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Coronavirus a scuola: i rischi reali, la riorganizzazione e la riapertura a settembre

Redazione

Ultimo aggiornamento – 26 Agosto, 2020

Coronavirus e rientro a scuola

Appuntamento al 14 settembre, ore 8.00 a suon di campanella: dove? A scuola.

Questo è l'auspicio del Governo e della Ministra dell’istruzione Lucia Azzolina, che ha affermato: «Siamo al lavoro da mesi per il rientro a scuola. È una priorità assoluta, perché è una priorità di tutto il Paese. Dal primo settembre le scuole apriranno per chi è rimasto più indietro. Dal 14 riprenderanno ufficialmente le lezioni».

Orari differenziati e "gruppi classe": l'organizzazione scolastica al tempo del Covid19

Addio alle "classi-pollaio": in tempo di pandemia sono un lontanissimo ricordo. Eppure, non si può far a meno di considerare gli spazi delle aule, tutt'altro che grandi. Dunque, la soluzione è una: sarà necessaria una pianificazione delle lezioni ad orari differenziati e la organizzazione di gruppi-classe, per evitare il sovraffollamento. 

E la mensa? L'obiettivo è di conservala, se possibile con un doppio turno, per gli studenti della scuola dell’infanzia e di quella primaria. Inutile dire che gli ambienti saranno costantemente sanificati nel corso della giornata. 

Quando inizia la scuola?

Le lezioni possono avere inizio a decorrere dal 14 settembre per le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie, così come stabilito dall'Ordinanza Ministeriale n. 69 del 23 luglio 2020. Le attività di recupero, invece, potranno svolgersi a partire dal 1° settembre.

La didattica a distanza e digitale integrata, quindi, sarà impiegata in modo complementare (salvo emergenze), come definito nel Piano Scuola 2020/2021 del 26 giugno 2020. Ma solo per le scuole primarie.

Mascherina obbligatoria a scuola: sì o no? 

Il Comitato Tecnico Scientifico dice sì, la mascherina è obbligatoria al di sopra dei sei anni: «Tutti gli studenti di età superiore a sei anni dovranno indossare una mascherina chirurgica o di comunità di propria dotazione, fatte salve le dovute eccezioni (ad esempio attività fisica, pausa pasto), nell’ambito dei contesti dove non si riesca a garantire il distanziamento fisico»

Chi ha meno di sei anni, dunque gli alunni della scuola dell'infanzia non dovranno indossare la mascherina. Il personale scolastico? Per loro sì alla mascherina, soprattutto quando il distanziamento sociale non è assicurato. Per gli alunni con disabilità vi è l'esenzione, quando questa non è compatibile con l’uso prolungato di una mascherina. Lo scorso 19 agosto, Domenico Arcuri ha dichiarato le scuole riceveranno undici milioni di mascherine gratuite al giorno, da distribuire sia agli alunni sia al personale. 

Di certo, l'uso delle mascherine a scuola rappresenta uno dei grandi nodi sul rientro in classe. In più, sul tema si è espressa l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo le raccomandazioni, sono i bambini dai 12 anni a dover indossare la mascherina, soprattutto quando non possono garantire una distanza di almeno un metro da altri. Ne consegue che i bambini di 6 anni, ad esempio, non dovrebbero portarla.

E i banchi di scuola cambieranno? 

No, no c'è una ridefinizione ufficiale in tal senso. Il Ministero ha indicato come soluzione ideale il banco monoposto, che consente il distanziamento. Certamente, saranno acquistati più banchi e il Governo ha stanziato oltre 6 miliardi per la scuola, investendo su edilizia scolastica, arredi, assunzioni di docenti e ATA, igienizzanti.

L'archistar Renzo Piano ha addirittura ipotizzato un nuovo modello di banchi in legno, divisi in sezioni, con una dimensione di circa 1 metro e 20 centimetri per 1 metro. E poi anche due piani: uno per i quaderni e i libri, l’altro per lo zaino. 

Febbre a scuola? Assolutamente NO!

Ovviamente, in caso di febbre (oltre i 37,5°) o raffreddore gli studenti non potranno frequentare le lezioni in aula. 

Il Comitato Tecnico Scientifico ha però deciso di non rendere obbligatorio il rilevamento della temperatura all'ingresso (e ciò vale per studenti e personale). 

Coronavirus, spazi chiusi e le giuste distanze: cosa sapere prima del rientro a scuola

Il contatto stretto e prolungato nel tempo è un fattore di rischio che aumenta notevolmente la possibilità di contagi di Sars-CoV-2. Gli spazi chiusi di certo non aiutano, come sostengono gli scienziati. 

