Il Coronavirus potrebbe provocare trombosi polmonare? I risultati di uno studio

Dr.ssa Elisabetta Ciccolella Farmacista
Redatto scientificamente da Dr.ssa Elisabetta Ciccolella, Farmacista |
A cura di Redazione

Data articolo – 15 Aprile, 2020

Coronavirus e trombosi: il legame

Dal mondo della ricerca - e, purtroppo, dell’esperienza diretta - arrivano ulteriori conferme del legame tra Coronavirus e trombosi polmonare

Quindi no, non è un caso, che nel pieno della pandemia Coronavirus, anche la scorsa Giornata Nazionale per la Lotta alla Trombosi sia stata dedicata proprio alla relazione tra la malattia responsabile della formazione di trombi all’interno dei vasi sanguigni e i virus, in particolare il Covid-19 che, come sappiamo, sta sconvolgendo il mondo intero. 

Cerchiamo di capirne di più.

Cosa succede all’interno delle vene quando c’è una infezione in corso

Infiammazione o processo infiammatorio: ogni qualvolta che nel nostro organismo c’è qualcosa che non va, il sangue partecipa attivamente alla battaglia per la guarigione, aumentando la propria coagulazione.

Gli effetti? Non è raro che si arrivi alla formazione di trombi, nelle arterie e nelle vene, causando complicanze molto gravi che contribuiscono alla morte.

L’Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari Onlus (Alt), tramite la sua presidente Lidia Rota Vender, ha dichiarato che «tutti i virus scatenano nell’intero organismo una reazione infiammatoria più o meno violenta nell’organo colpito». 

E, soffermandosi sul legame tra Coronavirus e trombosi, ha aggiunto che «i medici constatano ogni giorno che i pazienti ricoverati per Covid-19 sono colpiti da polmonite con insufficienza respiratoria causata dal virus, accompagnata spesso da complicanze cardiovascolari e in particolare da trombosi venosa ed embolia polmonare». 

Trombosi venosa ed embolia polmonare sono due patologie molto spesso correlate, per un motivo ben preciso: quando si forma un trombo in una vena, questo rilascia frammenti (emboli) che arrivano al polmone, causando embolia polmonare. Si parla, dunque, di tromboembolia polmonare che, ricordiamo, fra gli eventi cardiovascolari è la prima causa di morte nel mondo. Su 100 persone colpite, infatti, 10 perdono la vita.

Entra nei dettagli, ancora una volta, Lidia Rota Vender. «Nel nostro Paese le malattie da trombosi, nel loro insieme classificate come cardio e cerebrovascolari, colpiscono il doppio dei tumori, sono la prima causa di morte e di grave invalidità nella popolazione di età superiore ai 65 anni, ma possono essere evitate almeno in un caso su tre. Su 100 persone che perdono la vita oggi 44 sono state colpite da malattie da Trombosi, ma troppo pochi ancora conoscono la trombosi. Troppo spesso non viene sospettata, o viene sottovalutata, eppure può avere conseguenze molto gravi e invalidanti: lo sa bene chi è stato colpito».

L'uso di eparine per bloccare la formazioni di trombosi polmonari

Numeri (allarmanti) a parte, per bloccare la formazioni di trombosi nei pazienti con Coronavirus, ci sono buone notizie.

Constatata la relazione tra tra Covid-19 e tromboembolia polmonare - recentemente confermata da uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Cagliari guidati dal dr. Francesco Marongiu - si pensa alle possibili cure.

Secondo la ricerca in questione «uno dei possibili effetti del Covid-19 sull’organismo è una trombosi polmonare. Per contrastare questa conseguenza si potrebbero utilizzare eparine (farmaci anticoagulanti) a basso peso molecolare».

Marongiu spiega che «è possibile che la presenza del virus evochi una risposta immune attraverso cellule come linfociti e monociti che localmente stimolati liberano grandi quantitativi di mediatori dell'infiammazione capaci di attivare la coagulazione del sangue».

Ultimo aggiornamento – 22 Aprile, 2020

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