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Blue Monday e benessere mentale, la specialista ci spiega cosa fare

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ultimo aggiornamento – 12 Gennaio, 2023

Scopriamo come il benessere mentale può impattare nella vita quotidiana

Con il termine inglese "Blue Monday" si vuole indicare il terzo lunedì del mese di gennaio che, secondo alcuni studi, risulta essere il giorno più triste dell’anno.

Questo perché, inconsciamente, il cervello realizza definitivamente che sono finite le festività e che i mesi successivi saranno caratterizzati dalla quasi totalità di giorni lavorativi.

Quanto c’è di vero? Come poter combattere la persistente sensazione di malessere e disagio? In occasione del Blue Monday, cerchiamo di capirne di più, anche con l’aiuto della Dottoressa Giusy Messina, Psicologa e Psicoterapeuta.

Blue Monday e Monday Blues: le difficoltà che impattano sul benessere mentale

Archiviato il periodo festivo, si sa, è più probabile sentirsi sopraffatti dalla tristezza: la fine del periodo natalizio, il ritorno a lavoro, i sensi di colpa per aver esagerato a tavola e una lista di buoni propositi ancora da sfogliare possono essere tutte ragioni valide per provare malessere e disagio.

Se a questo elenco si aggiungono il rigido clima invernale e le giornate più corte, si evince come sia molto più semplice pensare a gennaio come il periodo più triste dell’anno.

Come vedremo, il concetto di Blue Monday non ha una vera e propria valenza scientifica, ma è altrettanto vero che si collega – quasi in maniera diretta – con il cosiddetto "Monday Blues".

Si tratta, in questo caso, dell’angoscia provata esclusivamente di lunedì – con la ripresa delle attività lavorative.

Per quanto riguarda i sintomi del Monday Blues, essi si manifestano già la domenica pomeriggio (soprattutto se si è soggetti ansiosi e si risente delle prestazioni lavorative).

Per chi, invece, è sensibile ai cambiamenti di orario del week end, il malessere si presenta la mattina del lunedì.

Chi fa fatica ad affrontare il lunedì mattina, può avvertire sensazioni come:

Purtroppo, però, la vera depressione clinica è una condizione molto più complessa e influenzata da diversi fattori, che ben si allontanano dal Blue Monday o dalla tristezza per l’arrivo del lunedì.

Lo sconforto, il malessere e la depressione, che possono sopraggiungere durante una normale attività quotidiana, sono riconoscibili attraverso:

  • senso di solitudine;
  • apatia;
  • concetto negativo di sé;
  • ansia;
  • perdita di appetito;
  • irritabilità;
  • disfunzione cognitiva e/o motoria;
  • spossatezza;
  • perdita di attenzione;
  • assenza/diminuzione d’interesse rispetto alle attività di piacere;
  • disturbi del sonno;
  • pensieri suicidari.

Blue Monday: marketing o realtà?

Blue Monday

Il concetto di Blue Monday nasce dallo psicologo Cliff Arnall che ha creato un’equazione in grado di calcolare il giorno più triste dell’anno.

Successivamente, l’agenzia di viaggi Sky Travel ha pubblicizzato questo studio per incentivare i consumatori a prenotare le vacanze estive; lo stesso psicologo ha confessato di essere stato contattato per mettere la propria firma su uno studio del tutto privo di fondamento.

Il Bue Monday è, dunque, una trovata di marketing: in seguito al calo di prenotazioni del periodo successivo alle feste, era necessario trovare un motivo per invogliare le persone a viaggiare; in questo senso, la tristezza e la monotonia sono i sentimenti perfetti da suscitare la voglia di mettersi in viaggio.

Le equazioni utilizzate da Arnall sono completamente antiscientifiche e prive di qualsiasi prova: se esistono dei fattori capaci di stimare la felicità o la tristezza è difficile che possano essere inseriti in una semplice formula algebrica.

Insomma, pare proprio che sia impossibile identificare un giorno in cui tutti si sentono tristi.

Se, però, la sensazione di malessere e disagio si presenta spesso, è meglio rivolgersi ad uno specialista: ecco quali consigli abbiamo chiesto alla Dottoressa Giusy Messina, Psicologa e Psicoterapeuta.

Quali segnali ci possono indicare che è un buon momento per iniziare un percorso terapeutico?

Generalmente, possiamo capire quando è utile iniziare un percorso terapeutico nel momento in cui si ha il desiderio di "rinascere", ovvero si vogliono apportare modifiche sostanziali alla propria esistenza e si decide di dare una svolta alla propria vita; l’analisi e la psicoterapia sono gli strumenti ideali per chi vuole ripartire, ovvero quando si stanno attraversando dei profondi cambiamento e si vorrebbero prendere in mano gli eventi che ci circondano.

Come capire qual è il percorso più adatto per noi, tra coaching e psicoterapia?

Per capire quale percorso intraprendere – e quale risulta essere il più adeguato alle nostre necessità – ci dobbiamo chiedere, innanzitutto, se necessitiamo di una conoscenza profonda e dettagliata dei nostri sintomi o disturbi: in questo modo, andremo a scoprirne le cause, le motivazioni inconsce e le pulsioni. Al contrario, possiamo anche capire che è più utile rimanere in superficie, cercando semplicemente la direzione migliore da percorrere. Nel primo caso è più indicata la psicoterapia, nel secondo le sedute di coaching.

Ci può dare 5 consigli facili da mettere in pratica per combattere i momenti di sconforto?

Certo. Quando si viene colti dallo sconforto, potrebbe essere utile:

  • non sentirsi mai soli, bensì parte di un tutto, di una vita universale;
  • non personalizzare il proprio sconforto, non pensare ma che si tratta del "mio problema”;
  • ritagliarsi dei momenti per sé stessi, concentrarsi nel profondo e meditare;
  • impegnarsi in ciò che ci fa stare meglio, ci pace, ci gratifica (un hobby o un passamento;
  • dedicarsi dei momenti di relax.

Esistono differenze tra l'approccio terapeutico relativo al malessere sul posto di lavoro e quello riguardante lo sconforto nella vita privata? Se si, in cosa consiste?

No, non credo ci siano differenze nell'approccio terapeutico: nelle terapie che, di volta in volta, si propongono ciò che cura e risulta efficace è sempre e solo la relazione che si instaura con l’individuo, il setting che si va a costituire, il transfer terapeuta-paziente e paziente-terapeuta.

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Mattia Zamboni | Seo Content Specialist
Scritto da Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ho conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione con un particolare focus sullo storytelling. Con quasi un decennio di esperienza nel campo del giornalismo, oggi mi occupo della creazione di contenuti editoriali che abbracciano diverse tematiche, tra cui salute, benessere, sessualità, mondo pet, alimentazione, psicologia, cura della persona e genitorialità.

a cura di Dr.ssa Giusy Messina
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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