiste una vera e propria indennità relativa ai permessi per allattamento, proprio per tutelare le mamme (e i papà) che in questo periodo devono gestire al meglio il proprio tempo. Scopriamone di più!

Riposi per allattamento: di cosa si tratta 

Quando una mamma partorisce, la legge tutela anche la delicata fase dell’allattamento o comunque dello svezzamento

L’articolo 39 del decreto legislativo 151 del 2001 prevede infatti i cosiddetti riposi orari giornalieri, noti anche come permessi per allattamento Inps.

Queste ore possono spettare tanto alla madre quanto al padre - anche se possono essere prese solo da uno dei due genitori. Si tratta, infatti, di ore di riposo previste per i neo-genitori, per facilitare la conciliazione tra vita privata e lavorativa (e non necessariamente per allattare o nutrire il piccolo).

Dal momento che, però, questi permessi riguardano il primo anno di vita del neonato (periodo in cui, notoriamente, il bambino richiede l’alimentazione tramite allattamento), nel gergo comune si è finito per nominarli ‘permessi per allattamento’ anche se non nascono con questo preciso scopo.

Queste ore, spesso, sono infatti prese dalla mamma per recarsi ad allattare il neonato, che ha bisogno di effettuare la poppata con cadenze abbastanza regolari (come se fossero delle vere e proprie ferie durante l'allattamento), ma possono essere fruite anche se la madre non sta allattando oppure prese dal padre.

L’indennità per riposi giornalieri (detti anche riposi o permessi per allattamento) spetta alle mamme e ai papà lavoratori dipendenti (i genitori naturali o i genitori affidatari o adottivi) per coprire i permessi orari riconosciuti per la cura del bimbo in relazione al suo primo anno di vita.

Il permesso per allattamento consente, dunque, di allontanarsi dal luogo di lavoro per un numero di ore definito. Hanno diritto ai permessi per allattamento lavoratrici e lavoratori dipendenti (anche assicurati ex IPSEMA).

I permessi per allattamento sono considerati uno strumento alternativo al congedo parentale, che a sua volta può essere frazionato in ore. La differenza tra queste due pratiche sta nella retribuzioni: 

  • il congedo parentale è retribuito al 30%;
  • il permesso per allattamento al 100%.

Nessuno dei due permessi inps per allattamento incide sul conteggio delle ferie.

L’indennità è, dunque, pari alla retribuzione e per fare domanda occorre rispettare certi requisiti:

  • Madre o padre devono avere un rapporto lavorativo in corso di validità e il minore deve essere vivente.
  • Il padre può chiedere il riposo giornaliero in alternativa alla madre lavoratrice dipendente che non ne usufruisca per espressa rinuncia o perché appartenente a una delle categorie non aventi diritto ai riposi per allattamento.

La madre lavoratrice dipendente non può richiedere il permesso se è:

  • in astensione obbligatoria o facoltativa;
  • se non si avvale dei riposi perché in sospensione da aspettativa, permessi non retribuiti o pause lavorative per part-time verticale.

In caso di parto plurigemellare, i riposi sono raddoppiati e le ore aggiuntive possono essere riconosciute al padre anche durante il periodo di congedo di maternità o nel teorico periodo di trattamento economico spettante alla madre dopo il parto e di congedo parentale della madre.

Sebbene non in molti siano a conoscenza del fatto che il papà ha lo stesso diritto della mamma (purché ne fruisca solo uno dei due), anche i padri possono richiedere i permessi per allattamento (ovviamente, nel caso specifico, il fine sarebbe solo quello di trascorrere del tempo con il proprio figlio). 

Il papà può richiedere i riposi giornalieri se:

  • il figlio gli viene affidato in modo esclusivo;
  • la madre non è lavoratrice dipendente;
  • la madre è assente (morte, abbandono o infermità grave);
  • la madre per qualche motivo sceglie di non usufruirne.

Quante ore prevede il riposo per l'allattamento? 

Fino al primo anno di vita del bambino (o entro un anno dall’ingresso in famiglia di un minore adottato o in affidamento), ogni lavoratore o lavoratrice dipendente ha diritto a due ore al giorno di riposo (se l’orario di lavoro è di almeno sei ore giornaliere) e a un’ora (se l’orario giornaliero è inferiore a sei).