Che fine fanno le gocce che espelliamo parlando? Vinte dalla forza di gravità, dopo 1 o 2 metri (da qui la distanza di sicurezza) candono a terra. Ma non sempre è così. I droplet - ormai conosciuti con il nome inglese - possono avere un andamento diverso e superare i 6 metri di distanza e rimanere, quindi, sospesi nell'aria. Importante è una ventilazione naturale costante accompagnata, quando possibile, da depuratori. 

Un articolo su Science sottolinea l'accumulo delle goccioline infettanti negli ambienti chiusi, affermando che i 2 metri di distanza in alcune circostanze potrebbero non essere sufficienti. Un altro studio su Pnas ha evidenziato che mentre si parla si propagano tantissime goccioline che possono rimanere nell’aria anche 14 minuti; necessario, quindi, è considerare il fattore tempo. 

Quanto sono contagiose le goccioline di saliva sospese nell'aria?

Non esiste ancora una risposta certa; la contagiosità varierebbe dal 10% allo 0,01%. Attenzione, quindi, alla ventilazione negli ambienti chiusi.  

Gestione di un caso di Covid-19 nelle scuole

Identificare un referente scolastico per il Covid-19 adeguatamente formato, tenere un registro degli eventuali contatti tra alunni e/o personale di classi diverse, richiedere la collaborazione dei genitori per misurare quotidianamente la temperatura del bambino e segnalare eventuali assenze per motivi di salute (febbre, tosse, stanchezza): sono queste alcune tra le tante raccomandazioni contenute nel rapporto redatto per gestire i casi di focolai di Coronavirus nelle scuole

Cosa fare, in concreto, se un bambino o una bambina manifestassero sintomi riconducibili al Covid-19 durante l'orario di lezione? Secondo quanto contenuto nel documento, l'alunno dovrà essere isolato in un’area apposita assistito da un adulto che - ovviamente! - dovrà indossare tutti i dispositivi di protezione individuale, mascherina chirurgica in primis. I genitori, prontamente avvisati dalla Scuola, dovranno portare a casa il proprio figlio e contattare il pediatra di libera scelta. Quest'ultimo, deciderà se è necessario contattare il Dipartimento di prevenzione (DdP) per l’esecuzione del tampone.

Se il test dovesse essere positivo, verranno svolte le consuete indagini sull’identificazione dei contatti per valutare le misure più appropriate da adottare: se necessario, verrà definita la quarantena per i compagni di classe, gli insegnanti e gli altri soggetti che rientrano nella definizione di contatto stretto.

Inoltre, la scuola avrà l'obbligo di deve effettuare una sanificazione straordinaria, oltre a monitorare le assenze, per individuare ad esempio casi di classi con molti alunni mancanti che potrebbero essere indice di una diffusione del virus e che potrebbero necessitare di una indagine mirata da parte del Dipartimento di Prevenzione. 

Quanto la riapertura delle scuole potrà però incidere su una ripresa della circolazione del virus? Il documento sottolinea che è difficile stimarlo.

«In primo luogo – scrivono gli esperti – non è nota la trasmissibilità di SARS-COV-2 nelle scuole. Più in generale, non è noto quanto i bambini, prevalentemente asintomatici, trasmettano SARS-COV-2 rispetto agli adulti, anche se la carica virale di sintomatici e asintomatici, e quindi il potenziale di trasmissione, non è statisticamente differente. Questo non permette una realistica valutazione della trasmissione di SARS-COV-2 all’interno delle scuole nel contesto italiano. Non è inoltre predicibile il livello di trasmissione (Rt) al momento della riapertura delle scuole a settembre».

«Serve la collaborazione di tutti»

Ovvio è che le incertezze sulla riapertura delle scuole non mancano, soprattutto in questi giorni di agosto con l'aumento del numero dei casi. Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, ha dichiarato che "dipenderà dal comportamento responsabile delle persone".

«La scuola ha dato tanto nei mesi più duri dell'emergenza, ora servono responsabilità e consapevolezza da parte di tutti. Le scuole non vanno solo riaperte, dobbiamo fare in modo che poi non richiudano. E serve la collaborazione di tutti», ha aggiunto poi Lucia Azzolina.

Una ragione in più per non sottovalutare mai il rischio. Il diritto all'istruzione non deve essere piegato dalla pandemia. Le difficoltà ci sono, inutile negarle, ed è bene fare molta prevenzione, anche con il vaccino antinfluenzale

Staremo a vedere, sperando in meglio. Intanto, per ogni ulteriore informazione e aggiornamento, il Ministero della Salute ha predisposto un'area sul proprio sito dedicata, appunto, alla scuola.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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