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Il mito dell’abbronzatura: cosa c’è da sapere?

Tania Catalano | Biologa

Ultimo aggiornamento – 12 Luglio, 2017

abbronzatura solare: i pro e i contro per la salute

Sei una persona che ama essere sempre abbronzata? Se è così, non sei sola, la società è ossessionata dall’abbronzatura, perché la pelle ambrata è attraente e alla moda. Ma è anche segno di buona salute? Scopriamolo insieme.

Il sole fa bene o male alla pelle?

In realtà, l’esposizione al sole o alle abbronzature artificiali preoccupa e non poco. L’esposizione ai raggi UV, infatti, danneggia la pelle e aumenta il rischio di cancro della pelle. Il rischio è maggiore con le scottature. Secondo l’American Academy of Dermatology, una singola scottatura solare può contribuire a far raddoppiare il rischio di melanoma, la forma più pericolosa di cancro della pelle. Quindi, una pelle abbronzata più che sinonimo di pelle sana è sinonimo di pelle a rischio di cancro.

I raggi UV sono in grado di indurre mutazioni a livello del DNA cellulare. Le mutazioni possono determinare il tumore. Maggiore è l’esposizione al sole, maggiore è la possibilità di mutazioni.

Abbronzatura sì, ma consapevole!

Abbronzarsi in modo consapevole riduce i rischi dovuti all’abbronzatura. Ma cosa vuol dire abbronzarsi consapevolmente? Significa prendere il sole gradualmente nelle ore consentite, cioè fino alle 10.30 del mattino e nel pomeriggio dalle 17 in poi.

Questo non vuol dire che non va usata una protezione, i raggi UV sono comunque dannosi, quindi, se volete abbronzarvi piano piano, utilizzate una protezione leggera, sempre adeguata al vostro fototipo.

Prima di andare in spiaggia per la prima volta e scottarsi, un’abbronzatura in anticipo potrebbe aiutare a evitare la bruciatura, con il vantaggio di non arrivare al mare bianchi come una mozzarella.

Un’abbronzatura di base impedisce la scottatura?

Secondo gli esperti avere un’abbronzatura di base equivale a indossare una protezione solare moderata. Ciò significa che la pelle può essere esposta fino a quattro volte di più al sole prima di bruciare, rispetto a quando non si è preventivamente abbronzati.

Ad esempio, se normalmente vi scottate dopo 20 minuti di esposizione al sole, un abbronzatura di base prolungherebbe questo periodo di esposizione a 80 minuti prima di scottarvi.

Quali filtri solari sono consigliati?

L’utilizzo di una protezione solare è molto più efficace che affidarsi a un’abbronzatura di base per proteggersi dalle scottature. La maggior parte dei filtri solari consigliati hanno un fattore di protezione (SPF) di almeno 15-30. Per pelli molto chiare è consigliato un SPF anche di 50+. L’utilizzo del tipo di protezione va adattato al fototipo.

Qual è il ruolo della vitamina D?

Per anni ci sono state controversie per quanto riguarda i livelli sicuri di esposizione al sole. Alcuni studiosi suggeriscono che non dobbiamo limitare l’esposizione al sole perché il sole aiuta a incrementare i depositi di vitamina D convertendo la forma inattiva, della vitamina D, in forma attiva. La vitamina D è fondamentale per le ossa, per il sistema immunitario, per il buon umore e per altre reazioni biochimiche che avvengono nel corpo.

Tuttavia gli avvertimenti sui pericoli dell’abbronzatura e dell’esposizione al sole mettono in allarme, e allora, come bisogna comportarsi? Il sole va preso o no? Non bisogna mai essere drastici, ma dosare e ponderare ogni gesto che facciamo. Esporsi al sole non è vietato, piuttosto è sconsigliato farlo in maniera inconsapevole e sbagliata.

Mettersi al sole nelle ore consentite, con una adeguata protezione solare, evitando di scottarsi, è il modo migliore per evitare spiacevoli inconvenienti senza rovinarsi le vacanze e senza impedire il metabolismo della vitamina D, indispensabile per un adeguato utilizzo del calcio.

Ci sono casi in cui il sole è assolutamente sconsigliato?

In alcuni casi il sole è sconsigliato, anzi vietato.

  • Soggetti affetti o suscettibili a patologie autoimmuni (come il lupus eritematoso sistemico) non dovrebbero esporsi al sole, infatti l’esposizione prolungata ai raggi solari provoca la frammentazione dei nuclei delle cellule e la liberazione di antigeni nucleari (il più importante di tutti è il DNA) contro i quali si sviluppa l’anomala risposta immunitaria e, per i soggetti suscettibili, questi sono probabili fattori che possono portare alla risposta autoimmune.
  • Bambini.
  • Soggetti affetti da albinismo (anomalia genetica che consiste nella quasi completa assenza di pigmentazione cutanea).
  • Soggetti affetti da tumori della pelle.

Una malattia che impedisce l’esposizione al sole a chi ne è affetto è lo xeroderma pigmentoso, patologia genetica ereditaria, che causa un’anomala ed eccessiva sensibilità alla luce solare.

La mutazione di un gene che induce la produzione di una proteina indispensabile per la riparazione del DNA è alla base della malattia. I soggetti affetti da xeroderma pigmentoso hanno disturbi della pelle, degli occhi e del sistema nervoso. Sviluppano tumori sia della pelle sia di altri organi del corpo e, per questo motivo, sono costretti a vivere nelle ore notturne. Non esiste ancora una terapia per questa patologia, ma è disponibile un trattamento per il controllo della sintomatologia.

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Tania Catalano | Biologa
Scritto da Tania Catalano | Biologa

Sono laureata in Scienze Biologiche e sto per conseguire la laurea Magistrale in Biologia Sanitaria e Cellulare Molecolare. Nei lavori di stage presso diversi laboratori di analisi biochimico cliniche ho approfondito la diagnostica clinica e immunologica. Mi occupo di giornalismo medico scientifico e approfondisco spesso la relazione tra nutrizione e patologie cronico-degenerative.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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Tania Catalano | Biologa
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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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