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Quanto si può sopravvivere dopo un trapianto di fegato?

Alessandra Guiotto | Psicologa clinica e ricercatrice

Ultimo aggiornamento – 05 Settembre, 2018

aspettativa di vita trapianto di fegato: qual è la sopravvivenza?

Sappiamo molto bene che qualora non ci fossero altre soluzioni per curare un paziente, i medici ricorrono molto spesso al trapianto di organi.

Uno dei più diffusi è sicuramente il trapianto di fegato, che presenta una peculiarità. Proprio così. Per effettuarlo, infatti, non serve l’intero organo: il fegato, infatti, può rigenerarsi a partire da una sola porzione sana. Il fegato trapiantato quindi può essere donato sia da una persona compatibile vivente – come un familiare o un amico – sia da una persona compatibile deceduta.

Ma quali sono le aspettative di vita dopo un trapianto di fegato?

Trapianto di fegato: quanto si sopravvive?

Il trapianto di fegato, come possiamo ben immaginare, riguarda la rimozione chirurgica dell’organo non più funzionante, e la sua successiva sostituzione con un fegato sano – o una sua porzione – proveniente da un donatore compatibile.

A tal proposito, ricordiamo che la maggior parte dei donatori sono persone decedute che hanno accettato di donare i propri organi dopo la morte ma, quando si parla di fegato, anche persone ancora in vita possono diventare donatori, purché compatibili.

Nonostante sia una pratica che gli specialisti cerchino di evitare, il trapianto di fegato è il secondo trapianto più diffuso, preceduto solamente da quello dei reni. Questo soprattutto perché presenta una stima di successo alta, salvando o aumentando l’aspettativa di vita di coloro che presentano gravi problemi di salute che interessano questo organo.

Ovviamente, predire la stima di successo per ogni paziente è molto complicato. A tal proposito, stando ai dati americani, sembrerebbe che l’aspettativa di vita dopo un trapianto di fegato segua questo andamento:

  • 86% dei pazienti è ancora vivo a un anno dal trapianto
  • 78% a 3 anni dal trapianto
  • 72% a 5 anni dal trapianto
  • 53% a 20 anni dal trapianto

Le proiezioni, dunque sono molto positive, anche se non si può di certo negare che la prospettiva di sopravvivenza varia in base a dei fattori di rischio come:

  • Età (maggiore probabilità di riuscita se la persona è giovane)
  • Indice di massa corporea e la fluttuazione nel peso
  • Stato di salute generale prima dell’intervento
  • Gravità del malfunzionamento del fegato
  • Coinvolgimento dei reni
  • Cause dei problemi al fegato
  • Storia clinica

Uno studio del 2013 ha dimostrato che adulti e bambini che hanno subito un trapianto di fegato a causa di particolari condizioni genetiche presentano una maggiore probabilità di riuscita rispetto a coloro che necessitano tale operazione per stili di vita nocivi o infezioni.

Diminuiscono i donatori?

Trovare un donatore tramite la più classica lista d’attesa, comunque, può essere molto stressante. I tempi possono essere molto lunghi. Parliamo di mesi, se non anni. L’iter per la ricerca della compatibilità non è per nulla banale e scontata.

Non è un caso che le liste d’attesa siano molto affollate. In America, ad esempio, sembrerebbe che 15.000 persone ogni anno necessitino di un trapianto di fegato. Non solo. Mentre cresce questo numero, diminuisce in modo vertiginoso il numero dei donatori, con conseguenze a tratti allarmanti. Nell’ultima decade – sempre oltreoceano – il numero di persone estromesse dalle liste per un peggioramento delle condizioni o perché decedute sia aumentato fino ad arrivare al 30%, nonostante un donatore di fegato possa aiutare in molti casi due pazienti compatibili.

Nonostante la sopravvivenza sia alta, non dobbiamo comunque dimenticare che esistono complicanze per il trapianto di fegato, tra cui:

  • Sanguinamento
  • Cicatrici
  • Coaguli di sangue nell’arteria epatica, che trasporta sangue al fegato
  • Rigetto dell’organo, ovvero il corpo non accetta il fegato del donatore (spesso accade tra i primi 3 e 6 mesi dopo il trapianto)
  • Malfunzionamento del fegato donato
  • Rottura o fuoriuscita del condotto della bile
  • Infezione batterica
  • Ernia o rottura dei tagli fatti con l’intervento durante i processi di guarigione
  • Malfunzionamento dei polmoni, o di differenti organi
  • Setticemia
  • Morte

Post trapianto di fegato: che succede?

Dopo l’intervento, ovviamente, è sempre necessario rimanere in osservazioni per alcuni giorni e settimane. Solo quando i medici lo riterranno opportuno sarà possibile un tranquillo rientro a casa. Quello che però è importantissimo per la riuscita del trapianto di fegato è il cambiamento del proprio stile di vita, vivamente consigliato a tutti i trapiantati. Ad esempio, sarà necessario:

  • Assumere una salutare e bilanciata dieta, data dai nutrizionisti e dietisti come parte della terapia del trapianto
  • Mantenersi idratati
  • Smettere di fumare
  • Evitare l’alcool
  • Seguire in modo scrupoloso la terapia farmacologica, e rispettare qualsivoglia indicazioni
  • Evitare le uova, la carne, il pesce crudo, i cibi non pastorizzati e il pompelmo
  • Limitare i grassi, il colesterolo, lo zucchero e il sale
  • Consultarsi con il proprio medico per svolgere qualsiasi attività fisica
  • Evitare di ritornare a fare attività fisiche faticose per i primi 3 mesi dopo l’intervento e rivolgersi al medico prima di reintrodurle

Ricordiamo, però, che uno dei rischi più grandi a cui un paziente con trapianto di fegato è sottoposto è l’infezione, dunque il rigetto. È quindi importante che le persone trapiantate sappiano riconoscere i sintomi di queste due possibili complicazioni, in modo da rivolgersi prima possibile ai medici per evitare ulteriori complicazioni.

I segnali di infezioni includono:

  • Febbre o sensazioni di freddo
  • Naso chiuso
  • Tosse
  • Vomito e nausea
  • Mal di gola

Per quanto riguarda invece i sintomi del rigetto dell’organo, si possono manifestare:

  • Stanchezza
  • Diminuzione dell’apporto di sonno
  • Febbre
  • Colorazione gialla della pelle e degli occhi
  • Dolore e sensibilità dell’addome
  • Colore delle urine molto scuro
  • Colorazione più chiara delle feci

Insomma, abbiamo visto come il trapianto di fegato sia un intervento tanto diffuso nonostante possa comportare delle serie complicanze. Ma non possiamo dimenticare che le prospettive di successo e le aspettative di vita siano nel complesso molto positive.

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Alessandra Guiotto | Psicologa clinica e ricercatrice
Scritto da Alessandra Guiotto | Psicologa clinica e ricercatrice

Credo fortemente che la salute, sia fisica che mentale, sia il bene più importante di tutti ed è questo che mi ha portato a diventare una psicologa clinica e una ricercatrice. Molte volte le soluzioni sono a un passo da noi, basta solo sapere dove poterle trovare o leggere.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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