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Dolore e meteo: finalmente uno studio rivela un legame tra i due

Claudia Lepori | Blogger

Ultimo aggiornamento – 14 Settembre, 2016

Meteo e dolore fisico: esiste un legame?

Una delle credenze popolari molto diffusa è quella che il freddo, l’umido e il tempo brutto possano rendere i dolori più forti e acuti. Quanti di noi non hanno una nonna o un parente in famiglia che ci avverte ogni volta che il tempo sta per cambiare, perché il dolore alla schiena o al ginocchio è più forte?

Ora, i medici dell’Università di Manchester hanno deciso di scoprire se c’è davvero un legame tra il tempo brutto e il dolore e vogliono scoprire se sia più di una semplice vecchia diceria, conducendo uno studio intitolato “Cloudy with a chance of pain”, che è stato presentato al British Science Festival, presso l’Università di Swansea.

Cattivo tempo: può aumentare il senso del dolore?

Lo studio dell’Università di Manchester coinvolge più di 9.000 persone che soffrono di dolore cronico e ha rivelato un legame tra il numero di giornate di sole e i livelli delle precipitazioni e le variazioni dei gradi di dolore.

Lo studio ha evidenziato come il numero di giornate di sole sia aumentato da febbraio ad aprile e, allo stesso tempo, come sia diminuita la quantità di tempo in cui i dolori si sono presentati.

I livelli di dolore, però, sono di nuovo aumentati in giugno, quando il tempo era più umido e c’erano meno ore di sole.

Per condurre lo studio, è stato chiesto ai partecipanti di registrare i sintomi di dolore ogni giorno su una applicazione speciale. L’applicazione cattura indipendentemente le condizioni meteorologiche orarie, utilizzando il GPS dello smartphone e unisce i dati del dolore in tempo reale con gli eventi meteorologici locali.

La parola agli esperti…

Il professor Will Dixobn, a capo dello studio, ha affermato: “Una volta che il collegamento è provato, la gente avrà la fiducia necessaria per pianificare le proprie attività, seguendo le previsioni meteo. Inoltre, la comprensione di come il dolore sia influenzato dalle condizioni climatiche permetterà ai ricercatori  e medici di esplorare nuovi interventi di dolore e trattamenti. Per questo, abbiamo bisogno di quante più persone possibile come partecipanti allo studio”.

Ma come nasce il dolore fisico?

Il dolore è un segnale che il nostro corpo invia quando c’è un danno dei tessuti e vuole metterci in guardia dal pericolo.

In caso di trauma, il corpo reagisce all’allarme che arriva dal dolore. Il sangue inizia a essere dirottato verso il cervello, i polmoni e i muscoli. Il ritmo cardiaco e la pressione sanguigna aumentano per combattere il dolore.

Il fegato rilascia lo zucchero immagazzinato e il sangue lo trasporta velocemente ai muscoli. Il sangue poi subisce dei cambiamenti chimici che lo fanno coagulare per diminuire la perdita di sangue dovuta a emorragia.

Nel sangue avvengono mutamenti chimici atto a farlo coagulare più rapidamente, in modo da diminuire le perdite per emorragia.

Il dolore, quindi, è il nostro alleato per capire che dobbiamo stare attenti, che dobbiamo rallentare se per esempio siamo sottoposti a sforzo fisico eccessivo.

Il dolore è generato dai nervi e le terminazioni nervose sono sparse ovunque nel nostro corpo, ad eccezione dei palmi dei piedi e delle mani che sono spesso sottoposti a ferite ed escoriazioni, e l’intensità del dolore è data dall’intensità con cui viene inferto il trauma e non dalla vastità di tessuto colpito.

Quanti tipi di dolore esistono?

Esistono diversi tipi di dolore, classificati in base a delle caratteristiche ben precise.

Il dolore puntorio è quello che si prova subito dopo che si è verificato un taglio o una scottatura sulla pelle ed è un dolore acuto localizzato nel punto preciso del trauma.

Il dolore che si sviluppa subito dopo una ferita è, invece, più tipo bruciore e si espande nella zona circostante e diminuisce man a mano che la ferita poi si rimargina.

Infine, l’ultimo è il dolore profondo, che si prova quando sono implicate le terminazioni nervose degli organi interni e quindi si avverte come un dolore interno.

Esiste anche una scala di classificazione del dolore che è stata creata attraverso l’uso del dolorimetro, un apparecchio che misura il livello di dolore che si prova.

L’unità di misura della scala è il dol e il grado massimo di dolore che si può provare è di 10,5 dol. Ad esempio, il dolore dell’espulsione di un calcolo si trova nella parte alta della scala, insieme al dolore del parto, mentre un comune mal di denti si trova nella parte bassa della scala e corrisponde a 1 o 2 dol al massimo. 

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Claudia Lepori | Blogger
Scritto da Claudia Lepori | Blogger

Amo la lettura e la fotografia, mi piace sognare ad occhi aperti e viaggiare con la fantasia. Da sempre appassionata di benessere e salute, finalmente su Pazienti.it posso scrivere di argomenti che mi interessano ed entusiasmano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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