I riposi sono doppi in caso di parto gemellare o trigemino (o più) oppure in caso di adozione/affidamento di almeno due bambini (anche se non fratelli e anche se entrati in famiglia in date differenti).

Nel caso in cui si fruisca di asilo nido (o altra struttura idonea) istituito dal proprio datore di lavoro all’interno dell’unità produttiva o nelle immediate vicinanze del posto di lavoro, i riposi si riducono della metà, dunque:

  • un’ora: se il lavoro quotidiano è pari o superiori a sei ore;
  • mezz’ora: se il lavoro quotidiano è inferiori alle sei ore.

Le ore di congedo possono essere consecutive o distribuite nell’arco della giornata. 

Tuttavia, la modalità di fruizione deve essere concordata con il datore di lavoro (ad esempio: si può scegliere se entrare un’ora dopo e uscire un’ora prima, oppure entrare due ore dopo, oppure uscire due ore prima).

Un’altra possibilità è quella di accorpare le ore per avere intere giornate di cui fruire. 

Ad esempio: se si lavora 5 giorni a settimana e con una durata di 8 ore lavorative al giorno, si ha diritto ad un ammontare di 10 ore di riposo per allattamento. 

Si può scegliere di assentarsi, dunque, 1 giorno su 5 (fruendo di 8 su 10 ore complessive) e di sfruttare le altre due ore in un altro giorno, o di un’ora in altri due giorni, separatamente. 

Occorre tuttavia precisare che questa tipologia di permesso non è cumulabile con altre agevolazioni. Ad esempio, se la giornata lavorativa è di 8 ore, non si possono prendere 2 ore di allattamento più un’ora di permesso. 

In questo caso, occorre togliere un’ora di allattamento di uno degli altri giorni, oppure prendere 3 ore di permesso.

Quando termina l'allattamento inps?

Chi è interessato al congedo si chiederà fino a quando è possibile usufruire del periodo allattamento inps: la lavoratrice, o il lavoratore, ha diritto ai permessi per l'allattamento inps fino al primo anno di vita del bambino.

Permesso per allattamento: come fare domanda

La domanda concernente la richiesta allattamento inps va presentata prima dell’inizio del periodo di riposo giornaliero richiesto

Anche in questo caso, vi sono delle differenze in base al sesso:

Per le lavoratrici, la domanda va presentata al datore di lavoro, ma fa eccezione: 

  • lavoratrici con diritto al pagamento diretto da parte dell’INPS, le quali devono presentare la domanda anche alla sede INPS di appartenenza;
  • lavoratrici agricole;
  • lavoratrici dello spettacolo con contratto a termine o saltuario;
  • lavoratrici per cui l'Istituto sta effettuando pagamento diretto di cassa integrazione (anche in deroga).

I lavoratori dipendenti, invece, devono presentare la domanda sia al proprio datore di lavoro sia all'istituto, in modalità telematica attraverso uno dei canali dedicati (servizio online dedicato, numero verde o patronati).

Condividi
Redazione
Scritto da Redazione

La redazione di Pazienti.it crea contenuti volti a intercettare e approfondire tutte le tematiche riguardanti la salute e il benessere psificofisico umano e animale. Realizza news e articoli di attualità, interviste agli esperti, suggerimenti e spunti accuratamente redatti e raccolti all'interno di categorie specifiche, per chi vuole ricercare e prendersi cura del proprio benessere.

a cura di Dr. Marcello Sergio
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Redazione
Redazione
in Post parto

1779 articoli pubblicati

a cura di Dr. Marcello Sergio
Contenuti correlati
Donazione cordone ombelicale: cosa sapere?
Donazione del cordone ombelicale: come funziona

Donazione del cordone ombelicale: cos'è il sangue cordonale, quali patologie può curare, come funziona la procedura della donazione e chi può donare.

Un focus sull'apprendistato e la maternità
Apprendistato e maternità: che cosa sapere

Il rapporto tra apprendistato e maternità può far sorgere alcuni dubbi. Cosa succede a contratto e contributi? Si rischia il licenziamento? Scoprilo!

icon/chat