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Allergie alimentari: meglio evitare gli allergeni o somministrarli a piccole dosi?

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Allergie Alimentari: Quando Evitare gli Allergeni e quando no

A cura di AAIITO - Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri – Portale:  Allergicamente.it


Da bambini in primis (ma non meno da adulti), le allergie rappresentano un problema molto comune. La tendenza, però, è quella di sovradimensionare il fenomeno: si parla, infatti, del 20% in più di allergie alimentari in età pediatrica, ma il dato più realistico – secondo alcuni studi (in particolare, trials condotti utilizzando il test di provocazione con l’alimento sospetto) – è quello compreso tra lo 0,5% e il 5%. 

Allergia alimentare nei bambini: cosa fare

Secondo la dr.ssa Carmen Montera, allergologa pediatrica e segretario del consiglio direttivo AAIITO, “capita ancora troppo spesso che un bambino venga sottoposto a una dieta di eliminazione in base al semplice sospetto clinico, a una positività al prick test, o al valore elevato di IgE specifiche sieriche. 

Nella pratica clinica, però, il percorso diagnostico-terapeutico specialistico dovrebbe essere avviato solo a fronte di una anamnesi puntuale, evitando il più possibile l’approccio “semplicistico” basato sulla mera esecuzione delle “prove allergiche, seguita dalle successive diete di eliminazione, che risultano il più delle volte inutili”.

Come agire, dunque? Provvedendo, prima di ogni limitazione alimentare, a una corretta diagnosi. Il rischio, infatti, è che si modifichino le abitudini e la qualità della vita di una intera famiglia, come sottolineato dal dr. Antonino Musarra, allergologo e past-presidente di AAIITO.  

Allergie nei bambini: quali sono i cibi più pericolosi?

Volendo fare una lista, ricordiamo (nel 90% dei casi): 

  • Latte e uova 
  • Grano e soia
  • Arachidi e frutta secca 
  • Pesce e crostacei

*Fonte: “Muraro A et al. EAACI Guidelines: Food Allergy and Anaphylaxis Guidelines”. Allergy 2014 Aug;69(8):1008-25

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Prevenire le allergie nel primo anno di vita: si può?

Facciamo un salto indietro nel tempo. Tra gli anni Ottanta e Novanta, si era soliti pensare che l’assunzione precoce – entro il primo anno di vita – di cibi allergenici potesse favorire lo sviluppo successivo di allergie

Per questa ragione, i pediatri erano inclini a ritardare l’introduzione nella dieta del bambino di questi alimenti. 

In realtà, tale modus operandi si è dimostrato non efficace. Negli anni, infatti, numerose evidenze scientifiche hanno evidenziato che il ritardo nell’introduzione di alimenti solidi (oltre il 6° mese) fosse un fattore di rischio per le allergie

Quando introdurre, quindi, il latte vaccino?

Fino al 2014 si consigliava, al posto del latte materno, l’utilizzo di formule lattee a ridotta allergenicità. Oggi queste linee guida sono state ridiscusse. In mancanza di latte materno, gli specialisti consigliano di ricorrere alle normali formule derivate dal latte vaccino.

E le uova di gallina? Anche in questo caso, si era soliti introdurre non prima dei 7 mesi il tuorlo e dell’anno in poi l’albume. Oggi, invece, si parla di uova già al 4°-6° mese di vita, per evitare che compaiano successive allergie. 

Unica attenzione, se il bambino risulta affetto da dermatite atopica; in questo caso, si dovrà effettuare prima una visita allergologica, per escludere la presenza di una particolare forma di sensibilizzazione verso le proteine dell’uovo.

Anche per gli arachidi, vale lo stesso modo di procedere delle uova, sebbene sia un cibo poco comune nelle diete dei più piccoli. 

Cosa si intende per Desensibilizzazione Orale Per Alimenti (DOPA)?

La medicina fa progressi è oggi si parla di una nuova tecnica sperimentale, per ritrovare la tolleranza alimentare, grazie alla somministrazione graduale e progressiva di alimenti a piccole dosi. 

Obiettivo? Desensibilizzare – dunque individuare la dose massima tollerata dal paziente. 

In passato l’unico approccio terapeutico alle allergie alimentari del bambino era l’eliminazione assoluta dell’alimento dalla dieta – ricorda il dott. Giuseppe Pingitore, Allergologo Pediatrico coordinatore regione Lazio AAIITO – In questo modo” chiarisce “da una parte si “congela” il problema nel tempo, senza attivare nessuna azione di stimolo alla tolleranza immunologica, d’altra parte si espone il bambino al rischio di gravi reazioni, che si potrebbero verificare anche per minime quantità di alimento assunto erroneamente. 

Oggi, la sfida nel trattamento delle allergie alimentari è rappresentata dalla DOPA, Desensibilizzazione Orale per Alimento, una procedura che consiste nella somministrazione dell’alimento “incriminato” iniziando con dosi molto basse e aumentandone lentamente e progressivamente le quantità. 

Questo tipo di approccio è praticabile da un’equipe medica esperta solo in un ambiente idoneo ad affrontare eventuali reazioni.

Questa tecnica consente, con gradualità, di migliorare la vita dei pazienti con allergia, evitando così gravi reazioni, qualora si venga a contatto con l’allergene

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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