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Emicrania, cefalea e invalidità: i diritti e le agevolazioni

Martina Valizzone | Psicologa

Ultimo aggiornamento – 10 Dicembre, 2020

invalidità cefalea: diritti e agevolazioni

Solo in Italia sono milioni gli individui che soffrono di sindrome cefalalgica, di cui la maggior parte donne.

Mal di testa, cefalea ed emicrania possono rappresentare per alcuni patologie invalidanti a tal punto da impedire il normale svolgimento delle attività quotidiane, comprese le mansioni professionali, per le quali può essere riconosciuta una percentuale di riduzione della capacità lavorativa.

In Italia, ad esempio, il servizio sanitario della Regione Lombardia ha riconosciuto con apposita circolare, la valutazione percentuale delle cefalee nell’ambito dell’invalidità civile, cui viene attribuita una invalidità variabile tra il 15 e il 46% a seconda dell’intensità del disturbo.

Non tutti forse sono a conoscenza del fatto che cefalea ed emicrania possono dar luogo al riconoscimento dell’handicap, quindi ai benefici garantiti della Legge 104.

In ogni caso, se il mal di testa è tale da impedirti di lavorare, a prescindere dal riconoscimento dell’invalidità, è possibile assentarsi per malattia, previa apposita certificazione del proprio medico curante oltre ad avere diritto a permessi per eventuali cure ed analisi.

Vediamo insieme come funziona il riconoscimento di emicrania come malattia invalidante. Andiamo per gradi.

Emicrania e cefalea: cosa comportano

La cefalea, che comunemente chiamiamo mal di testa, è una delle patologie dolorose di più frequente riscontro sia in età adulta sia in età infantile.

La classificazione delle cefalee distingue le cefalee in due sottogruppi: 

  1. Cefalee di tipo primario
  2. Cefalee di tipo secondario. 

Le cefalee primarie sono malattie del tutto autonome mentre quelle secondarie sono dovute alla presenza di un’altra patologia sottostante, che provoca – appunto – cefalea (come ipertensione, artrite, artrosi o disturbi maculo-oculari).

La cefalea primaria è una patologia piuttosto severa, in grado di manifestarsi in una forma tanto grave da compromettere la qualità della vita di chi ne soffre, andando a inficiare tutte le aree della vita: quella familiare, lavorativa e perfino sociale. Tale impatto, a sua volta, può portare al manifestarsi di forme ansioso-depressive. Proprio per questo carattere altamente invalidante, a coloro che soffrono di cefalea primaria è possibile che venga riconosciuto un grado di invalidità.

L’emicrania, invece, è un tipo particolare di cefalea che solitamente si manifesta per un periodo di tempo compreso tra le 4 e le 72 ore, presentando almeno due dei seguenti sintomi:

  • Si localizza solo da una parte della testa.
  • Ha carattere pulsante.
  • Si manifesta con un’intensità da media a molto intensa.
  • Peggiora durante lo svolgimento di attività routinarie, come ad esempio camminare o salire le scale.

Oltre a questi sintomi è possibile che si manifestino anche vertigini, nausea o vomito, fotofobia (fastidio alla luce) e fonofobia (fastidio al rumore).

L’emicrania può, inoltre, manifestarsi con o senza aura: quando si soffre di emicrania con aura, si manifestano anche disturbi del campo visivo, con difficoltà di movimento e ipersensibilità agli stimoli che lo circondano. Anche in questo caso, è possibile che venga riconosciuto un certo grado di invalidità, sia quando l’emicrania si manifesta come sintomo a se stante, sia quando è il sintomo di un’altra patologia.

I giorni di malattia per chi soffre di mal di testa

Se il lavoratore è impossibilitato a svolgere le funzioni lavorative a causa di cefalea o emicrania, è necessario che questi si rechi dal proprio medico curante, in modo che possa essere la severità del disturbo e la sua compatibilità o meno con l’attività lavorativa che la persona è chiamata a svolgere.

Qualora il medico riconoscesse l’incompatibilità delle due, il lavoratore avrebbe allora diritto ai giorni di riposo indicati dal medico curante sul certificato di malattia, che dovrà essere trasmesso telematicamente all’INPS e poi inviato al datore di lavoro.

Ricordiamo che, come per tutte le assenze per malattia, il lavoratore dipendente è tenuto ad essere reperibile durante le fasce orarie previste per la visita fiscale, anche nel caso in cui sia assente per cefalea.

Legge 104 per emicrania e cefalea: come ottenerla

Mentre l’invalidità si riferisce alla riduzione della capacità lavorativa, il riconoscimento dell’handicap dà invece diritto ai benefici garantiti dalla Legge 104, studiata a garanzia dei soggetti affetti da disabilità mentale, motoria o sensoriale tali da causare di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa.

Secondo la Legge 104, dunque, chi soffre di una cefalea o emicrania tali da provocare gravi difficoltà nell’apprendimento, nell’area sociale e in quella lavorativa, può essere considerato portatore di handicap.

Di conseguenza, chiunque, soffra di cefalea (a seguito degli accertamenti sanitari del caso) può presentare domanda per avere diritto alle agevolazioni che spettano ai portatori di handicap, quindi la precedenza nell’avvicinamento alla sede di lavoro, eventuali permessi retribuiti Legge 104, incentivi fiscali e tanto altro.

La procedura per chiedere il riconoscimento dell’invalidità e dell’handicap per emicrania e cefalea è piuttosto articolata, e parte da una certificazione rilasciata dal proprio medico curante o da un medico convenzionato col Servizio Sanitario Nazionale, cui farà seguito l’accertamento ad opera di una commissione medica integrata.

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Martina Valizzone | Psicologa
Scritto da Martina Valizzone | Psicologa

Sono una psicologa dell'età evolutiva, con una specializzazione in psicoterapia sistemico relazionale. In ambito lavorativo, mi occupo principalmente di terapie individuali e familiari e, da qualche anno, di psicologia dell'educazione, lavorando alla progettazione e realizzazione di interventi psico-pedagogici in ambito scolastico ed extrascolastico.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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